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Eutanasia in Francia: l'allarme del Papa, il disegno di legge sul tavolo di Macron

I vescovi avevano chiesto, più che un aiuto attivo a morire, un aiuto attivo a vivere. Il progetto di legge è stato definito durante l’estate. Doveva essere presentato il 21 settembre. È slittato per il viaggio del Papa

Palazzo del'Eliseo | Il Palazzo dell'Eliseo, sede della presidenza di Francia | Wikimedia Commons Palazzo del'Eliseo | Il Palazzo dell'Eliseo, sede della presidenza di Francia | Wikimedia Commons

È arrivato sul tavolo del presidente Emmanuel Macron il disegno di legge sul fine vita francese, redatto dopo che la Convenzione Cittadina aveva detto sì alla morte assistita e all’eutanasia in caso di determinate condizioni. Ma niente si è saputo ancora dei contenuti della legge, i giornali francesi sono pieni di decryptages e di analisi, ma la questione sembra ancora da dibattere. Di certo, Papa Francesco si è espresso con forza, durante il volo di ritorno da Marsiglia: “Con la vita non si gioca”.

E no, non aveva parlato della legge con il presidente Macron durante il loro bilaterale a Marsiglia (dove il presidente francese era arrivato comunque in ritardo), e l’assenza di questo tema nel dibattito era dovuto anche al fatto che la presentazione del disegno di legge era stata furbescamente rinviata dal 21 settembre, alla vigilia dell’arrivo del Papa, al 25 settembre.

Il 25 settembre, però, niente è trapelato del testo, quello che, nelle parole del presidente francese Macron dovrebbe essere “il modello francese del fine vita”. Eppure la legge ha destato pareri contrastanti anche fuori dall’ambiente cattolico, Le Figaro parla dello scandalo provocato in 800 mila professionisti della sanità da un testo che mescola sviluppo delle cure palliative e suicidio assistito.

Dopo le parole del Papa, molto dure, in aereo, la riforma che avrebbe provocato “vertigini etiche” (sempre le parole di Macron) è ora saldamente nelle mani dell’Eliseo. Si trovano un testo in cui il diritto all’assistenza attiva alla morte sarebbe riservato a pazienti adulti affetti da una malattia incurabile, con una prognosi di vita a medio termine. E non si sa ancora se il presidente sceglierà l’eutanasia o il suicidio assistito, o se il progetto di legge presenterà entrambi.

Possibile che sia la seconda ipotesi, considerando che il 2 aprile la Convezione dei Cittadini si è espressa lo scorso 2 aprile per la legalizzazione di entrambi. La Convenzione era composta da 185 francesi, di età compresa tra 18 e 87 anni, estratti a sorte, ed è arrivata alla conclusione dopo tre mesi di riunione. Sì, dunque alla legalizzazione, ma con delle riserve sull’eutanasia dei bambini o delle persone incapaci di esprimere la propria volontà, mentre c’è stato consenso a sviluppare maggiormente le risorse per le cure palliative.

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Da qui la confusione, e anche l’apertura. Tredici organizzazioni professionali e società scientifiche hanno chiesto lo sviluppo di cure palliative piuttosto che la promozione dell’eutanasia, mentre il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Medici, già l’1 aprile, alla vigilia delle conclusioni della Convenzione, si è dichiarato sfavorevole alla partecipazione dei medici all’eutanasia.

A fine marzo, i vescovi francesi, riuniti in plenaria, hanno diramato una dichiarazione in cui sottolineavano di essere “sensibili alla sofferenza e alle ansie dei pazienti”, hanno notato la vicinanza di molti fedeli cattolici a fianco di chi soffre nelle cappellanie ospedaliere e nelle case di riposo, e si sono detti colpiti dalla dedizione e la competenza degli operatori sanitari.

Quindi, hanno usato quello spiraglio delle cure palliative, che hanno avuto una sviluppo “ancora insufficiente ma significativo”, mettendo in luce che “una vera dinamica palliativa, fatta di attenzione a ciascuna persona nella sua unità e a chi le sta accanto, contribuisce in modo significativo all’umanità della nostra società”.

Con parole forti, i vescovi avevano affermato che “la nostra epoca è segnata da un misto di negazione della morte e fascinazione per la morte”, augurandosi che “il dibattito in corso sul fine vita costituisca un'occasione positiva per progressi significativi nel sostegno e nella cura, in particolare della dipendenza da vecchiaia nel nostro Paese. Molti progetti legislativi in ​​questo settore purtroppo non hanno ancora mantenuto le promesse. Il dibattito sul ‘suicidio assistito’ solleva anche la questione generale del nostro impegno collettivo nella prevenzione del suicidio”.

Le parole dei vescovi, unite a quelle del Papa, avranno effetto sull’Eliseo? Per ora, non si sa. Ma è certo che i vescovi saranno chiamati a portare avanti una battaglia per la vita nei prossimi mesi di discussione.