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Don Diana, il ricordo di Papa Francesco e del Cardinale Zuppi

Oggi ricorre il trentesimo anniversario della morte di Don Giuseppe Diana, ucciso a Casal di Principe dalla camorra

Papa Francesco |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Don Giuseppe Diana è stato un “servo buono e fedele che ha operato profeticamente calandosi nel deserto esistenziale di un popolo a lui tanto caro, servito e difeso fino al sacrificio della propria esistenza”. Così il Papa nella lettera inviata al Vescovo di Aversa, Monsignor Angelo Spinillo, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Don Diana, ucciso a Casal di Principe dalla camorra.

“Esprimo vicinanza e incoraggiamento – assicura Francesco - a tutti Voi che perseverate sulla via tracciata da Don Diana e, con impegno quotidiano, coltivate pazientemente il seme della giustizia e il sogno dello sviluppo umano e sociale per la vostra terra”.

“La commemorazione del sacrificio di Don Giuseppe – aggiunge il Pontefice - ci sprona a ravvivare in noi quella evangelica inquietudine che ha animato il suo sacerdozio e lo ha portato senza alcuna esitazione a contemplare il volto del Padre in ogni fratello, testimoniando a chi si sente ferito il progetto di Dio, perché ciascuno potesse vivere nella giustizia, nella pace e nella libertà. A fronte di quella violenza e della prepotenza disumana che nega la giustizia e annulla la dignità delle persone, i cristiani sono coloro che annunziano il Vangelo e vivono la vocazione ad essere con Cristo segno di un’umanità nuova, fecondata dalla fraternità e dalla comunione”.

“Mosso da sentimenti di fiducia – conclude il Papa - esorto Voi giovani: non lasciatevi rubare la speranza, coltivate ideali alti e costruite un futuro diverso con mani non sporche di sangue ma di lavoro onesto, senza cedere a compromessi facili ma illusori, per divenire, a vostra volta, artigiani di pace”.

Anche il Cardinale Zuppi, Presidente della CEI, ha inviato una lettera al Vescovo di Aversa.

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L’esperienza di Don Diana – scrive l’Arcivescovo di Bologna – “ci aiuta a capire che non si può servire Dio e mammona. Il suo sacrificio è il seme caduto a terra per la viltà di un assassino e del sistema di morte che si portava dentro e lo accecava. Il seme continua a dare frutto: l’amore per i poveri, l’attenzione ai fragili, la giustizia nei comportamenti, l’onesta che non accetta opportunismi, rendere il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”.