Mercoledì scorso, con l’austero rito della Ceneri, abbiamo iniziato il nostro percorso di Quaresima. Questo tempo santo ha lo scopo di preparaci alla solenne festa della nostra redenzione, la morte e resurrezione di Cristo. In questa prima domenica di Quaresima siamo condotti con Gesù nel deserto, per ritrovare il senso della vita e interrogarci sul fine delle cose. Per questo motivo il Signore ci chiama alla conversione della vita. Si tratta di un invito che sentiamo, in realtà, molto lontano. Per renderlo più comprensibile possiamo fare riferimento all’appello, che ritorna costantemente nella Sacra Scrittura, che Dio rivolge all’umanità: “Ritornate a me con tutto il cuore”. Tutti abbiamo sperimentato la solitudine in cui si cade quando si perde un’amicizia o si frantuma  un amore che era sorgente di gioia e di ricchezza interiore. Ebbene, “conversione” significa ritornare da Qualcuno, nel nostro caso il Signore Gesù, dal quale ci siamo allontanati, ma che continua ad aspettarci e ad amarci perchè Lui è il fine della nostra vita. Il motivo per cui tante volte ci ritroviamo vuoti, grigi, tristi, demotivati nasce dal fatto che non sappiamo più per quale ragione ci siamo. Quando ci viene rubato il fine ci viene rubata tutta la vita. La conversione, alla quale il Signore ci invita, comporta la disponibilità a liberarci da  quello che ci aspettiamo, pretendiamo e vogliamo per permettere al nostro cuore di accogliere qualcosa di assolutamente nuovo.

La decisione di seguire con pazienza e umiltà il Signore ha un risvolto decisamente positivo per l’esistenza umana. Giorno dopo giorno si impara che in Lui e con Lui si trova la fonte della vera vita. La pretesa di vivere come se Dio non esistesse e, quindi, di potere mettere ordine in se stessi e nel mondo contando solo sulle proprie capacità, è una tentazione sempre presente nella storia dell’umanità. Gesù oggi proclama che «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15). Con queste parole annuncia che in Lui accade nel mondo una novità assoluta. E non può essere diversamente perchè in Lui Dio è entrato nel nostro mondo per prendere su di sé il peccato, per vincere il male e riportare l’uomo nel mondo di Dio. Ma questo gioioso annuncio comporta un impegno da parte dell’uomo, che consiste nel  corrispondere ad un dono così grande. Concretamente questo comporta, da parte nostra, la volontà di orientare al bene ogni nostra azione  e pensiero e  ad avere fede in Dio.

Per ritornare al Signore è necessaria una disposizione interiore particolare che Gesù nel Vangelo riassume con le parole “diventare bambini”. Il bambino è colui che si affida senza riserve nelle mani dei propri genitori perché sa, istintivamente, il loro amore per lui. Diventare bambini, in senso evangelico, significa credere all’amore di Dio per noi e affidarci a Lui con la consapevolezza che Egli vuole il nostro bene e desidera la nostra vera felicità, in maniera assoluta.

La preghiera, una delle grandi opere quaresimali, è la via da percorrere per buttarci nelle braccia di Dio e superare la tristezza della solitudine. La preghiera ha una duplice forma: personale e liturgica. In questo tempo di Quaresima siamo chiamati a privilegiare la nostra partecipazione alla preghiera liturgica, la quale è la preghiera pubblica, ufficiale della Chiesa che con i suoi testi, i suoi canti, i suoi gesti, i suoi ritmi diventa anche un’autentica scuola di educazione alla fede; più efficace di tante parole, di tanti incontri, di tante riunioni.