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Leone XII, per il Giubileo c'è da rifare le strutture di Roma

Il lavoro per la città in attesa dei pellegrini

Piazza del Popolo oggi |  | Wikipedia Piazza del Popolo oggi | | Wikipedia

Una delle caratteristiche dei pontificati del periodo temporale era quello dell’impegno per le opere edilizie. Il papato di Leone XII non fa eccezione, e molte iniziative vengono prese in vista del Giubileo anche se poi di fatto i lavori si estendono per diversi anni. 

Uno dei lavori portati a termine da Leone XII è la sistemazione di Piazza del Popolo completata proprio alla vigilia del Giubileo del 1825.

Vengono realizzate le fontane al centro dei due emicicli, sormontate da gruppi scultorei: la dea Roma fra il Tevere e l’Aniene (verso il Pincio); Nettuno fra due tritoni e delfini (verso il Tevere), opere di Giovanni Ceccarini. Inoltre, rimossa dal centro della piazza la fontana cinquecentesca, si esegue il nuovo basamento dell’obelisco, formato da una gradinata a pianta quadrata, con statue di leoni agli angoli che gettano acqua in sottostanti vasche.

Come ricordano Carlo Benveduti e Maurizio Caperna nel loro contributo nel Quaderno del Consiglio regionale delle Marche dedicato al Giubileo di Leone XII, quello che non è immaginabile oggi è che proprio alle spalle di piazza del Popolo, oltre alle “beccherie” progettate da Valadier, si decide nel maggio 1824 di costruire il macello pubblico della città.  Iniziativa igienica necessaria a causa della diffusione in città dei mattatoi privati. 

Il progetto e la realizzazione vengono affidati a Giovanni Battista Martinetti, ispettore delle acque e strade che conclude i lavori nel 1826 con una piazza destinata al mercato, due locali per i macelli, stalle e una copiosa rete idrica.

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Nota dolente è quella del revisione del “Ghetto” ebraico. Viene si allargato, ma per evitare la diffusione delle botteghe in città.  “Esaminata la possibilità di realizzare un nuovo ghetto a Borgo Pio, se ne constatano ben presto tutte le difficoltà. Viene pertanto deciso un ampliamento del ghetto esistente, attraverso progetti redatti da Angelo Faraglia e da Giovanni Domenico Navone, approntati già nel gennaio 1824. Subito dopo si avviano i lavori a cura dell’impresario Pietro Fumaroli. Il vecchio recinto viene leggermente ampliato, incorporandovi via della Reginella, via di Sant’Ambrogio e parte di via della Pescheria, e portando da cinque a otto il numero dei portoni “.

Anche la caserma della Guardia svizzera viene ampliata: “Un nuovo edificio, progettato dall’architetto Raffaele Folo, viene eretto entro il 1827 lungo la via di San Pellerino di fronte alla vecchia caserma di Pio V; nell’occasione si provvede alla riapertura della porta Sancti Petri, per comodo della caserma. L’accesso, realizzato al tempo di Alessandro VI, era rimasto chiuso dal tempo della realizzazione del colonnato della piazza San Pietro”. 

Altro edificio importante per Roma è l’ Ospedale di Santa Maria della Pietà

Nel 1824 l’architetto Luigi Moneti progetta opere di ampliamento della struttura. Come pure il Teatro anatomico nell’ospedale di San Gallicano completato nel 1826

Attenzione anche alle carceri Carceri Nuove a via Giulia. Leone XII le visita il 27 agosto 1824,  e ordina “che sia ampliato l’edificio allo scopo di ottenere migliori ambienti destinati alle donne e ai ragazzi. L’intervento, progettato da Valadier, consiste in un nuovo corpo di fabbrica articolato su tre livelli. L’operazione si conclude entro la fine del 1825”.

E ovviamente c’è da sistemare il porto. Ne sarà pensato uno nel tratto antistante il palazzo Salviati a via della Lungara, e nel 1827 inizia la realizzazione di un nuovo porto fluviale. “Per la realizzazione dell’impresa si rende necessaria la demolizione dell’adiacente chiesa di San Leonardo. La struttura è contraddistinta da due gradinate in forma semiovale, la cui esecuzione si avvia immediatamente da parte dell’impresa di Pietro Fumaroli. A lavori iniziati, si aggiunge il progetto di realizzazione di due fabbricati laterali ad uso di magazzini, dogana e corpo di guardia. L’insieme dell’operazione, sostenuta dalla Camera Apostolica, viene a concludersi nel 1833”.

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Nel 1826 il Papa decide che all’interno della fabbrica dei vecchi granai di Termini, già destinata da Pio VII a Ospizio dei Mendicanti, nasca l’istituzione di un opificio destinato alla lavorazione delle stoffe, al fine di garantire un lavoro agli indigenti”.

Il Papa conclude i lavori dell’ Orto Botanico nei giardini del palazzo Salviati alla Lungara e nel novembre 1826 affronta la questione del crollo di uno dei tre arconi realizzati nel 1822 dal Valadier come rinforzo strutturale del tratto in corrispondenza della passeggiata del Pincio (al cosiddetto Muro Torto). Nel 1828 il Consiglio d’Arte esamina il progetto esecutivo presentato da Valadier per il restauro delle strutture. I lavori però inizieranno nel 1830.