Advertisement

COP28, Papa Francesco: “Usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni climatiche”

Il Cardinale Parolin legge il discorso di Papa Francesco al COP 28. La richiesta di superare le divisioni. La necessità di agire subito. La devastazione del creato come peccato

Cop28 | Il Cardinale Parolin legge il discorso di Papa Francesco al Cop28 di Dubai | Cop28 You Tube Cop28 | Il Cardinale Parolin legge il discorso di Papa Francesco al Cop28 di Dubai | Cop28 You Tube

Per Papa Francesco, “la devastazione del creato è una offesa a Dio”. E per questo, in una ora definita “urgente” si appella a tutti i grandi della terra riuniti a Dubai per il COP28, la 28esima conferenza delle parti sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite. Dopo aver scritto l’enciclica Laudato Si alla vigilia della COP21 di Parigi, e l’esortazione Laudate Deum alla vigilia di questo appuntamento, Papa Francesco decide di spendersi in prima persona.

Il discorso non è pronunciato dal Papa, come avrebbe voluto, ma dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che è andato a rappresentarlo. Il Papa ha dovuto rinunciare al viaggio per via di una bronchite – ha ammesso lui stesso – in via di guarigione, ma che ancora rende rischiosi i robusti sbalzi di temperatura cui sarebbe stato sottoposto negli Emirati.

Il Papa lo scrive: “Non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente”. Sottolinea che “la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni”.

Addirittura, Papa Francesco chiede se “lavoriamo per una cultura della vita o della morte”, utilizzando le argomentazioni in genere applicate sulle questioni della legislazione della vita come aborto e eutanasia ad un tema più ampio e omnicomprensivo. In sostanza, cultura della vita è, per Papa Francesco, la cultura che sceglie di prendersi cura della casa comune.

“Ascoltiamo – esorta il Papa - il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato”.

Advertisement

Per Papa Francesco, è “acclarato che i cambiamenti climatici in atto derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l’ecosistema”. Per questo punta il dito contro “l’ambizione di produrre e possedere” che “si è trasformata in ossessione ed è sfociata in una avidità senza limiti”. L’ambiente è sfruttato, mentre “il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza”.

Secondo Papa Francesco, sono le divisioni ad ostacolare il percorso verso la cura della casa comune, ma il fatto che è “un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa”, che mostra “posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità”.

In particolare, Papa Francesco punta il dito contro “i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza”.

“Non è colpa dei poveri – dice il Papa - perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale”. Anzi, i poveri (popolazioni indigene, persone affamate che vivono in insicurezza idrica e alimentare, i flussi migratori indotti) sono “le vittime”.

Non è nemmeno un problema di nascite, dice il Papa, perché queste “sono una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni”.

Papa Francesco chiede che “non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici”, parla della necessità di “individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.

More in Vaticano

La via dell’uscita, per Papa Francesco, è quella “dell’insieme e del multilateralismo”, che nasce solo “ricostruendo la fiducia”, tema trasversale che tocca la cura del creato o la pace, “tematiche più urgenti e collegate”.

Denuncia Papa Francesco: “Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!”

Il Papa rilancia la proposta di Paolo VI di stabilire un fondo mondiale per eliminare la fame e per attività per lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri con il denaro che si impiega nelle armi, rilancia il compito di “un nuovo multilateralismo”, un cambiamento politico di cui si vede il bisogno proprio quando si affrontano i negoziati del cambiamento climatico.

Papa Francesco esorta ad uscire dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, ed assicura “l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”.

Ci vuole, afferma il Papa, un “cambio di passo”, e la speranza è che il COP 28 sia “un punto di svolta”, manifestando “una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica”.

Transizione che deve essere caratterizzata da forme “efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili” e si realizzino nei campi dell’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, l’eliminazione dei combustibili fossili, l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”.

Papa Francesco chiede di “non tornare indietro”, e “di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare”, esorta i partecipanti alla COP 28 ad essere “artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete. Perché a questo serve il potere, a servire”.

Il Papa stigmatizza anche la polarizzazione del dibattito “tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici”, perché “è inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”. La politica, aggiunge, è la buona politica.

Infine, fa l’esempio di Francesco d’Assisi, che nel 1224 compose il Cantico delle Creature “dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco”, trasformando così “il dolore in lode e la fatica in impegno”, aggiungendo poi “una strofa nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece per dirimere – con successo! – una scandalosa lite tra il Podestà del luogo e il Vescovo”.

Conclude Papa Francesco: “Anch’io, che porto il nome di Francesco, con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.