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Papa Francesco alla SPE, il primato del formale sul reale è una abitudine sbagliata

Una lettera del Pontefice alla Segreteria per l'Economia ricevuta in udienza lo scorso 13 novembre

L'udienza del Papa agli officiali della SPE |  | Vatican Media L'udienza del Papa agli officiali della SPE | | Vatican Media

"Lavorare avendo il coraggio di compiere responsabilmente scelte anche non popolari perché la vostra visione deve guardare necessariamente all'insieme, pensando al futuro". E' l'invito del Papa alla Segreteria per l' Economia.

É nel testo di una lettera passata un po' sotto silenzio e pubblicata il 24 novembre sul sito della Segreteria per l'Economia ( e non sul bolletino della Sala Stampa)dieci giorni dopo l'udienza che il Papa ha concesso a tutto il personale della struttura vaticana nata con il Motu proprio Fidelis dispensator et prudens . Il 13 novembre non venne distribuito alcun discorso ufficiale del Papa.

Il Papa ringrazia chi ha lavorato fin dall'inzio "senza paura" come il Cardinale Pell, e P. Juan Antonio Guerrero, e guarda al futuro prevenire "i rischi di ricadere negli errori del passato che tutti conosciamo". Un cammino, quello delle riforme economiche che non è concluso, ma è appena iniziato, dice. E spiega che "la riforma non significa cambiare per mostrare che necessariamente si fanno cose in modo diverso rispetto al passato. Il cambiamento è un rinnovamento funzionale e commisurato alle esigenze. Perciò, in certi casi è radicale, in altri casi si tratta di un adattamento di quanto buono già c'è: e gli effetti di questi cambiamenti vanno monitorati poiché si possono compiere scelte che poi vanno corrette, in un'ottica di "miglioramento continuo"".

Per il Papa è chiaro che "uno dei grandi errori è un’abitudine: il primato del formale sul reale".

Bisogna guardare alla missione della Chiesa e al bene comune. E ci vogliono prudenza e lealtà, come un padre coni figli sapendo dire dei no. "Prudenza e lealtà per il bene comune della nostra comunità di lavoro, della Chiesa, dei fedeli e dei bisognosi, questo significa essere una Segreteria papale, di questo la Segreteria per l'Economia è custode e servitrice, da quando propone nuove regole, valide per tutti, a quando controlla che quelle regole siano rispettate" scrive il Papa. La Chiesa è in deficit e allora bisogna capire come non disperdere il patrimonio che è al servizio di tutti per preservarlo per chi verrà dopo. E allora "si tratta di lavorare avendo il coraggio di compiere responsabilmente scelte anche non popolari perché la vostra visione deve guardare necessariamente all'insieme, pensando al futuro".

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Una sfida che riguarda le Risorse umane. Servono nuove professionalità con una "retribuzione equa, nei limiti delle risorse disponibili, che è tanto più giusta quanto più legata ai risultati e al contributo che ciascuno dà nel servizio alla Chiesa. Si dovrà evitare il carrierismo, ma se si danno a tutti le giuste opportunità e si crea un ambiente favorevole e accogliente, premiare il merito è una dimostrazione di equità che vi incoraggio a perseguire".

Poi entra nel dettaglio: "Le regole che la Santa Sede si è data negli appalti devono essere funzionali a soddisfare le esigenze degli Enti, individuando il fornitore e la proposta migliore".

Parla degli investimenti che vanno fatti "con attenzione, in maniera etica, affinché i frutti della gestione siano equamente divisi e tutti abbiano ciò di cui effettivamente hanno bisogno. Gli investimenti non devono avere né l'obiettivo della speculazione e neanche quello del1'accumulo".

Infine una indicazione per bilanci e budget "non devono essere uno sterile esercizio contabile, ma devono rappresentare lo sforzo di accompagnare la missione di tutti ripartendo le risorse secondo le effettive necessità, anche chiedendo talvolta a qualcuno di fare un passo indietro o di condividere le entrate con gli altri. Perché non ci siano enti ricchi ed enti poveri, ma l'unica Santa Sede che si muove in armonia, nella consapevolezza che tutti, pur con compiti diversi, partecipano alla realizzazione e al perseguimento del medesimo bene".

La lettera viene resa nota a pochi giorni dalla attesa sentenza del processo in corso in Vaticano nel quale è coinvolto il cardinale Becciu.