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Il Cavaliere Massimiliano Kolbe, il santo devoto dell’Immacolata

La vita di San Massimiliano Kolbe in un film, “Il Cavaliere”, che ne mette in luce gli aspetti più straordinari della vita. Al di là del martirio

San Massimiliano Kolbe | La presentazione del documentario su San Massimiliano Kolbe presso la chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma | PLinHolySee San Massimiliano Kolbe | La presentazione del documentario su San Massimiliano Kolbe presso la chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma | PLinHolySee

C’era una cittadella in Polonia, il più grande monastero europeo, che si chiamava Niepokalanów, città dell’Immacolata. Quando nel 1939 la Polonia viene invasa della Germania, quel convento si viene a trovare in territorio tedesco. E comincia per il suo fondatore, Padre Massimiliano Kolbe, una sorta di Calvario. Viene arrestato una, due volte, viene portato in un campo ad Auschwitz e lì, nel 1941, offrì volontariamente la vita per un altro prigioniero

Di San Massimiliano Kolbe si ricorda il dono della vita, lo straordinario gesto che santificò Auschwitz, le ultime parole dette al boia che gli stava iniettando il veleno: “Solo l’amore crea”. Ma la verità è che la vita di San Massimiliano Kolbe è stata tutta eroica, votata alla santità, caratterizzata da una voglia di apostolato che lo fece fondatore di riviste e radio amatore. Soprattutto, Padre Kolbe era devotissimo all’Immacolata, tanto che fondò un gruppo, i Cavalieri dell’Immacolata. Ed è proprio intitolato “Il Cavaliere” il film documentario sulla vita di Massimiliano Kolbe.

Distribuito da EWTN grazie alla partnership con EWTN Polska, il documentario è il secondo prodotto dalla Fondazione Opoka nell’ambito del progetto “L’energia polacca cambia il mondo”, dopo quello dedicato alla vita del Beato Cardinale Stefan Wyszynski.

Il Cavaliere” non indulge sul martirio di San Massimiliano Kolbe, pur raccontandolo, ma vuole piuttosto dare una visione di insieme della straordinaria vita del frate polacco che, sin da piccolo, decise di voler essere santo. “Il Cavaliere” mostra immagini di repertorio, in cui padre Kolbe è sempre mostrato sorridente, ricorda il suo lavoro di apostolato che portò alla fondazione della radio, del giornale e della tipografia Rycerz Niepokalanej, “Cavaliere dell’immacolata”. La stessa rivista fu poi stampata in Giappone, dove andò missionario e fondò il monastero “Il Giardino dell’Immacolata” a Nagasaki, tra i pochi edifici della città rimasti intatti a seguito dello scoppio della bomba atomica il 9 agosto 1945.

In 57 minuti, si scopre la vicenda umana di un francescano brillante, interessato alla fisica e alla matematica, che brevettò persino una macchina fotografica che potesse andare sulla luna. Il nome Massimiliano non era il suo nome di battesimo, ma gli fu dato quando entrò nell’ordine francescano. Il documentario sottolinea che il significato de “Il più grande” non poteva che essere più azzeccato.

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Quello che in pochi sanno è che la beatificazione di padre Kolbe non avvenne per martirio, ma secondo la regolare procedura delle virtù eroiche. Questo anche perché padre Kolbe aveva spontaneamente donato la vita, un caso che oggi rientrerebbe nella nuova definizione “dono della vita” da poco coniata. Il 10 ottobre 1982, Giovanni Paolo II volle canonizzare padre Kolbe per martirio. La procedura però non fece altro che testimoniare che il martirio non fu un caso, nella vita di padre Kolbe, ma che tutta la sua vita era santa.

E così, il documentario permette di avere finalmente uno spaccato della vita di padre Kolbe che ne coglie tutte le sfaccettature, guardando alla grande avventura della vita di un francescano che, in fondo, voleva solo essere santo.