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Sandri, dai nuovi cimiteri dell' Ucraina vogliamo credere che rinasca la pace

Il prefetto delle Chiese Orientali ha benedetto le icone dei due vescovi martiri Tit Liviu Chinezu e Ioan Sociu.

I due martiri in prigione e le icone  |  | Chiese Orientali I due martiri in prigione e le icone | | Chiese Orientali

Due immagini, due icone che raccontano due storie di martirio. Sono state presentate dal cardinale Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, nell’incontro promosso dalla Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino – Angelicum : “Due icone angeliche: Beati, Vescovi e martiri”La vita di fede dei Beati Tit Liviu Chinezu e Ioan Sociu. 

Due beati che sono stati studenti proprio all'Angelicum e che poi sono diventati Vescovi. 

Nella sua riflessione il cardinale ha posto una questione agli studenti di oggi che vogliono approfondire il Mistero di di Dio nello sguardo sull’uomo a partire dalla Rivelazione in Cristo: "come questo mistero di Dio entrerà nella mia vita, come io stesso che ora qui mi affatico sui libri e ascolto le lezioni sarò associato al mistero pasquale di Cristo, morto e Risorto? Nel caso dei due beati questo interrogativo ha trovato risposta nella via del martirio, venendo assimilati per opera dello Spirito Santo alla Passione salvifica del Signore". Sandri ha ricordato che il Beato Ioan Sociu volle celebrare la sua Prima Santa Messa a Roma nella cappella delle Suore della Croce a Monte Mario, in un luogo che fino a poco tempo prima aveva ospitato i cavalli di un ricco romano: egli a chi gli domandava ragione della scelta, rispose che anche il Signore aveva iniziato in una stalla".

Poi Sandri ha evocato il ricordo del Cimitero dei Poveri, a Sighet in Romania luogo delle fosse comuni in cui trovarono sepoltura i resti mortali dei due beati,  Tit Liviu Chinezu e Ioan Sociu  dopo la morte avvenuta nella vicina prigione politica, luogo di persecuzione e violenza: "Vi sono stato nel giugno di quest’anno, pochi minuti dopo aver visitato i rifugiati ucraini che attraversando il ponte a piedi erano giunti cercando riparo anche in Romania per sfuggire alla guerra nella loro amata Patria.  Il Campo della Libertà ha celebrato la vita donata di questi discepoli del Signore e pastori del gregge loro affidato: loro sono stati veramente liberi, benchè imprigionati, loro sono stati i viventi, benchè messi a morte, loro sono saliti agli onori degli altari, benchè confinati in celle buie e morsi dal gelo".

Un pensiero speciale proprio ai profughi ucraini: "il loro esodo era ed è forzato da un progetto egemonico che fraintende la libertà e l’autodeterminazione di un popolo con il disprezzo della dignità e dell’esistenza dell’altro, disseminando distruzioni di edifici, infrastrutture, centri di servizi e di energia, ma soprattutto aprendo uno, dieci, cento altri cimiteri dei poveri, con fosse comuni e corpi violentati prima di essere uccisi. Da questi nuovi cimiteri vogliamo credere, gridare, sperare, che i popoli dell’Europa possano ritrovarsi tutti in nuovo grande campo della libertà, ove fioriscano la giustizia, la pace, e questi fiori possano medicare le ferite dei corpi e dei cuori". 

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Infine il cardinale Sandri ha ricordato che "uno dei motivi per i quali i Vescovi furono incarcerati e uccisi era il loro non voler venire meno alla fedeltà alla comunione con il Successore dell’Apostolo Pietro, il Vescovo di Roma la nostra fede è la nostra vita! amavano ripetere" e "l’aver frequentato queste aule li ha fatti incontrare dei grandi maestri del pensiero cristiano, e li ha resi a loro volta maestri con le parole e con la vita". Sandri ha pregato perché "per l’intercessione della Madre di Dio e dei Beati Vescovi e martiri romeni, la grazia della sequela autentica, il dono di una contemplazione che ci fa vivere la vita di Dio in noi, la fedeltà al Santo Padre, il coraggio della Verità che ci ha conquistati e chiamati a libertà, la pace, urgente, per la nostra Europa e il mondo intero".