Il ritiro dei partecipanti al Sinodo è cominciato con due meditazioni del teologo domenicano Timothy Radcliffe, i Vespri, una Messa. Il tutto per portare i partecipanti al Sinodo al mettersi in ascolto dello Spirito Santo, secondo quel metodo dell’ascolto dello Spirito e del discernimento che dovrebbe essere cruciale nello svolgersi dei lavori.
Quello che si mette in chiaro sin da subito, e con termini netti, è che non siamo di fronte ad un documento del magistero, né siamo di fronte al report di una indagine sociologica. Siamo piuttosto di fronte a un momento di ascolto, qualcosa che porta le periferie al centro, tanto che le Chiese locali sono “punto di riferimento privilegiato”, che però non significa che questa Chiesa locale “può vivere al di fuori delle relazioni che la uniscono a tutte le altre, incluse quelle, del tutto speciali, con la Chiesa di Roma”.
Papa Francesco lo ha detto chiaro: il Sinodo non deve essere più un evento, ma un processo. E, pe questo, nel processo del Sinodo c’è anche il momento delle tappe continentali, assemblee di tutto il popolo di Dio (da vescovi a laici) che mettano in luce quali sono le sfide delle loro Chiese e cerchino di costruire una mentalità sinodale.
Il documento diffuso alla fine dell’incontro si chiama "Considerazioni finali", ed è stato presentato come "conclusioni" del documento finale. Si tratta alla fine sono più che altro di una fotografia, un riassunto di quelli che sono stati i temi principali della Tappa Continentale Europea che si è conclusa ieri a Praga. È un cammino che prosegue, con un documento finale dell’incontro che è stato sottoposto e approvato all’assemblea, ma non diffuso, perché ancora da editare, migliorare ridefinire.
Il Sinodo non ha nessuna agenda, e non la hanno nemmeno le Assemblee Sinodali Continentali che si terranno nei prossimi giorni e che porteranno delle conclusioni da restituire alle Chiese particolari, prima che la Segreteria Generale del Sinodo le riassuma nell’Instrumentum Laboris del Sinodo 2023-2024 sulla sinodalità. I cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale del Sinodo e relatore generale del Sinodo 2023 – 2024, prendono carta e penna e scrivono ai vescovi di tutto il mondo, per spiegare le loro responsabilità in questo sinodo che “da evento a processo”.
Si terrà a Praga, dal 5 al 12 febbraio 2023, la tappa continentale del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. È una tappa che si tiene in un momento particolare, mentre la Chiesa vive la tragedia della guerra in Ucraina, ma che si tiene anche nell’anno in cui si celebra il ventesimo anniversario dell’esortazione postsinodale di San Giovanni Paolo II “Ecclesia in Europa”, in cui si sottolineava che Cristo è la speranza del’Europa.
Si è concluso questa mattina l’incontro dei Presidenti e Coordinatori delle Assemblee Continentali convenuti a Roma nei giorni 28-29 novembre per preparare insieme le Assemblee Continentali, che costituiscono il momento culminante della seconda tappa del processo sinodale 2021-2024. L’incontro si è svolto presso gli uffici della Segreteria Generale del Sinodo. A comunicare l'incontro e le informazioni è una nota della stessa Segreteria.
Non è un Istrumentum laboris dice il cardinale gesuita Hollerich, ma di fatto ha la stessa modalità di "produzione" la vera differenza è che si tratta di un distillato di quello che alcuni nelle parrocchie e nei movimenti hanno detto e offerto come riflessione alle Conferenze episcopali.
Di fronte alla preoccupazione riguardo ai rapporti della prima fase del Sinodo sulla sinodalità, il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ci tiene a sottolineare che le conferenze episcopali non sono “la tomba della profezia”, ma che piuttosto sono il luogo dove i vescovi saranno chiamati a discernere le proposte arrivate dalla grande consultazione sinodale. Nessun annacquamento delle proposte, nessuna normalizzazione, ma piuttosto un ascolto che porta però un necessario discernimento.
Dopo il terremoto del Synodaler Weg tedesco, che ha messo in allarme persino un riformatore come il Cardinale Walter Kasper, arriva la tempesta della Chiesa di Francia. Nel documento di proposte dei gruppi di lavoro per il cammino sinodale voluto da Papa Francesco, ci sono proposte che puntano ad una rivoluzione nella Chiesa, dal matrimonio dei sacerdoti alla possibilità data alle donne di predicare a messa e anche di essere ordinate diaconi e preti, e persino sul governo della Chiesa.
Secondo un comunicato della Conferenza Episcopale Italiana, il secondo incontro dei referentti diocesani per il Sinodo dei vescovi è stato caratterizzato da "un clima positivo e propositivo".
Le riforme nella Chiesa cattolica richiedono "una base stabile", e ha avvertito che se verranno approvate diaconesse e viri probati, l'ordinazione sacerdotale di uomini sposati maturi, " il pericolo di scisma sarebbe grande”.
Quali sono i principi irrinunciabili per svolgere bene il Sinodo?
“Non abbiate paura di farci sapere le vostre paure”. Di fronte alle incertezze di un cammino sinodale che non si sa dove porterà, il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, chiede a tutti di mettere in campo incertezze, perplessità, timori. Con la certezza che il Sinodo è “casa paterna e materna”. Perché “è il Padre, per mezzo dello spirito, che ci sta convocando per seguire Gesù”. E materna perché “la Chiesa è madre che stende le braccia per offrire a tutti la sua tenerezza”. La Chiesa “è così una famiglia”. E. nel messaggio finale dell’assise di stamattina, che dà l’inizio ai lavori, il Cardinale Grech ammonisce: “il Sinodo non è un processo democratico”. E lancia due provocazioni: fare a meno del voto sinodale, per evitare di creare una maggioranza e una opposizione; e consegnare il documento del Sinodo prima alle Chiese locali e poi al Papa.
Il Sinodo dei vescovi 2023 comincerà il suo percorso i 9-10 ottobre 2021 in Vaticano. Sarà una aperura solenne che vedrà la presenza del Santo Padre. La settimana dopo, il 17 ottobre 2021, saranno le Chiese particolari a celebrare l’apertura. Comincerà così un percorso sinodale di tre anni, che include la composizione di ben due instrumentum laboris e che culminerà nel Sinodo sulla Sinodalità, il cui relatore generale sarà il Cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo.