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Papa Francesco, in una intervista la sua “offensiva per la pace”

Conversazione con la rivista spagnola Vida Nueva per i 65 anni della rivista. La missione di Zuppi. L’idea di avere un rappresentante permanente. La tappa a Pechino. Il Nicaragua

Papa Francesco, Vida Nueva | Papa Francesco con i redattori di Vida Nueva | Vida Nueva Digital Papa Francesco, Vida Nueva | Papa Francesco con i redattori di Vida Nueva | Vida Nueva Digital

La “offensiva di pace” di Papa Francesco per l’Ucraina si dettaglia nella missione del Cardinale Matteo Zuppi, che è stato a Kyiv, Mosca, Washington e sarà presto a Pechino, ma anche nell’idea di un rappresentante permanente che possa essere un punto di contatto tra russi e ucraina per il ritorno a casa dei bambini ucraini, tema principale della missione del Cardinale Zuppi. Papa Francesco lo rivela in una conversazione con la rivista spagnola Vida Nueva, un serrato botta e risposta con i redattori pubblicato oggi in un numero che celebra i 65 anni della rivista.

E sì, nell’intervista c’è anche altro: dal fatto che il Papa si senta “una vittima dello Spirito Santo”, perché tutto era pronto per la sua pensione a Buenos Aires – dove tra l’altro il Papa non è mai tornato -  alla condanna della rigidità dei giovani preti. Ma la notizia si trova nelle ultime righe, dove si parla anche velocemente di Nicaragua, e dove il Papa ammette di aver chiesto al presidente brasiliano Lula una mediazione per la liberazione del vescovo Álvarez, condannato in Nicaragua e in prigione da mesi. Il Papa riferisce anche di un lavoro in corso per un viaggio in Kosovo e conferma l’intenzione di andare in Argentina il prossimo anno, e annuncia un incontro per la pace ad Abu Dhabi alla vigilia del Summit ONU sul Clima di Dubai.

Raccontando il Conclave di dieci anni fa che lo elesse Papa, Francesco dice di aver avuto diversi segnali, come la visita del Cardinale di La Habana, a Cuba, che voleva le note di quello che aveva detto alle congrgazioni generali, in cui aveva tenuto il famoso discorso in cui si parlava della Chiesa in uscita. E il cardinale Ortega disse “Ho un ricordo del Papa”, mentre il Cardinale Errazuriz gli chiese: “Hai già preparato il discorso che terrai sul balcone”?

Ma Papa Francesco racconta di aver ignorato tutti questi segni, anche quando degli elettori europei gli chiesero di conoscere di più dell’America Latina, e “non mi venne in mente che mi stavano facendo un esame”. E poi, il dialogo con il Cardinale Ravasi, che li rallentò al punto che quasi rimanevano fuori dalla Sistina per le votazioni; e l’orami celebre attenzione del Cardinale Hummes, che gli chiese di non dimenticarsi dei poveri”.

Papa Francesco parla anche del Sinodo, che fu “un sogno di Paolo VI”, ricorda del tempo in cui fu segretario del Sinodo del 2001 – il cardinale Egan, arcivescovo di New York, rimase in città per stare vicino alla popolazione dopo l’11 settembre – e mette in luce che “si purificavano le cose”.

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La sua idea è piuttosto quella di parlare di tutto ciò che viene dai gruppi, e in effetti – racconta – al Sinodo speciale per la regione panamazzonica si parlò ei viri probati (uomini di provata fede cui può essere concesso di celebrare una liturgia della parola), ma “anche di tante altre cose importanti, come il lavoro dei catechisti, i diaconi permanenti, i seminari regionali e le implicazioni dei sacerdoti nei territori”. E così, la questione dei viri probati si fermò lì.

Insomma, dice Papa Francesco, nel Sinodo “il protagonista è lo Spirito Santo” e chi “non crede in lui e non prega durante il Sinodo non può andare da nssuna parte”:

Papa Francesco fa anche l’esempio del Sinodo della famiglia, perché “da fuori si era imposto come tema la comunione ai divorziati”, ma il risultato va molto al di là”.

Papa Francesco sottolinea anche di non ritenere maturo il tempo per un Concilio Vaticano III, e “men che meno era necessario in questo momento, perché non si è ancora messo in marcia il Vaticano II”, anzi “fu molto rischio metterlo a compimento”.

Papa Francesco si dice preoccupato dalla “rigidità dei sacerdoti giovani”, certo “rigidità di buone persone che desiderano servire il Signore”, ma che “reagiscono così perché hanno paura di fronte al tempo di insicurezza che stiamo vivendo, e questa paura non ci lascia andare”.

Questi sacerdoti “vanno aiutati”, il Papa stesso è dovuto intervenire personalmente in alcune situazioni perché “dietro questo tradizionalismo, abbiamo scoperto problemi morali e vizi gravi, doppie vite”.

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A Papa Francesco non piace la rigidità perché “è un cattivo sintomo di vita interiore”, e per questo chiede ai vescovi di “avere attenzione di questa deriva”, sottolineando che c’è bisogno di “seminaristi normali, con i loro problemi, che giochino a calcio, che non vadano nelle strade a dogmatizzare”.

Manca, secondo Papa Francesco, una generazione di mezzo di sacerdoti, che avrebbe “l’esperienza e la pazienza” di accompagnare questi giovani rigidi, perché “c’è gente che vive attaccata a un manuale di teologia, incapaci di mettersi nei problemi e fare in modo che la teologia vada avanti”.

Per Papa Francesco, la teologia stanca è “la prima che si corrompe”, e ricorda che padre Arrupe gli raccontò che, quando il Papa dovette intervenire sulle analisi della Teologia della Liberazione, “si trovarono di fronte ad una teologia che si stava stancando che e era privata della ricchezza di quella che era una Teologia della Liberazione più seria, creata da Gustavo Gutierrez”.

Nell’intervista si parla anche di situazioni più locali, come il rapporto sui seminari spagnoli, ricorda ancora una volta che “i seminari non possono essere cucine ideologiche. Esistono per formare pastori, e non ideologhi. Il problema dei seminari è serio”.

Secondo il Papa i vescovi spagnoli “sono buoni pastori”. Ribadisce, però, che non andrà “in Spagna e in nessun grande Paese europeo finché non ho finito quelli piccoli”, e annuncia che si sta lavorando ad un viaggio in Kosovo, e che è in programma anche un viaggio in Argentina per il prossimo anno, e che “si vedrà se si potrà fare, una volta che passa l’anno elettorale”.

Quindi, la missione di pace del Cardinale Zuppi, che ha portato sviluppi positivi riguardo il ritorno dei bambini ucraini nel paese. “Stiamo facendo – dice il Papa – tutto ciò che è nelle nostre mani per fare in modo che ogni famigliare che reclama il ritorno dei figli possa ottenerlo”.

E per questo, Papa Francesco vuole “designare un rappresentante permanente che serva da ponte tra le autorità russe e ucraine”, e questo “è un gran passo”.

Papa Francesco sottolinea anche che le chiavi per risolvere il conflitto sono secondo lui a Washington e Pechino e per questo Zuppi è stato negli Usa e sarà a Pechino, e questa è quella che lui definisce “offensiva di pace”. Inoltre, il Papa annuncia che è in progetto un “incontro per la pace” dei capi religiosi ad Abu Dhabi alla vigilia del Summit sul Clima delle Nazioni Unite a Dubai, coordinata dal Cardinale Pietro Parolin, in un “territorio neutrale che inviti all’incontro di tutti”.  Mentre sul Nicaragua “stiamo cercando di negoziare”.