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La profezia della "Russia cristiana" di Padre Romano Scalfi a 100 anni dalla nascita

Un colloquio con don Paolo Polesana collaboratore di Russia Cristiana

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“L'idea di farmi prete mi venne chiara e distinta a circa quattro anni. Nessuno, né prima né dopo, mi incoraggiò a incamminarmi su questa via, ma non venne mai meno, neppure nei momenti di maggior difficoltà, la coscienza di essere chiamato al sacerdozio; neppure quando a dodici anni mi innamorai di una ragazzina, neppure quando in terza ginnasio il rettore mi chiamò per dirmi che non era assolutamente adatto a diventar prete per la mia insubordinatezza. Dopo il mio contributo all’insipienza adolescenziale, in seminario ho tra scorso anni belli, gustosi, in buona compagnia”.

Parto da questo scritto autobiografico per tratteggiare con don Paolo Polesana, dottore in fisica e collaboratore dell’associazione ‘Russia Cristiana’,il ritratto del fondatore dell’associazione ‘Russia Cristiana’, padre Romano Scalfi, a 100 anni dalla nascita: “P. Romano Scalfi è nato a Tione di Trento il 12 ottobre 1923; è stato protojerej mitrato (arciprete), e canonico della cattedrale di Trento. Dopo l’ordinazione sacerdotale a Trento nel 1948, ha studiato a Roma al Pontificio Istituto Orientale dal 1951 al 1956, ricevendo un’ampia e approfondita formazione sulla Russia e sull’Est Europa. Nel 1954 si è laureato in sociologia presso la Pontificia Università Gregoriana.

Nel 1957 ha fondato a Milano il Centro Studi Russia Cristiana, cui ha associato la rivista Russia Cristiana, con l’intento di far conoscere la tradizione letteraria, artistica e religiosa della Russia e di dar voce al samizdat (autoeditoria clandestina) facendosi portavoce della difesa dei diritti religiosi ed umani. Negli anni ’80 la rivista, diretta da padre Scalfi, ha preso il nome di ‘L’altra Europa’, dal 1991 ‘La Nuova Europa’ ed è stata pubblicata anche in lingua russa e spagnola.

Nel maggio 2000 padre Scalfi ha curato il libro ‘I Testimoni dell’Agnello. Martiri per la fede in URSS’, un importante martirologio ecumenico, frutto di un lavoro di vari anni di ricerca, in cui ha ordinato una massa di nomi e biografie di martiri del XX secolo (provenienti dagli archivi segreti sovietici). P. Scalfi ha curato personalmente un testo di storia della Chiesa cattolica in russo, per ragazzi. Il 13 marzo 2008 è stato insignito del premio ‘Una vita, un’opera’, conferitogli dalla ‘Compagnia delle opere di Bergamo’. E’ morto a Seriate nel 2016”.

Perché si ‘innamorò’ della liturgia bizantina?

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“Tutto ebbe inizio nel 1946, quando, ancora da seminarista, Romano Scalfi assistette a una Divina Liturgia in rito bizantino celebrata presso il seminario di Trento dai gesuiti del Pontificio Collegio Russicum. La profonda bellezza della tradizione liturgica bizantina lo convinse a dedicare tutta la propria vita alla ‘missione russa’, a prodigarsi in favore della libertà di coscienza in Unione Sovietica, aprendo al contempo l’Italia alla conoscenza del vasto patrimonio spirituale e culturale della Russia e dell’Europa orientale. Padre Romano frequentò il ‘Russicum’ dal 1951 al 1956. I primi sacerdoti inviati in missione in Unione Sovietica erano stati tutti arrestati, sicché padre Scalfi si trovò costretto ad attendere altri momenti per partire. Al ‘Russicum’ padre Scalfi imparò a mettersi in ascolto attento delle notizie che arrivavano da oltre cortina, informandosi direttamente sulla stampa sovietica delle campagne di ateismo e di persecuzione dei cristiani”.

Perché diede vita a ‘Russia cristiana’?

“A partire da incontri con uomini e donne innamorati della spiritualità cristiana d’Oriente e vivamente coinvolti nel cammino verso l’unità fra i cristiani, padre Romano inaugurò nel 1957 il Centro Studi Russia Cristiana, che nei decenni ha dato vita a innumerevoli iniziative: la rivista ‘Russia Cristiana ieri e oggi’, che prosegue ancora oggi nel portale ‘lanuovaeuropa.org’, la scuola iconografica ‘La Scuola di Seriate’, prima in Italia a diffondere la spiritualità e la tecnica dell’arte iconografica, l’ufficio ‘Itinerari’, che propone attraverso esperienze di viaggio una conoscenza diretta della storia, dell’arte e delle comunità cristiane in Russia, nell’Est Europa, in Medio Oriente e in Asia. Nel 1993 il desiderio di realizzare una presenza stabile in Russia si realizza con la fondazione a Mosca del centro culturale ‘Biblioteca dello Spirito’, spazio di libero incontro fra cattolici e ortodossi che promuove la cultura del dialogo e offre una proposta educativa cristiana che sia il più possibile di ampio respiro”.

In quale modo riuscì a stabilire ‘contatti’ con la Chiesa del ‘silenzio’?

“Padre Scalfi riuscì a visitare di persona l’Unione Sovietica in poche occasioni, ma il suo ‘orecchio teso’ a tutte le voci che arrivavano da oltre cortina gli permise nei primi anni ’60 di scoprire il vasto fenomeno del samizdat, l’autoeditoria clandestina in cui confluiva tutto quanto non poteva essere editato per via della censura. ‘Mentre si pensava di dover innanzitutto aiutare la Russia in un momento difficile’, ha detto padre Scalfi, ‘abbiamo compreso che la Russia aveva molto da insegnarci’: attraverso questi canali conobbe persone straordinarie per umanità e per fede: Krasnov-Levitin, Nijolė Sadūnaitė e padre Aleksandr Men’ per citarne solo alcuni”.

Su cosa si basava l’ecumenismo di padre Scalfi?

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“Il variegato panorama di iniziative che padre Romano ha sviluppato è scaturito dall’impegno per l’unità di tutti coloro che vi si sono coinvolti: ‘Russia Cristiana, ha detto padre Scalfi, vuole essere innanzitutto un centro ecumenico’, una comunità in cui si possa realizzare e diffondere una ‘esperienza di ecumenismo’, cioè dell’unità personale e comunitaria con Dio come cammino verso l’unione piena e visibile di tutti i credenti in Cristo. E’ Cristo il vero fondamento di ogni buona iniziativa: ‘Non abbiamo mai voluto mettere la Russia prima di Cristo’, specificava padre Romano, ‘e nemmeno l’ecumenismo prima di Cristo, ma in nome di Cristo cercare di fare amicizia e di richiamarci personalmente a un’intimità con Lui, per poi diffondere questa esperienza nella comunità e con la Russia’”.

Per quale motivo Scalfi vedeva nel patriottismo russo un pericolo?

“Il criterio della centralità di Cristo è stato il metro con cui egli ha vagliato le proprie iniziative e gli avvenimenti che vedeva accadere. Per questo diffidava di quei tentativi di rilancio della fede a partire da altri principi, come la difesa della patria o dei valori cristiani, che, pur validissimi, non possono essere confusi con il fondamento. E’ questo sguardo lucido che gli ha permesso di guardare con disincanto alla Russia e dunque di amarla realmente, senza idealizzazioni o illusioni. E’ il compito che ha ci ha lasciato nel suo testamento: Affido me stesso e tutti alla protezione della Madre di Dio, alla cui intercessione e protezione devo la mia vocazione sacerdotale, e chiedo agli amici di Russia Cristiana di amare la Russia nonostante tutto”.