Il Vangelo di questa domenica ci presenta la guarigione di un lebbroso. La lebbra era una malattia terribile che condannava alla solitudine, ma quel che è peggio era percepita come una punizione di Dio. Gesù di fronte al lebbroso è “mosso a compassione” e lo tocca. Nella compassione e nel gesto di Cristo verso il lebbroso noi vediamo il porsi di Dio nei confronti dell’umanità da Lui separata a causa del peccato, la vera lebbra, che distrugge la vita delle persone. Tutti, dunque, siamo “lebbrosi” e bisognosi di essere salvati. E’ per questa ragione che il Figlio di Dio si è fatto carne. E’ venuto tra noi per porre le infinite ricchezze della sua divinità al nostro servizio e così darci  la vita. 

Ma in che modo Dio salva? Con un gesto – lo toccò - ed una parola: lo voglio, sii purificato. I miracoli di Gesù suscitano stupore, meraviglia e lasciano confusi. L’evangelista Marco ne riporta ben 17: tra gli altri la tempesta sedata sul lago, l’ esorcismo dei due indemoniati, la resurrezione della figlia di Giairo, la guarigione della donna che soffre di emorragia, la guarigione di un sordo muto, di due ciechi, della suocera di Pietro, la moltiplicazione dei pani e dei peschi…Gesù, dunque, appare vittorioso sulla potenza violenta delle acque, sul Demonio, il nemico per eccellenza dell’uomo e di Dio, sulla malattia e sulla morte. A Marco i miracoli interessano non perché sono eventi straordinari, ma perché Gesù è straordinario. E Gesù è tale perché è morto e risorto. I miracoli anticipano, come segni provvisori ma decisivi, la potenza che si manifesta nella risurrezione. Potremmo dire che i miracoli  sono degli assaggi di vita nuova. Assaggi di vita eterna, di quel mondo che non conosce né pianto, né sofferenza, né morte e nel quale Cristo, una volta che è tornato al Padre, ha preparato un posto per tutti coloro che credono in Lui .

Il lebbroso guarito dalla sua terribile malattia è così felice di quanto gli è capitato che racconta a tutti quanto Gesù ha operato per lui. Il Signore, anzichè, cavalcare l’entusiasmo della folla,  si ritira in luoghi deserti perché teme che la sua missione possa venire fraintesa. Egli non è venuto per risolvere i problemi materiali della vita, ma ad annunciare il Regno di Dio e a chiamare l’uomo a credere in Lui per fondare la sua vita sulla roccia solida del suo amore e così meritare la vita eterna. L’atteggiamento di Gesù ha un risvolto molto concreto anche per la vita della Chiesa. Esso ci ricorda che non è il successo mondano il criterio per misurare l’efficacia della grazia e la riuscita della predicazione del Vangelo.

Per mezzo di questo miracolo veniamo condotti alla scoperta dei sacramenti della Chiesa con i quali l’uomo è toccato e salvato dal Signore. Gesù, mediante  questi sette santi segni da Lui istituiti, ci parla, ci perdona, ci fortifica, ci dà il bacio della riconciliazione e dell’amicizia, ci conferisce i suoi stessi meriti e il suo potere, ci dà tutto se stesso. Anche a noi, dunque, è dato di incontrarlo e di supplicarlo con le stesse parole del lebbroso: Se vuoi, puoi purificarmi! Questo miracolo di purificazione interiore trova la sua realizzazione nel sacramento della confessione. Quando ci accostiamo a questo sacramento mediante l’azione dello Spirito Santo veniamo rigenerati spiritualmente, siamo lavati da ogni lerciume e la nostra anima viene arricchita dalla presenza di Gesù, che dona gioia, pace e amore.