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I lavori del Sinodo dei vescovi e la comunicazione

Il Bollettino del sinodo, uno strumento di cui si sente la mancanza

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Uno degli avvenimenti più importanti nella vita della Santa Sede e della Chiesa cattolica è il Sinodo dei Vescovi. Negli interventi dei vescovi nelle varie assemblee si trovano moltissimi temi che riguardano la vita della Chiesa. Per questo uno strumento di ricerca importantissimo è stato il Bollettino del Sinodo dei vescovi. Frutto di un lavoro specializzato di una equipe di poco più di trenta persone, una macchina perfetta.

Dal 2013 Papa Francesco ha deciso di cambiare metodo comunicativo ritenendo che i lavori sinodali debbano essere del tutto riservati.

Niente più Bollettino del Sinodo quindi, ma solo normali bollettini quotidiani della Sala Stampa.

Fino al sinodo del 2012 i giornalisti avevano i "relatori" nelle diverse lingue. Sacerdoti e laici che seguivano i lavori e poi presentavano i temi del dibattito ai vari gruppi linguistici.

Oggi ci sono conferenze stampa quotidiane tenute da alcuni dei partecipanti al Sinodo che non parlano però dello svolgimento dei lavori, ma  di alcuni aspetti del tema del Sinodo.

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A riassumere il dibattito in aula c'è il responsabile della comunicazione vaticana. Propone una sua sintesi senza riferire nessun nome.

La volontà di Papa Francesco di tenere riservati i lavori sinodali non è sempre rispettata. Oggi, complici i social network, ci sono sempre più spesso fughe di notizie dannose per la vita della Chiesa.

Il Bollettino del Sinodo, il cui archivio è ancora presente sul sito del Vaticano, era una parte del lavoro della Sala Stampa della Santa Sede che, per il periodo dello svolgimento della Assemblea, offriva questo servizio speciale. L’ufficio che lo editava era in contatto diretto con la Segreteria Generale del Sinodo. Dalla Segreteria arrivavano i testi e le sintesi degli interventi che i Padri sinodali preparavano per l’Assemblea. I formati erano i più diversi, nonostante il tentativo di renderli omogenei, e le lingue ovviamente erano le cinque lingue ufficiali del sinodo: italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo. E qui cominciava il lavoro dei traduttori. Con un sofisticato sistema di editor, ognuno riceveva il testo su cui lavorare.

Si traduceva dalle diverse lingue alla propria lingua madre. Con un sistema di codici, sigle e colori ognuno sapeva esattamente il suo compito e poteva seguire il percorso di ogni testo per arrivare alla pubblicazione ufficiale sul Bollettino. Così una sigla faceva capire chi è l’autore del testo, qual è la lingua originale, quante versioni ne erano state fatte e perfino a che ora la traduzione era stata completata. C'era una sigla per capire chi lo aveva tradotto e chi lo aveva controllato così da poter risalire ad eventuali errori. Si controllavano le citazioni bibliche e dei documenti del Magistero, e tutto ogni volta per le cinque lingue.

Esisteva poi la edizione plurilingue che pubblicava i testi così come erano stati presentati. Ogni edizione ha un colore, per rendere facile il lavoro anche dei giornalisti. Un controllo dopo l’altro, un passo dopo l’altro le parole dei Padri sinodali diventano testi per i giornalisti ma anche per tutti coloro che vogliono seguire i lavori sinodali. Il Bollettino infatti veniva anche pubblicato on line in tempo reale sul sito della Santa Sede.

Tutti i testi del sinodo venivano pubblicati nel Bollettino che alla fine era raccolto in un unico volume che veniva inviato ai dicasteri vaticani e alle università. Il Bollettino del Sinodo diventava così fonte principale di documentazione. 

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