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Francia, è “cultura della morte”. Verso una legge sul fine vita

Dopo l’inserimento della libertà di abortire nella costituzione, il presidente Macron anticipa alcuni dettagli del disegno di legge sul fine vita. La reazione dei vescovi

De Moulins-Beaufort | l'arcivescovo de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese | Vatican Media De Moulins-Beaufort | l'arcivescovo de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese | Vatican Media

Il piano inclinato della cultura della morte in Francia non ha fine. Dopo aver inserito nella Costituzione francese la libertà a poter abortire, il presidente Emmanuel Macron va a passi decisi verso una legge su quella che lui chiama “morte assistita”, ma che in realtà si configura come una vera e propria eutanasia, nonostante lui si nasconda dietro i termini. La definisce, in una intervista concessa ai quotidiani La Croix e Liberation, come una “via francese”. Ma i vescovi di Francia preparano la loro reazione.

Il dibattito sulla legge del fine vita, che aveva coinvolto la Consulta della Bioetica, aveva visto i vescovi di Francia in prima linea, con dichiarazioni sulla dignità della vita e richieste di tenere in considerazione il diritto alla vita, prima che il diritto alla morte. L’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese, ha sottolineato in una dichiarazione ripresa dal sito dei vescovi che “il nostro Paese dovrebbe essere, a partire dalla legge Claeys-Léonetti, un Paese all'avanguardia nelle cure palliative. Tuttavia, nella sua intervista a La Croix, il Presidente della Repubblica presenta un testo già pronto su ciò che lui chiama ‘morte assistita’, ma, sulle cure palliative, promesse vaghe con cifre del tutto approssimative. Questo è l'equilibrio esattamente opposto a quello che mi ha descritto la signora Vautrin”.

Il presidente dei vescovi aveva infatti fatto degli incontri preliminari per definire quello che sarebbe stato il disegno di legge, modellato anche sulle proposte degli Stati Generali della bioetica. Il presidente dei vescovi francesi sottolinea che “ciò che viene annunciato non conduce il nostro Paese verso una maggiore vita, ma verso la morte come soluzione alla vita. L’ho detto come tanti e lo ripeto: i francesi non vedrebbero allo stesso modo la fine della vita se le cure palliative fossero una realtà per tutti e ovunque, come prevedeva la legge del 1999”.

Invece, denuncia de Moulins-Beaufort, “negli ultimi tempi non solo non è stato fatto nulla per fornire cure palliative dove non ce ne sono, ma le risorse di diversi servizi esistenti sono state ulteriormente ridotte. Questa è la verità”.

L’arcivescovo ha anche ricordato i suoi incontri con il presidente Macron, ha sottolineato che il presidente francese “ha annunciato da tempo che non vuole mettere fretta agli animi sulle questioni sociali”, e che ha anche ricevuto “molte persone, compresi leader di culto”, ma che ha gestito la cosa con una certa dose di furbizia.

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Il presidente – ha argomentato de Moulins-Beaufort, “riesce a riprendere e ad appropriare del testo annunciato il nostro grande punto di insistenza che è la fraternità”. Ma, denuncia, “chiamare legge di fraternità un testo che apre sia al suicidio assistito che all’eutanasia è un inganno. Una legge del genere, qualunque cosa vogliamo, inclinerà il nostro intero sistema sanitario verso la morte come soluzione”.

Il numero uno dei vescovi di Francia denuncia anche la “retorica” di Macron, che nell’intervista rilasciata a La Croix e Liberation parla di assistenza a morire, rifiutando di parlare di eutanasia o di suicidio assistito. “In realtà – afferma de Moulins-Beaufort - il testo apre la strada ad entrambe le possibilità contemporaneamente. Noi vescovi chiediamo che la società aiuti a vivere e a vivere fino alla fine, fino alla morte. Ciò che ti aiuta a morire in modo pienamente umano non è un prodotto letale, è affetto, considerazione, attenzione”.

I vescovi francesi riuniti nella plenaria della Conferenza Episcopale lo scorso 19 marzo hanno inviato una dichiarazione in cui esprimono "la nostra grande preoccupazione e le nostre profonde riserve riguardo al disegno di legge annunciato sul fine vita (…). È un imperativo di umanità e di fraternità alleviare la sofferenza e offrire a tutti la migliore fine vita possibile, anziché interromperla con un gesto letale”.

I vescovi riaffermano il loro “attaccamento alla via francese di rifiutare la morte indotta e di dare priorità alle cure palliative”, secondo le raccomandazioni del Consiglio consultivo nazionale di etica.

La Conferenza episcopale invita anche i cattolici francesi a impegnarsi con le persone con disabilità, gli anziani o le persone in fin di vita. “La richiesta di suicidio assistito o di eutanasia è spesso espressione di un sentimento di solitudine e di abbandono al quale non possiamo e non dobbiamo risolvere” spiegano i vescovi.

Nel giorno di San Giuseppe, patrono della “buona morte” perché morì tra le braccia di Maria e di Gesù secondo la tradizione, i vescovi francesi sperano di influenzare le discussioni parlamentari che si apriranno in commissione il mese prossimo. Ma i francesi sostengono il testo all'81%, secondo un sondaggio realizzato dall'istituto Ifop-Fiducial per Sud Radio dopo gli annunci del presidente francese.

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Quella sulla legge del fine vita in Francia si preannuncia essere così una grande battaglia. Macron ha parlato di “condizioni rigorose” per un “modello francese sul fine vita”, che ha configurato come “un aiuto alla morte”, precisando che questa legge riguarderà solo gli adulti a condizione che siano “capaci di discernimento pieno e completo”, e affetti da una “patologia incurabile”, con una “prognosi vitale impegnata a breve o lungo termine”, e hanno sofferenze che “non possono essere alleviate”.

Il disegno di legge prevede che il paziente deve fare richiesta per l’aiuto a morire, ricevendo entro quindici giorni il parere collegiale dell’equipe medica, e in caso di parere favorevole gli verrà rilasciata la ricetta, valida tre mesi, per un prodotto letale che potrà assorbire da solo. Oppure, quando non è in grado di farlo, con l'assistenza di un membro della professione medica o di un volontario da lui designato.

Macron ha detto che non si tratta né di un nuovo diritto né di una libertà, ma di una possibilità, e ha rifiutato usare i termini “eutanasia” o “suicidio assistito”. Di fatto, però, la legge alla fine consenta effettivamente il suicidio assistito e una eccezione per l’eutanasia.

Il disegno di legge, comunque, prevederebbe anche un rafforzamento delle cure palliative, e si preannuncia di lunga analisi parlamentare: la prima lettura sarà all’Assemblea nazionale a maggio, prima delle elezioni europee di giugno, e i risultati non arriveranno probabilmente prima del 2025.