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Il diario del Sinodo, differenze culturali ma non conflitto ideologico

Domani pomeriggio sarà letta l'intera relazione di sintesi e a seguire avrà luogo il voto elettronico segreto, senza possibilità di astenersi

La conferenza stampa -  Daniel Ibanez CNA |  | La conferenza stampa -  Daniel Ibanez CNA La conferenza stampa - Daniel Ibanez CNA | | La conferenza stampa - Daniel Ibanez CNA

L’ultimo briefing di questa prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è stata l’occasione per fare il punto in vista della pubblicazione della relazione di sintesi che sarà votata domani pomeriggio dall’assemblea sinodale.

“Domani pomeriggio – ha spiegato Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione - sarà letta l'intera relazione di sintesi e a seguire avrà luogo il voto elettronico che permetterà di esprimersi su ogni singolo paragrafo del testo. Il voto è segreto, non è consentita l'astensione: i singoli paragrafi si ritengono approvati con la maggioranza di 2/3 dei membri presenti”.

In Sala Stampa si sono presentati i due assistenti spirituali del Sinodo, Madre Maria Ignazia Angelini e Padre Timothy Radcliffe, che hanno raccontato la loro esperienza.

La mia presenza – ha osservato la religiosa – “mi si adattava profondamente nel senso che ho potuto partecipare in ascolto, in preghiera.  Questo Sinodo mi è sembrato un evento molto significativo, quasi  rivoluzionario di cambiamento di passo nella vita della Chiesa nel senso della inclusività, delle presenze ma anche del raggio di apertura degli ascolti e della capacità di ascolto nelle differenze, nella capacità di guardare alla realtà: siamo in un momento della storia di una complessità e indecifrabilità terribile che chiede alla fede una visione a partire dalla prospettiva più alta, quella della presenza di Dio che si fa carne. Ci siamo trovati qui per pregare insieme e per ascoltarci, per aprire visioni di futuro e per me è stato profondamente innovativo. L'importante è poi vedere come da questo si va avanti e che non sia semplicemente un'esperienza simpatica, bella, gradevole ma autoreferenziale”.

“La sinodalità – ha raccontato P. Radcliffe - fa parte del mio modo di essere, io sono dominicano e noi siamo stati fondati 800 anni fa quindi abbiamo avuto una forma di governo sinodale cioè prendiamo le decisioni insieme. Questo è il mio quarto sinodo ed è davvero diverso da tutti gli altri ai quali ho preso parte. Allora  non c'era un vero e proprio dialogo, la maggior parte delle persone preparavano i discorsi anche prima di arrivare al sinodo. Questo è ancora veramente un sinodo dei vescovi perchè rivela molto più chiaramente cosa significa essere vescovo: mostra i vescovi non come individui solitari, ma come individui che sono immersi nella conversazione con il loro popolo. Ci saranno sicuramente degli ostacoli, ci saranno errori e questo va bene perché noi siamo in cammino e penso che questo processo di apprendimento, apprendere ad ascoltarci reciprocamente, ad essere insieme sia di straordinaria importanza oggi perchè viviamo in un mondo pieno di violenza. L’obiettivo del Sinodo non è creare divisioni o scismi, bisogna dire che è un evento di preghiera e di fede. Non credo ci sia stato conflitto ideologico,  penso che le differenze culturali siano emerse più di frequente ed è parte della bellezza del cattolicesimo. Il Sinodo non è stato chiacchierare ma aprirsi alla vita e alle esperienze di persone che sono diverse, che appartengono a generazioni diverse, che vengono da luoghi diversi e questo è qualcosa di trasformativo”.

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Infine l’esperienza di Fratel Alois, della Comunità di Taizè. “Anch'io ho partecipato altri sinodi prima e posso dire che abbiamo veramente fatto un'enorme passo avanti con questo sinodo, si è avvertita la gioia di stare insieme nella semplicità ed io spero veramente che questo modo di essere chiesa possa diffondersi in tanti luoghi del mondo, perché in tanti luoghi del mondo è stato preparato questo sinodo: non è un sinodo che è caduto dal cielo. Come chiesa noi possiamo veramente andare controcorrente. Ho trovato molto coraggioso da parte del Papa e della segreteria del sinodo dare questo spazio d'ascolto, dare innanzitutto uno spazio per l'ascolto è una cosa che va controcorrente perché nel mondo di oggi si vogliono subito avere i risultati invece questo è un metodo completamente diverso - fragile certamente - ma è profondamente evangelico”.