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Papa Francesco ai sacerdoti di Roma: "No a mondanità spirituale e clericalismo"

Il Pontefice scrive una lettera ai sacerdoti della Diocesi di Roma: dobbiamo farci servi del Popolo di Dio e non padroni

Papa Francesco - Daniel Ibanez CNA |  | Papa Francesco - Daniel Ibanez CNA Papa Francesco - Daniel Ibanez CNA | | Papa Francesco - Daniel Ibanez CNA

Papa Francesco tramite una lettera firmata a Lisbona il 5 agosto, Dedicazione della Basilica Lateranense, ha voluto rivolgere alcune considerazioni ai sacerdoti della Diocesi di Roma.

Francesco ringrazia i presbiteri di Roma per il loro servizio che “non si misura sui successi pastorali”, ribadendo di sentirsi in cammino con i sacerdoti della Diocesi.

La Chiesa di Roma – auspica il Papa - sia per tutti esempio di compassione e di speranza, con i suoi pastori sempre, proprio sempre, pronti e disponibili a elargire il perdono di Dio, come canali di misericordia che dissetano le aridità dell’uomo d’oggi”.

Il Pontefice mette poi in guardia dalla mondanità spirituale che “ci porta a essere mestieranti dello spirito”, una “tentazione gentile e per questo ancora più insidiosa”. Alla mondanità spirituale si lega il “clericalismo. Quando, magari senza accorgercene, diamo a vedere alla gente di essere superiori, privilegiati, e quindi separati dal resto del Popolo santo di Dio”.

Francesco invita a non concentrarsi sul proprio io: “questo accade nella vita di chi scivola nel clericalismo: perde lo spirito della lode perché ha smarrito il senso della grazia, lo stupore per la gratuità con cui Dio lo ama.  Solo quando viviamo in questa gratuità, possiamo vivere il ministero e le relazioni pastorali nello spirito del servizio”.

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Bisogna abbracciare lo “spirito sacerdotale: farci servi del Popolo di Dio e non padroni, lavare i piedi ai fratelli e non schiacciarli sotto i nostri piedi. Il clericalismo può riguardare tutti, anche i laici e gli operatori pastorali: si può assumere uno spirito clericale nel portare avanti i ministeri e i carismi, vivendo la propria chiamata in modo elitario, chiudendosi nel proprio gruppo ed erigendo muri verso l’esterno, sviluppando legami possessivi nei confronti dei ruoli nella comunità, coltivando atteggiamenti boriosi e arroganti verso gli altri. E i sintomi sono proprio la perdita dello spirito della lode e della gratuità gioiosa, mentre il diavolo s’insinua alimentando la lamentela, la negatività e l’insoddisfazione cronica per ciò che non va, l’ironia che diventa cinismo. Ma così ci si fa assorbire dal clima di critica e di rabbia che si respira in giro, anziché essere coloro che, con semplicità e mitezza evangeliche, con gentilezza e rispetto, aiutano i fratelli e le sorelle a uscire dalle sabbie mobili dell’insofferenza”.

Papa Francesco invita i sacerdoti a non scoraggiarsi. “Rimbocchiamoci le maniche e pieghiamo le ginocchia: preghiamo lo Spirito gli uni per gli altri per non essere funzionari del sacro, ma appassionati annunciatori del Vangelo, non chierici di Stato, ma pastori del popolo. Abbiamo bisogno di conversione personale e pastorale”.