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Letture, il diavolo ha ancora l'arte di rovinare matrimoni?

Un libro che alla scuola di C.S.Lewis spiega come salvare la vita delle famiglie

La copertina del libro |  | Mimep- Docete La copertina del libro | | Mimep- Docete

Ce lo hanno spiegato in molti modi, soprattutto il grandissimo C.S.Lewis nel suo capolavoro Lettere di Berlicche. Il matrimonio è nel mirino del diavolo, da sempre, ma in particolare in questo periodo, e del resto la famiglia è sotto attacco da molti punti di vista e da tanti fronti. Si capisce: sgretolando le relazioni familiari – per quanto difficili, carenti, spesso dolorose – si disgrega anche la tenuta della società intera, le persone sono sempre più sradicate e “fluide”, così come vorrebbe una cultura che si sta diffondendo a vista d’occhio.

Ecco che quindi assume un significato ancora più profondo quello che Cecilia Galatolo ha fatto scrivendo un romanzo dal titolo “L’arte di rovinare  matrimoni”, che mette in scena il confronto serrato tra due diavoli specializzati nell’attaccare i punti deboli della famiglia per creare delle crisi e possibilmente distruggerla. Si capisce che l’autrice ha ripreso il modello delle famosissime “Lettere di Berlicche” , in cui dalle considerazioni dei due demoni emergono per contrasto i punti di forza su cui si fonda  la famiglia cristiana e che sono da coltivare e rinnovare in una unione che si basa sul sacramento. Potremmo quindi parlare di una forma di catechesi, nata dall’osservazione e dell’esperienza, di quanto succede tutt’intorno, a difesa, appunto, dell’unione sacramentale, appunto, di un uomo e una donna. Sfatando un altro pregiudizio: l’amore non è una passione che brucia eternamente, non è qualcosa che deve far sempre sentire il “batticuore”. Non è un’emozione, ma una costruzione faticosa, da sostenere insieme.

Se a livello politico, culturale, filosofico quest’unione è, come si sottolineava, sempre più sotto attacco, è vero che le minacce alla serenità e alla solidità familiare sono molteplici, camuffate da banalità quotidiane.  Come la dipendenza continua dall’uso del cellulare, ma anche la suocera che si impiccia o che non sopporta la nuora, le tentazioni e soprattutto l’isolamento in cui finisce la coppia, con le difficoltà che aumentano di giorno in giorno. I due diavoli lo sanno benissimo e si mettono  d’accordo per tentare una coppia sposata. Facendo leva sulle fatiche quotidiane, la tentazione di mollare tutto o di trovare, diciamo così, delle alternative sentimentali, in cui illudersi di tornare liberi, desiderabili.  Sanno, i due tentatori, che si può far leva sulle frustrazioni, sulle debolezze, sull’astio che alla fine spinge sempre più lontani i due coniugi. Sembra che tutto sia perduto, che la separazione sia inevitabile, che quindi i due diavoli ce l’abbiano fatta.

Ma come succede nel “modello Lewis”, la loro strategia tentatoria fallisce, marito e moglie si  riconciliano, facendo un passo indietro, chiedendosi reciprocamente scusa, sollecitati a questo gesto dalle famiglie di origine, facendoli uscire dal loro isolamento e mostrando loro che chieder aiuto non è certo un segno di debolezza. Il messaggio è che portare avanti un matrimonio da soli è molto difficile.  Il modello di un tempo era sostanzialmente quello di famiglie grandi, allargate – non nel senso attuale, con madri e matrigne, padri e patrigni, compagni e compagne che si susseguono e si alternano vicino ai figli confusi– ma gruppi familiari vasti, con tanti fratelli e sorelle, nonni, zii, cugini, vicini di casa… Vengono in mente gli anni, non poi così remoti, in cui i bambini passano quasi tutto il loro tempo, oltre la scuola, nei cortili e nei giardini a giocare, “sorvegliati” dai balconi a turno dalle mamme o dalle nonne delle diverse famiglie. E in casa era spesso un viavai di parenti, a volte litigiosi, a volte affettuosi come e anche più degli stessi genitori. Potevano esserci certo  problemi di convivenza, di poca comprensione, ma si soffriva in minor misura di isolamento, di solitudine, di smarrimento. 

Oggi esistono diversi tentativi di vivere il matrimonio anche come apertura alla comunità, all’amicizia, all’aiuto reciproco. Non sempre funzionano, le trappole del male e della fatica di vivere sono disseminate ovunque e pronte a scattare, ma la forza che viene dell’Alto e l’aiuto di chi ci sta accanto rendono la strada più agevole e la gioia meno impossibile.

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Cecilia Galatolo, L’arte di rovinare matrimoni, Mimep-Docete, pp.160, euro 14