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Il cuore pulsante della vita della Chiesa. Corpus Domini

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Daniel Ibanez CNA |  | Daniel Ibanez CNA Daniel Ibanez CNA | | Daniel Ibanez CNA

Celebriamo oggi la solennità del Corpo e del Sangue del Signore. Questa festa pone al suo centro la Santissima Eucarestia, che possiamo definire il cuore pulsante della vita della Chiesa. In essa, infatti, è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, il quale, per amore e per insegnarci ad amare, ha voluto restare con noi nel Sacramento dell’Altare, fino alla fine dei tempi. Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13, 1). Con queste parole l'evangelista san Giovanni comincia a narrare gli avvenimenti della Passione di Cristo preceduti dall’Ultima Cena nel Cenacolo, durante la quale sul pane disse: «Questo è il mio corpo…e sul vino: questo è il mio sangue. L'Eucaristia che Gesù stringeva tra le sue mani è lo stesso suo Corpo che il giorno dopo è stato immolato sulla Croce, ed è lo stesso Corpo che si dona a noi durante la celebrazione della Santa Messa. Il Signore, infatti, servendosi della voce, delle mani e del cuore del sacerdote torna a rendersi presente vivo, vero e reale nei segni sacramentali del pane e del vino. Cristo Gesù, operando questo straordinario miracolo, diviene nostro contemporaneo e, come ha fatto duemila anni con i discepoli, si mette alla nostra ricerca, ci chiama a seguirlo, ci sollecita ad accoglierlo, ci invita a cambiare la nostra vita.

Il Signore, poi, ha voluto rimanere con noi per divenire nostro cibo, come ci viene ricordato nel brano di Vangelo di oggi. Un cibo che ha l’effetto di renderci “immortali”. Per questo motivo gli antichi Padri della Chiesa hanno chiamato l’Eucaristia “farmaco dell’immortalità”. Noi, infatti, mangiando di questo pane che contiene realmente, nella sua sostanza, il Corpo e il Sangue di Cristo, veniamo assimilati alla sua Umanità risorta e gloriosa. Partecipiamo in tal modo alla sua vittoria sulla morte e veniamo arricchiti della sua vita immortale.

Dopo avere ascoltato queste parole, qualcuno potrebbe obiettare: “Ma questo non accade tutte le domeniche?”. Per quale motivo, allora, in questa domenica siamo usciti dalla Chiesa anziché rimanere nel raccoglimento del luogo sacro? Per rispondere a questo interrogativo dobbiamo richiamare alla memoria un rito che si compie il giovedì santo durante la Messa nella Cena del Signore. Quella celebrazione si conclude con una processione che porta l’Eucarestia all’altare della deposizione. Essa è caratterizzata da un clima di grande tristezza e dolore perchè è preludio alla Passione di Cristo. La processione eucaristica del Giovedì santo, dunque, ci ricorda il passaggio del Signore dal Cenacolo alla solitudine dell’Orto degli Ulivi, dove verrà tradito da Giuda e arrestato dai capi del popolo ebraico.

Nel corso dei secoli, il Popolo di Dio ha maturato la consapevolezza che il dono dell’Eucarestia, pur celebrato nell’intimità dell’Ultima Cena con i dodici apostoli ,era in realtà destinato a tutti, al mondo intero. E così è nata la processione eucaristica al termine della Messa del Corpus Domini. Questa processione si svolge in un clima di gioia e di festa, ed è caratterizzata da una grande solennità esteriore. Nel portare il Cristo Sacramentato attraverso le strade e le piazze la Chiesa obbedisce al comando di Gesù di “proclamare sui tetti” ciò che Egli ci ha trasmesso nel segreto (cf. Mt 10,27). La processione eucaristica, dunque, diviene lo strumento per portare al mondo la più bella e consolante delle notizie:  l’umanità non è sola, non è abbandonata ad un tragico destino di morte, ma in essa e con essa è presente il Signore della storia. Dio è in mezzo a noi, cammina con noi, anzi ci guida, ci precede nel cammino della storia e ci conduce alla pienezza della vita. La sua presenza reale, seppur silenziosa, indifesa e mite è capace di muovere il mondo perché raggiunge le anime. E dove viene accolto, il Signore diviene fonte di forza, di grazia, di benedizione, di salvezza, di consolazione.

Il Signore viene per tutti! Per chi lo riconosce e lo adora, ma anche per gli altri che forse non lo conoscono o sono indifferenti o non lo conoscono bene. Insegna il Vangelo che Cristo, nel tempo della sua esistenza terrena “passò beneficando e guarendo tutti” (atti 10.38). Con la processione del Corpus Domini la Chiesa desidera che la Presenza del signore si diffonda sulla vita pubblica e la sua benedizione raggiunga tutti gli ambiti del vivere: le case, le vie, le piazze, le scuole, i luoghi del divertimento, le istituzioni pubbliche… dappertutto. Con questo gesto mettiamo sotto i suoi occhi tutta la nostra vita: in particolare le sofferenze degli ammalati, le inquietudini dei giovani, la solitudine degli anziani. In questa solennità rinnoviamo, quindi, la nostra fede in Gesù presente in mezzo a noi e vogliamo ringraziarlo per aver fatto della nostra anima il luogo privilegiato della sua dimora. Chiediamo alla Vergine Immacolata la grazia di poter sempre ricevere il Signore con quel candore e quella purezza di cui era pieno il suo Cuore quando il Verbo di Dio s’incarnò nel suo grembo verginale. E come Lei portiamolo in tutto il mondo.

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