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Letture, a 50 anni dalla morte di J.R.R. Tolkien

Studi Cattolici pubblica uno studio sulla saga che sa di Vangelo

La copertina della rivista Sudi Cattolici |  | Edizioni Ares La copertina della rivista Sudi Cattolici | | Edizioni Ares

L’avventura comincia appena fuori dall’uscio di casa. Lo sa bene Bilbo Beggins, illustre abitante della Contea degli hobbit, nella Terra di Mezzo. E sa anche che non serve opporsi, dichiarare di amare la vita tranquilla e le pacifiche contrade del proprio paese, lussureggiante e fecondo. No, non basta tenersi lontani dai guai perché sono loro che ti cercheranno e di troveranno. Diventato suo malgrado un eroe, trionfatore di draghi e di mostri di ogni genere, Bilbo, tornato nella Contea si trova, inaspettatamente e ardentemente, a desiderare di rivivere qualche nuova avventura. Ma le avventure non sono semplicemente eccitanti, straordinarie, ricche di emozioni. Costituiscono una sfida a se stessi, prima di tutto, una lotta incessante contro i propri limiti e paure, costringono a sacrificarsi per il bene di altri e per la salvezza della patria, se non del mondo intero. Come ben impareranno Frodo, parente di Bilbo, e la Compagnia dell’Anello.

Quando il romanzo “Lo Hobbit” e la successiva trilogia del Signore degli Anelli fanno la loro comparsa, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, si diffonde la convinzione che siano tornati a rivivere le grandi storie dell’epica e della mitologia, nel segno di una classicità adattata al Ventesimo secolo, con quel respiro profondo e quell’ampiezza di orizzonti che fanno capire per cosa vale la pena di vivere e di morire. Qualcosa di unico che si ripete ogni volta che si leggono questi capolavori. Vale dunque la pena di approfittare del periodo di riposto estivo per tuffarsi in questa lettura impegnativa, in termini di pagine, e di farsene totalmente coinvolgere. Oppure di ritrovarne la potenza e la magia, se già si conoscono.

  Ci sono anche motivi contingenti per farlo. Intanto il 2 settembre prossimo ricorrerà il cinquantesimo anniversario della morte di J.R.R. Tolkien (1892-1973) e il mensile Studi cattolici (edito dalla Ares) dedica a questa importante ricorrenza uno speciale Quaderno Tolkien, curato da Marina Lenti, che in particolare ha ricostruito con precisione  le intricate vicende legate alla nuova traduzione firmata da Ottavio Fatica  e a cui hanno collaborato studiosi e appassionati come Paolo Gulisano e Giuseppe Cozzolino, che si sono occupati, rispettivamente, della vita di Tolkien e della trasposizione cinematografica del Signore degli Anelli fortemente voluta e realizzata da Peter Jackson. Trasposizione, va sottolineato, rimasta insuperata e diventata a sua volta un vero classico.

La vita di Tolkien merita un discorso più approfondito e nel quaderno di Studi Cattolici c’è proprio una interessante nota biografica che fa conoscere l’essenziale,  ossia la nascita in Sudafrica, l’infanzia e l’adolescenza in Inghilterra tra mille difficoltà, a cominciare dalla perdita prima del padre e qualche anno più tardi della madre. Figura fondamentale, quella della mamma, che si era convertita in età adulta al cattolicesimo, sulle orme del cardinale John Henry Newman. La fede sarà la preziosa eredità lasciata ai due figli.  Ed è la fede l’autentica  chiave interpretativa delle opere dello scrittore, anche se nell’universo creato dallo scrittore non vi sono riferimenti espliciti al cristianesimo; il viaggio di Frodo - come Tolkien scrive in risposta ad una recensione scritta da W.H.Auden - è una missione «per liberare l'umanità da una malefica tirannia», aggiungendo che «nel Signore degli Anelli il conflitto fondamentale non riguarda la libertà, che tuttavia è compresa. Riguarda Dio, e il diritto che Lui solo ha di ricevere onori divini»,  quindi per chiarire che «il mio non è un mondo immaginario, ma un momento storico immaginario su una Terra-di-Mezzo che è la terra dove noi viviamo». Le interpretazioni in salsa politically correct o di altri astrusi schemi ideologico-culturali.

Il Signore degli Anelli, com’è noto,  è un racconto romanzesco diviso in tre parti, La Compagnia dell'Anello, Le due torri e Il ritorno del Re, pubblicati tra il 1954 e il 1955, che riprendono i temi e i personaggi già presenti nel romanzo Lo Hobbit, uscito nel 1937. Il successo arriva lentamente, ma alla fine sarà travolgente, determinando a sua volta il grande interesse per  il genere fantasy, che non accenna a diminuire, attraverso  libri, giochi,  e pellicole ispirate direttamente o meno all'epica creata da Tolkien, nel frattempo diventato uno stimato e amato professore di Oxford.

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Il desiderio di conoscenza, il dono di se’, l’amore per le leggende e le fiabe, per le lingue, moderne o antiche, che rivivono di nuova vita,  per l’inventiva umana più genuina e vibrante, sono gli elementi forse più evidente, capaci di trasparire, come trame fitte e portanti, dai romanzi e dai racconti di Tolkien, al di là della incessante capacità di generare storie e personaggi. Interessante, però, è anche conoscere i rapporti dello studioso e scrittore con il suo tempo, la sua eredità che si può ritrovare in mille modalità diverse, le complicazioni legate alle pubblicazioni e, per esempio in Italia, alle traduzioni dei capolavori tolkeniani, con tanto di polemiche e scontri anche duri. Nella sostanza, questo quaderno speciale rappresenta una nuova occasione per cominciare o rinnovare una conoscenza, di più un’amicizia, con qualcuno che si può trasformare in un vero compagno di viaggio nella vita quotidiana, capace di farci comprendere che la più meravigliosa delle avventure è la nostra vita, vissuta nella luce del Vangelo.

 

Studi Cattolici, luglio-agosto 2023, euro 7,50