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Vescovi di Polonia, un nuovo presidente e una novena verso l’anno della redenzione

Dopo dieci anni, l’arcivescovo Stanislaw Gadecki lascia la presidenza della Conferenza Episcopale di Polonia. Al suo posto l’arcivescovo di Danzica Tadeusz Wojda

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Il primo atto dell’arcivescovo Tadeusz Wojda da presidente della Conferenza Episcopale di Polonia è stato quello di proclamare una novena di nove anni, per preparare al 2033, quando si celebrerà il duemillesimo anniversario della morte e Resurrezione di Gesù sulla falsariga dell’Anno Santo Straordinario proclamato da Giovanni Paolo II nel 1983. Un segno che i vescovi di Polonia hanno messo al primo posto dell’agenda lo sguardo su Gesù Cristo, e questo nonostante la crescente secolarizzazione, la situazione sociale e politica non facile ed anche la necessità di tenere dritta la barra della dottrina.

L’arcivescovo Wojda è stato eletto presidente della Conferenza Episcopale Polacca lo scorso 14 marzo, durante la 397esima Assemblea Plenaria dei vescovi. Ha preso il posto dell’arcivescovo Stanislaw Gadecki, vescovo di Poznan, che ha guidato la Conferenza Episcopale per dieci anni e che ad ottobre compirà 75 anni, età in cui i vescovi lasciano l’episcopato attivo.

Appena due giorni dopo la sua nomina, il neo presidente ha inviato un comunicato che lanciava la Grande Novena in vista del due millesimo anniversario della Redenzione, sottolineando che i nove anni che precedono questo giubileo sono “una meravigliosa opportunità per la Chiesa polacca per ravvivare la fede e dire grazie”.

La novena inizierà con la celebrazione della Pasqua quest’anno, e il Triduo Pasquale saranno ogni anno momenti centrali di questo percorso di preghiera. Il presidente dei vescovi polacchi ha chiesto ai fedeli di impegnarsi in tutte le iniziative che saranno lanciate.

L’arcivescovo Wojda, religioso pallottino, è sacerdote dal 1983. Dal 1984 al 1989 ha proseguito gli studi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma dove ha conseguito licenza e dottorato in missionlogia.

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Nel 1990 ha cominciato a lavorare presso la Pontificia Opera della Propagazione della Fede, e dal 1991 è entrato in servizio presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, di cui è diventato capo ufficio nel 2007 e sottosegretario nel 2012. Negli anni da sottosegretario, ha anche partecipato ai tavoli di dialogo con la Cina.

Nel 2017 è stato nominato da Papa Francesco arcivescovo metropolita di Bialystok, e dal 2021 è stato nominato arcivescovo metropolita di Danzica.

In seno alla Conferenza Episcopale Polacca, che ora presiede, è stato membro del Comitato per la Missioni dal 2017, membro del Comitato del Concordato ecclesiastico dal 2018, membro dell’équipe del delegato della Conferenza Episcopale per la pastorale dell’emigrazione polacca dal 201 e delegato per la televisione TRWAM.

È anche presidente della sezione polacca della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre e presidente del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione Opoka, che si occupa di aiutare la Chiesa cattolica in Polonia a costruire un sistema elettronico di scambio di informazioni.

La nomina dell’arcivescovo Wojda a presidente segna una transizione importante dopo dieci anni di presidenza dell’arcivescovo Gadecki, che è stato anche per un mandato vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa.

Alla vigilia dell’elezione del suo successore, Gadecki ha dato una intervista al sito della Conferenza Episcopale Polacca riassumendo i suoi dieci anni di presidenza. Ha detto che i momenti più significativi in questa decade sono stati la pandemia, l’assistenza ai rifugiati ucraini dalla Polonia, il bando sull’aborto eugenetico, la celebrazione del 1050esimo anniversario del battesimo della Polonia e l’introduzione della Giornata dell’Ebraismo nella Chiesa Cattolica in Polonia.

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L’ormai ex presidente della Conferenza Episcopale Polacca ha anche definito “rivoluzionari” gli eventi riguardanti i sinodi (quelli sulla famiglia, quello sui giovani, quello sulla sinodalità) che hanno toccato l’intera situazione della Chiesa universale, inclusa la Polonia.

Ogni sinodo ha rappresentato – ha detto – un qualche progresso su ciò che sappiamo della tradizione della Chiesa, che “non rappresenta un fossile”, ma che “presuppone l’immutabilità dell’essenza dell’insegnamento della Chiesa con il simultaneo e continuo sviluppo di quell’insegnamento”.

Per Gadecki, il grande problema di oggi è la catechesi, perché “l’insegnamento religioso è una parte molto importante del nostro codice culturale”.