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Azione Cattolica, Papa Francesco suggerisce "la cultura dell'abbraccio"

Udienza ai Membri dell’Azione Cattolica Italiana

Azione Cattolica a San Pietro |  | Vatican Media / ACI Group
Azione Cattolica a San Pietro | | Vatican Media / ACI Group
Azione Cattolica a San Pietro |  | ACI stampa
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Papa Francesco, Azione Cattolica |  | Vatican Media / ACI group
Papa Francesco, Azione Cattolica | | Vatican Media / ACI group

Più di 60.000 le persone presenti, 600 i pullman che sono arrivati nella capitale, 200 le diocesi presenti in piazza San Pietro oggi, il 25 aprile, con Papa Francesco. Protagonista l'Azione Cattolica.

L'incontro si chiama "A braccia aperte" e apre i lavori della XVIII Assemblea nazionale elettiva dell'AC dal titolo "Testimoni di tutte le cose da lui compiute" che si svolgerà a Sacrofano fino a domenica 28 aprile. Francesco arriva in Piazza e sottolinea che "l’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana".

"La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno - commenta il Pontefice - E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti".
Per il Papa ci sono ben tre tipi di abbraccio. L’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita.

L’abbraccio che manca. "Lo slancio che oggi esprimete in modo così festoso non è sempre accolto con favore nel nostro mondo: a volte incontra chiusure e resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto. Quando l'abbraccio si trasforma in un pugno è molto pericoloso. Sì, all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico", dice Francesco.

Poi, l’abbraccio che salva. "Già umanamente abbracciarsi significa esprimere valori positivi e fondamentali come l’affetto, la stima, la fiducia, l’incoraggiamento, la riconciliazione. Ma diventa ancora più vitale quando lo si vive nella dimensione della fede. Non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore. Lasciamoci abbracciare da Lui come bambini", questo il secondo abbraccio descritto dal Papa.

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Poi, l’abbraccio che cambia la vita. "Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco. Amici, voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita dello spirito", commenta il Pontefice.

Per Francesco tutto questo si racchiude nella "cultura dell'abbraccio".

"Vedervi qui tutti insieme – ragazzi, famiglie, uomini e donne, studenti, lavoratori, giovani, adulti e “adultissimi” (come chiamate quelli della mia generazione) – mi fa venire in mente il Sinodo. E penso al Sinodo in corso, che giunge alla sua terza tappa, la più impegnativa e importante, quella profetica. Ora si tratta di tradurre il lavoro delle fasi precedenti in scelte che diano slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo. Per questo c’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi. Siate “atleti e portabandiera di sinodalità”", conclude infine Papa Francesco.