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Dieci anni di Evangelii gaudium, 10 anni di gioia e fraternità secondo Papa Francesco

Un anniversario per ricordare la linea del Pontificato

Papa Francesco |  | Vatican media Papa Francesco | | Vatican media

I dieci anni di “Evangelii gaudium” arrivano pochi mesi dopo i dieci anni di pontificato di Papa Francesco. E di fatti è il suo testo programmatico. E' una esortazione apostolica, documento frutto dell’Anno della fede e del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2012: un genere di documento che insieme al Motu proprio piace molto a Papa Francesco. E in questo testo ci sono due parole che molti definiscono programmatiche: gioia e fraternità. Della gioia, o della letizia il Papa parlerà spesso anche in altri testi e la fraternità diventa quasi il motto del suo pontificato, tanto da scrivere una enciclica sul tema: Fratelli tutti. Certo c'è poi da capire di che tipo di fraternità si parla.

Gioia come missione, fraternità come sguardo ai poveri. E del resto questo testo di Papa Francesco nasce dalle sue radici latinoamericane, con quel rapporto tra contemplazione e azione che rifugge l'idealismo. Con il rischio però di dimenticare l'ideale. Nella Evangelii gaudium vengono codificati quei modi di comunicare che saranno il binario del pontificato. Dalla immagine del poliedro al posto della sfera, alla cultura dell'incontro. Il rischio annunciato e ora diventato realtà è che il testo è pensato e rivolto alle Chiesa latinoamericane. Sfugge l'Europa che è pur sempre il continente di riferimento per dottrina e teologia, e sfuggono anche continenti come l'Asia.

Del resto è proprio il cardinale Michael Czerny S.J prefetto del Dicastero per lo sviluppo integrale umano che ha organizzato un congresso a dieci anni dalla pubblicazione della esortazione a dire che "Nell’esortazione Evangelii gaudium, da vescovo di Roma, Francesco sintetizza e portare in piena luce il frutto del dibattito ecclesiale svoltosi ad Aparecida". Per il cardinale, uno dei portavoce del pensiero di Papa Francesco, il valore programmatico di Evangelii gaudium non è "soltanto rilanciare un’opera di evangelizzazione ad extra, rivolta ai lontani, ai non cristiani e ai credenti"  ma  una "scelta di “camminare assieme” da fratelli e sorelle, facendo della diversità di carismi e ministeri un’occasione per riscoprire la necessità complementare del servizio reso l’uno all’altro e, insieme, il dinamismo che emerge dalla comunione, come unità nelle differenze".

Evangelii gaudium di fatto si ispira alla dottrina sociale della Chiesa con uno stile per alcuni nuovo, a ben vedere un po' anni '70. Idee come "il tempo è superiore allo spazio" o "l’unità prevale sul conflitto" e anche "la realtà è più importante dell’idea" o "il tutto è superiore alla parte".

Nasce da qui l'idea di "riformare" la Chiesa. Ma come? Più missione? Si torna al Concilio Vaticano II  con "l’aggiornamento e i segni dei tempi. Ma sono passati  60 anni e il Concilio stesso va aggiornato. Non si può fare un salto indietro per andare avanti. Ecco allora quello che vediamo oggi con il tentativo di parlare di sinodalità, di impegno die battezzati. Ma la questione è più radicale: nessuno conosce il Vangelo, neanche i battezzati.

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E se per il Papa la sfida è quella avviare pratiche ecclesiali di accoglienza è anche vero che questa accoglienza può avvenire solo alla luce del Vangelo che si conosce sempre meno anche nelle comunità cattoliche.

La gioia è come antidoto alla “tristezza individualista” che nasce dalla società dei consumi. I cristiani dunque sarebbero chiamati a protestare contro le forme di potere che attaccano la vita e cercano di distruggere la gioia, praticando una “psicologia della tomba”.

E qui si tratta della più classica forma di difesa della vita umana, un punto sul quale Papa Francesco non ha mai avuto dubbi. Interessante quindi il confronto tra pensiero dell’America Latina e dell’Europa.

Secondo il cardinale José Tolentino de Mendonça "il documento del Papa chiede un rinnovamento della Chiesa e della sua missione evangelizzatrice, esortandola ad una trasformazione costante, rimanendo sempre aperta al cambiamento e all’adattamento al mondo attuale" e "poiché l’opera di evangelizzazione non è affatto una prerogativa dei consacrati, ma una responsabilità di tutti i battezzati, il documento sottolinea l’importanza della formazione e dell’accompagnamento dei fedeli" . Serve però una "costante conversione personale e comunitaria, che implica una trasformazione interiore e un impegno concreto nel mondo in cui viviamo". Da qui la cura per il Creato e la cultura dell’incontro. Da qui, per  Tolentino de Mendonça nascono le due encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti.

Insomma dieci anni dopo quali sono gli effetti di questo testo? Per il proprefetto del dicastero della evangelizzazione Rino Fisichella:"Penso che l’attualità del Sinodo sulla sinodalità ci riporti a quella corresponsabilità fondamentale che tutti noi auspichiamo - pur con i ministeri differenziati che abbiamo all'interno delle comunità - nell’annuncio del Vangelo" perché "l'evangelizzazione, come ricorda, tra l'altro, Papa Francesco nella Evangelii gaudium, passa più facilmente attraverso la via della bellezza, cioè la via pulchritudinis, che è una strada privilegiata per annunciare il Vangelo, perché consente di percorrere sentieri che corrispondono a un desiderio presente negli uomini, nelle donne e nei giovani del nostro tempo".