La festa di San Francesco per i fedeli italiani è l'occasione più bella per un pellegrinaggio. Magari qualche giorno in anticipo come hanno fatto duecento pellegrini della Valle d'Aosta che si sono recati al Santuario della Spogliazione. 

Il vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, è stato accompagnato dal vicario generale, da alcuni sacerdoti e da circa duecento pellegrini della diocesi valdostana, al Santuario della Spogliazione, luogo in cui Francesco non solo ha rinunciato a tutto per conformarsi a Cristo, ma dove il Poverello passò almeno due mesi prima di andare a morire alla Porziuncola. Un momento particolarmente significativo, in occasione del transito di San Francesco, per la regione che quest’anno offre l’olio per la lampada che arde sulla tomba del Santo assisano, la Valle d’Aosta.

A dare il benvenuto e accogliere la nutrita delegazione valdostana, il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino che ha fatto rivivere ai presenti, attraverso la lettura delle fonti francescane che ne parlano, i tre momenti salienti di Francesco. “Pochi sanno che quando Francesco ebbe la sua conversione il vescovo fu il suo consigliere; Francesco veniva qui e dialogava con il vescovo Guido. Oggi è importante che abbiamo cominciato da qui: alla fine della sua vita, prima di scendere alla Porziuncola a morire, Francesco stette qui circa due mesi. Questo è un luogo importante della sua vita – ha detto monsignor Sorrentino - ; qui in questo luogo Francesco si è preparato a morire e ora noi attraversiamo questa porta in cui lui, venti anni prima, era entrato decidendo di far morire l’uomo del peccato”. Una sosta anche davanti alla tomba di Carlo Acutis.

Al termine della visita monsignor Lovignana ha ringraziato per “questo momento che abbiamo vissuto e che ci restituisce Francesco nella sua dimensione ecclesiale, nella sua ricerca di Dio. Francesco ha saputo fare riferimento alla figura di chi poteva aiutarlo, alla figura del vescovo. Il vescovo è il pastore della Chiesa locale, siamo noi a fare la Chiesa, ma nessuno deve pensare alla sua relazione con Dio come a qualcosa di personale ma a qualcosa di inserito nella Chiesa”.