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Papa Francesco: “La guerra è un crimine contro l’umanità”

È il giorno in cui il Vangelo racconta l’incontro dei primi discepoli con Gesù. Lungo appello per la pace al termine dell'Angelus.

Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco si affaccia dalla finestra del suo studio per l'Angelus | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco si affaccia dalla finestra del suo studio per l'Angelus | Vatican Media / ACI Group

La fede in Gesù Cristo non è una teoria, ma un incontro, e per questo i primi discepoli, che già seguivano Giovanni Battista, andarono prima di tutto a trovare Gesù a casa. Da quell’incontro “nasce il dinamismo dell’evangelizzazione”. Nel giorno in cui la liturgia ci ricorda dei primi chiamati, Papa Francesco si chiede se sappiamo ancora fare memoria del primo incontro con il Signore e se siamo ancora discepoli innamorati. E, dopo l’Angelus, tiene un lungo appello per la pace, sottolineando come “la guerra è un crimine contro l’umanità”. E chiede di pregare “che quanti hanno potere su questi conflitti riflettano che guerra non è la via per risolverli, perché semina morte tra i civili e distrugge città e infrastrutture”.

Giornata fredda a Roma, ma con una piazza San Pietro che vede la partecipazione di molte persone. Papa Francesco sembra essersi ripreso dalla bronchite che gli ha impedito di leggere i suoi discorsi venerdì, e già ieri ha ricevuto i membri di Athletica Vaticana e poi ha incontrato per tre ore a San Giovanni in Laterano il clero di Roma, in un serrato domande e risposte.

La scena del Vangelo che leggiamo oggi – sottolinea il Papa – “ci invita a fare memoria del nostro primo incontro con Gesù, a rinnovare la gioia di seguirlo e a chiederci: che cosa significa essere discepoli del Signore?”

Come di consueto, Papa Francesco usa tre verbi chiave per commentare il brano del Vangelo: cercare, dimorare, annunciare. Cercare, perché i due discepoli “cominciarono a seguire Gesù” grazie alla predicazione del Battista, e lo stesso Gesù, per prima cosa, chiede loro cosa cercano, invitandoli anzitutto “a guardarsi dentro, a interrogarsi sui desideri che portano nel cuore”. Insomma, nota il Papa, “il Signore non vuole fare proseliti, non vuole ‘followers’ superficiali, ma persone che si interrogano e si lasciano interpellare dalla sua Parola. Pertanto, per essere discepoli di Gesù bisogna prima di tutto cercarlo, avere un cuore aperto, in ricerca, non sazio o appagato”.

E cosa cercavano quei primi discepoli? Papa Francesco risponde con il secondo verbo: dimorare. Perché i primi chiamati “non cercavano notizie o informazioni su Dio, oppure segni o miracoli, ma desideravano incontrare il Messia, il Consacrato di Dio, stare con Lui, ascoltarlo”. Chiedono piuttosto dove vive Gesù, perché vogliono “stare con lui, rimanere con Lui”.

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È questa “la cosa più importante per il discepolo del Signore” perché “siamo suoi discepoli nella misura in cui lo frequentiamo, ascoltiamo la sua Parola, dialoghiamo con Lui nella preghiera, lo adoriamo, lo amiamo e lo serviamo nei fratelli”.

Afferma Papa Francesco: “La fede, insomma, non è una teoria, ma un incontro, è andare a vedere dove abita il Signore e dimorare con Lui”.

Il terzo verbo infine è “annunciare”. Perché “quel primo incontro con Gesù fu un’esperienza talmente forte, che i due discepoli ne ricordarono per sempre l’ora” e “i loro cuori erano così pieni di gioia che sentirono subito il bisogno di comunicare il dono ricevuto”. Subito Andrea lo condivide con suo fratello Simone, che Gesù chiamerà Pietro.

“La gioia del Vangelo – commenta Papa Francesco - è sempre estroversa, contagiosa, mai intimistica. Da qui nasce e rinasce sempre il dinamismo dell’evangelizzazione”. 

Al termine dell’Angelus, Papa Francesco prima di tutto prega per le “molte vittime” della frana avvenuta in Colombia. E ha poi fatto un lungo appello per la pace.

“Non dimentichiamo – ha detto Papa Francesco - quanti soffrono la crudeltà della guerra, in tante parti del mondo, specialmente in Ucraina, in Palestina e in Israele. All’inizio dell’anno ci siamo scambiati auguri di pace ma le armi hanno continuato ad uccidere e distruggere”.

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E aggiunge: “Preghiamo che quanti hanno potere su questi conflitti riflettano che guerra non è la via per risolverli, perché semina morte tra i civili e distrugge città e infrastrutture. Oggi la guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità. Non dimentichiamo questo”.

Conclude Papa Francesco che “i popoli hanno bisogno di pace”, ricorda che padre Ibrahim Faltas, il parroco di Gaza, ha parlato di educazione alla pace, e sottolinea che “dobbiamo educare per la pace. Si vede che non siamo ancora nell’educazione tale che fermi ogni guerra.”