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La regola di San Francesco compie 800 anni

Fra Giulio Cesareo la racconta la "sfida" dell' "essere in regola" secondo lo slogan del Cortile dei Gentili

Fra Giulio Cesareo |  | Sacro Convento Fra Giulio Cesareo | | Sacro Convento

Ad Assisi dal 14 al 16 settembre si celebra ancora una volta il "Cortile dei Gentili". 30 appuntamenti con incontri, spettacoli, esperienze guidate e attività per i più piccoli nel consueto appuntamento del ‘Cortile dei bambini’, conclusa dalla compagnia delle ‘Donne del Muro Alto’ (composta da ex detenute del carcere di Rebibbia di Roma) con la rappresentazione teatrale di ‘Medea in sartoria’ nella piazza Inferiore di san Francesco alle ore 21.00 di sabato 16 settembre.

I temi di quest’edizione sono stati illustrati da fra Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio Comunicazione del Sacro Convento di San Francesco. L’evento culturale si inserisce nel cammino del grande centenario francescano articolato in cinque anniversari su quattro anni (2023-2026), come ci racconta fra Giulio Cesareo: “Il primo di questi anniversari (l’ottavo centenario dell’approvazione della ‘Regola’ di san Francesco, custodita nell’omonima basilica, da parte di papa Onorio III) ha offerto l’ispirazione per il tema di questa edizione del Cortile di Francesco: le regole per la vita bella e buona a cui tutti aneliamo a livello individuale e comunitario. Al contempo, questa sarà l’occasione per riflettere insieme agli ospiti di questa edizione dell’evento, e vivere un’esperienza di arricchimento reciproco a partire dai vari significati che questo tema può assumere dal punto di vista politico e scientifico, religioso e filosofico, psicologico e sociale”.

Quale è l’importanza delle regole?

“Parlare di regole oggi è davvero una sfida, perché esse possono essere percepite o possono porsi come ostacolo alla libertà personale; di per sé, esse dovrebbero essere, al contrario, la misura di ciò che ci fa bene. In questo senso le regole possono essere intese come una condizione dello sviluppo autentico della socialità dal punto di vista del bene comune, della pace e della solidarietà, una sorta di ‘letto del fiume della libertà individuale’, che le permette di raggiungere i suoi obiettivi, senza che la persona si ritrovi schiava di desideri e progetti autodistruttivi”.

Cosa significa ‘Essere in regola’?

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“Questa espressione in italiano corrente sta a indicare la situazione di chi ha adempiuto ai suoi doveri o a delle condizioni richieste: proprio per questo non può essere sanzionato. Infatti, se io sono in regola con il pagamento delle bollette, sono tranquillo perché non mi possono staccare l’acqua. Nel contesto del nostro Cortile di Francesco 2023 abbiamo fatto ricorso a questa espressione, però, per forzarla un po’: concepiamo l’  ‘essere in regola’ come sinonimo di ‘lasciarsi regolare’ o meglio nel senso di ‘scoprire che la vita è regolata e che viceversa quando è sregolata si ammala’. Da questo punto di vista ‘essere in regola’ è un modo in fondo per riflettere sulla nostra libertà, sulla nostra responsabilità che sono alla base della felicità, sia a livello singolare che comunitario”. 

Per quale motivo san Francesco diede una regola?

“In realtà la regola nasce nella mente di Francesco non per regolamentare/organizzare (forse perfino imbrigliare) la vita sua e dei frati. Al contrario egli decide di scrivere la regola (che era in qualche modo il manifesto, la visione della vita sua e dei suoi fratelli alla sequela di Gesù) per chiedere al papa se il loro stile di vita fosse di fatto conforme al Vangelo stesso. E, sappiamo, solo la Chiesa (nonostante errori e povertà) è in grado di riconoscere ciò che appartiene a Cristo e al suo Vangelo. Quindi Francesco va dal papa non per dirgli: ‘Ci approvi questo stile di vita, che è quello che abbiamo scelto io e i miei fratelli?’ Piuttosto va dal papa con la regola per chiedergli: Questa è la vita che conduciamo: ti sembra che sia conforme al Vangelo? O ci siamo sbagliati?“

A cosa servono le regole?

“Io paragonerei le regole a delle ringhiere di un grande e bel terrazzo, che proteggono lo spazio del terrazzo vero e proprio dal pericolo di cadere nel vuoto. Se ci sono le ringhiere, sul terrazzo si può ballare, si può correre, si può stare spensierati… se non ci sono le ringhiere, il terrazzo è pericoloso e non si vive sereni e liberi, ma paradossalmente si è vittima della paura di cadere. Così le regole che l’umanità si è data nel corso della sua storia - regole diverse a seconda dei contesti culturali, storici, religiosi, sociali - sono sempre migliorabili (come ogni ringhiera), ma sono nate essenzialmente come un sostegno alla nostra libertà, per non cadere nel rischio dell’autoaffermazione egoista, che fa sempre male, a sé e agli altri. Come tutte le cose, anche le regole possono e devono talora  essere riviste, corrette… ma ciò non toglie che senza ringhiere, in terrazzo non si sta bene!”

Esiste un nesso tra regola e fraternità?

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“La fraternità è uno stile di vita in cui il centro non sono le esigenze individuali, ma la scoperta che il vero bene dell’io è la relazione con l’altro. E questo chiede a chiunque si sente chiamato ad assumere la fraternità come propria dimensione esistenziale una vigilanza continua, perché i ‘rigurgiti’ del nostro egoismo individuale sono sempre in agguato: in questo senso la regola di Francesco (che è, secondo le parole stesse del Santo, ‘midollo del Vangelo’) è una roadmap che mostra costantemente il cammino della fraternità  e permette così di smascherare le tentazioni di intraprendere sentieri che conducono all’esagerata affermazione di sé e in definitiva all’isolamento. Da questo punto di vista la regola è un sostegno (come accennavo prima) alla vita di fraternità che scegliamo nel cuore ma che va riscelta ogni giorno, proprio quando con fiducia in sé e negli altri preferiamo lottare per il ‘noi’, piuttosto che scadere in un battere i pugni sul tavolo per affermare il nostro ‘io’”.

La regola è ostacolo alla libertà personale?

“Di per sé la regola è un sostegno alla libertà personale, così come le regole del calcio ci permettono di giocare, divertirci e competere in maniera onesta e rispettosa. In maniera analoga la regola di vita è garanzia di equità e giustizia nelle relazioni. Altresì, la regola può diventare certamente un ostacolo ala libertà personale, se le persone che sono coinvolte nella relazione rinunciano a con creatività e rispetto e ‘si accontentano’ dello status quo. Quando le persone non sognano più di crescere comunitariamente, trasformano la regola/le regole in un idolo che, anziché essere una ringhiera per proteggere la nostra autonomia, assume la forma della grata di un carcere… La regola dunque è utile, indispensabile, ma non è tutto: prima e sopra di essa ci sono sempre le persone, con le loro relazioni fatte di amore, creatività e rispetto”.

Dopo 800 anni quale è l’attualità della Regola di san Francesco?

“La sua attualità, sopratutto per i credenti, è proprio il fatto che essa sia una sintesi esistenziale del Vangelo. Ed il Vangelo non è un codice etico o procedurale, ma la bella notizia di Dio amico degli uomini, che opera incessantemente affinché l'umanità viva come una sola famiglia, nella solidarietà. E questo è inseparabile da un impegno concreto per la giustizia e le pari opportunità per tutti, soprattutto per chi è ai margini ed a vario titolo ‘non ce la fa’. A partire dalla bella notizia del Vangelo siamo chiamati a elaborare il nostro cammino e a fare le nostre scelte (individuali e comunitarie) affinché il nostro mondo sia sempre più la nostra ‘Casa comune’ (come dice papa Francesco), la casa della fraternità e della giustizia per tutti”.