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Papa Francesco riceverà l’ottava edizione del Martirologio tedesco

Diviso in quattro categorie, è diffuso dal 2000, continuamente aggiornato. Il martirologio tedesco è uno strumento per comprendere i martiri del nazismo

Martirologio tedesco | La copertina del martirologio che sarà consegnato a Papa Francesco al termine dell'udienza del 20 settembre 2023 | https://www.deutsches-martyrologium.de/martyrer/ Martirologio tedesco | La copertina del martirologio che sarà consegnato a Papa Francesco al termine dell'udienza del 20 settembre 2023 | https://www.deutsches-martyrologium.de/martyrer/

Al termine dell’udienza generale del 20 settembre, Papa Francesco riceverà l’ottava edizione del Martirologio Tedesco del XX secolo. Pubblicato dalla Conferenza Episcopale Tedesca, è stato arricchito con altre ottanta fotografie di vita. Quattro le categorie dei martiri: Nazionalsocialismo; Comunismo, Martirio della Purezza e aree di missione. Le foto vengono per la maggior parte dalle terre di missione, con testimonianze raccolte da oltre 175 impiegati in tutte le diocesi della Germania.

È una opera monumentale, in due volumi, che nasce ispirati dalla esortazione apostolica Tertio Millennio Adveniente di Giovanni Paolo II. In quell’esortazione, che preparava al grande Giubileo del 2000, il Papa polacco ricordava che “alla fine del secondo millennio, la Chiesa è tornata ad essere la Chiesa dei martiri. Nel nostro secolo, i martiri sono tornati, spesso sconosciuti, per così dire “soldati ignoti” della grande causa di Dio”.

Giovanni Paolo II raccomandava anche che “le loro testimonianze” non andassero disperse, chiedendo uno sforzo della Chiese locali “per non perdere la memoria di coloro che hanno subito il martirio, creando la documentazione necessaria”.

Erano parole ispirate dalla vita concreta. Giovanni Paolo II visse sotto le due grandi ideologie totalitarie. Da giovane si nascose dalle SS per evitare la deportazione, preparando la sua ordinazione sacerdotale in un seminario segreto nella Polonia occupata dai tedeschi. Quindi, visse sotto il regime comunista polacco, sfidandolo in particolare quando fu nominato arcivescovo di Cracovia, vivendo nel clima di persecuzione.

Dopo l’esortazione di Giovanni Paolo II, il Cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, ebbe l’iniziativa di cominciare una grande opera di raccolta delle testimonianze del martirio. L’incarico fu affidato al prelato Helmut Moll, con formazione storica che aveva lavorato nella Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma ed era stato coinvolto anche nella Congregazione delle Cause dei Santi.

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Il prelato Moll organizzò il lavoro, contattò diocesi e comunità religiose, prese posizioni di contatto, ha coordinato più di 170 specialisti. Data la quantità del materiale raccolto, fu subito chiaro che sarebbero serviti due volumi.

La prima edizione del martirologio fu presentata il 18 novembre 1999 a Giovanni Paolo II dal prelato Moll e dal Cardinale Karl Lehman, allora presidente della Conferenza Episcopale. Pubblicato in tempo per il Giubileo del 2000, il martirologio riscosse grande successo e le copie andarono presto esaurite, nonostante il prezzo non proprio popolare. Già nel 2000 si redasse una seconda edizione, mentre la terza edizione fu pubblicata nel 2001, la quarta nel 2006, la quinta nel 2010, la sesta nel 2015 e la settima nel 2019. Al momento, ci sono quasi 1000 immagini di donne e uomini martiri durante le persecuzioni per la loro fede.

Le attuali ed estese monografie e biografie si concentrano sui testimoni della fede dai tempi del nazionalsocialismo. Diversi dei profili presentati nel martirologio hanno visto aperto il procesos id beatificazione e canonizzazione, come il missionario di Mariannhill P. Engelmar Unzeitig, il pastore Antonius Joseph Marxen e del pastore Alfons Tracki.

Il prelato Moll aveva anche relazionato, nel 2017, al Ratzinger Schuelerkreis sul tema del martirio. Moll era infatti stato suo allievo in due diverse università, e aveva collaborato con lui alla Congregazione della Dottrina della Fede.

Quali sono i criteri per definire se una persona è martire?

Il primo criterio è la morte violenta. Ad esempio, chi viene ucciso in una camera a gas, strangolato, fucilato, ma anche la morte passiva, vale a dire chi viene lasciato morire di fame e di sete. Il secondo criterio è quello di avere dato una testimonianza cristiana, e un esempio lo abbiamo in Germania, con i cattolici che non hanno mai votato né sostenuto pubblicamente Hitler e per quello sono stati perseguitati. Il terzo criterio è quello di essere disponibili ad essere uccisi per la fede: se quanti hanno dato testimonianza poi fanno un passo indietro nel momento della prova, non possono essere considerati martiri.

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Poi c’è il criterio del dono della vita, che ha definito la santità di quanti – ad esempio – dedicavano la propria vita agli ammalati, o dei sacerdoti che vanno nelle linee di guerra a dare cibo e bibite ai soldati, o ancora di quanti dedicano la loro vita alla missione, fino a perdervela, come è successo a padre Damian de Veuster, il missionario belga nell’isola hawaiana di Molokai. Non si tratta di martiri in senso stretto, ma hanno una specialità.

Lo stesso Moll spiegò ad ACI Stampa che molti cercano di allargare la criteriologia per un martirio, “per esempio, i teologi della Liberazione sostengono che quando qualcuno in America Latina ha sofferto e dato la propria vita nella battaglia della liberazione è considerato martire, o che se una suora che fa assistenza ad un bambino e viene contagiata dalla sua malattia, allora è martire”.

C’è un ecumenismo del sangue, ma è difficile che Chiesa cattolica e Protestante convergano sul tema del martirio. C’è un martirologio delle Chiesa protestante, ma ci sono criteri diversi. I Protestanti non riconosco il martirio della purezza, come quello di Santa Agnese e di Santa Cecilia, e ammettono anche dei suicidi, che però non sono ammessi dalla Chiesa Cattolica.