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Azione Cattolica Italiana: gli abbracci cambiano la vita

I temi della XVIII Assemblea nazionale

In Piazza San Pietro con l'Azione Cattolica e il Papa |  | Azione cattolica Marche
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“La bellezza è con noi, salva il mondo. La bellezza siamo noi, siete voi, sono i nostri ragazzi e i nostri giovani… Ci interessa la politica. Noi non dobbiamo pensare a una teoria della democrazia, ma pensiamo a una prassi della democrazia, perché la democrazia è lo stile e lo stile è la regola a servizio a tutela dei più deboli. Con la vita democratica noi pensiamo di tenere tutti insieme, cioè la comunità. Accettiamo questa dialettica democratica, accogliamola, e condividiamola come costruzione di vita democratica… Tanti grazie. Un grazie al Signore per le cose che sta facendo alla nostra associazione, a cominciare dalla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati. Anche il riconoscimento del Presidente della Repubblica, dedicando il palazzo del Csm a Vittorio Bachelet, sono dei segni non scontati, non automatici”.

Questa è stata la conclusione del presidente nazionale, prof. Giuseppe Notarstefano alla XVIII Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, conclusasi domenica 28 aprile a Sacrofano, che ha eletto i membri del nuovo Consiglio nazionale dell’Associazione per il triennio 2024/2027 per il settore ‘adulti’: Paola Fratini. Dalila Ardito, Angela Paparella, Donatella Broccoli, Fabio Dovis, Enrico Michetti, Francesco Vedana; per il settore ‘giovani’: Emanuela Gitto, Silvia Orlandini, Sofia Livieri, Martina Sardo, Lorenzo Zardi, Giovanni Boriotti, Marco Pio D’Elia; e per l’ACR: Claudia D’Angelo, Valentina Fanella, Chiara Basei, Giuseppe Telesca, Alberto Macchiavello,  Lorenzo Felici, Michele Romano.

Un’assemblea nazionale con una media di età dei delegati intorno ai 50 anni, che ha vissuto la notizia della canonizzazione del beato Pier Giorgio Frassati nel Giubileo del 2025, dato dal prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, card. Marcello Semeraro: “Questa sera, da ultimo, vorrei ricordare in particolare il beato Piergiorgio Frassati, la cui canonizzazione ormai si profila per il prossimo anno giubilare. Nell’omelia per il rito della sua beatificazione, avvenuta il 20 maggio 1990, san Giovanni Paolo II lo chiamò uomo delle Beatitudini”.

Richiamando il ritratto del beato Frassati, tratteggiato da p. Antonio Maria Sicari, il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi lo ha additato quale ‘meraviglioso modello di vita cristiana’: “Nella sua santità, dice, c’è un valore di continuità con la tradizione della sua terra: egli, infatti, si è innestato nel lavoro di difesa della fede, attraverso la carità profusa nel campo dell’emarginazione, prodotta dall’allora nascente contesto industriale.

C’è pure, tuttavia, un elemento di novità ed è il fatto di avere cercato di confrontare il valore della fede con tutto l’arco dell’esperienza umana, operando caritatevolmente in ogni ambito: negli ambienti dell’università, del lavoro, della stampa (Pier Giorgio raccoglieva abbonamenti non per il quotidiano di suo padre, ma per quello cattolico), dell’impegno politico e partitico, e dovunque era necessario difendere le libertà sociali, cercando sempre di concepire e fomentare l’associazionismo, come amicizia cristiana destinata alla nascita di un cattolicesimo sociale”.

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Praticamente un santo con le ‘braccia aperte’, come il presidente della Cei, card. Matteo Maria Zuppi, ha indicato agli associati di Azione Cattolica, che si lasciano al contempo anche abbracciare per diventare ‘lievito’: “L’identità non la troviamo o non la difendiamo ad intra ma sempre ad extra, la perdiamo smettendo di essere lievito, sale della terra, luce del mondo e mettendola sotto il moggio di un’affermazione chiusa, che ha paura di incontrare, di illuminare tutta la stanza e quindi chiunque entra. Cosa non è nostro? Tutto è nostro ma solo se noi siamo di Cristo.

Ecco il senso di ‘braccia aperte’ che si aprono se la mente e il cuore sono aperti. Attenzione: aperti perché li abbiamo e li abbiamo pieni dell’amore di Cristo. Se ci lasciamo abbracciare da Dio, pecore perdute che si devono sempre farsi sollevare dal pastore, o dal figlio che ritrova se stesso proprio perché abbracciato dal padre”.

Un abbraccio a ‘braccia aperte’ che rimanda all’incontro iniziale di giovedì 25 aprile con papa Francesco da parte degli 80.000 tesserati, ha sottolineato l’assistente nazionale, mons. Claudio Giuliodori, nella celebrazione eucaristica conclusiva: “Ma non eravamo soli. Come delegati, abbiamo portato nel cuore il ricordo vivo di tutti i nostri associati, con molti dei quali abbiamo vissuto un indimenticabile incontro con papa Francesco in piazza san Pietro giovedì scorso.

Quel grande abbraccio che abbiamo ricevuto e scambiato resterà impresso nei nostri cuori e nella storia dell’Associazione. Gli abbracci mancati che tanto feriscono la vita degli uomini, l’abbraccio salvifico del Padre misericordioso che ci viene donato in Gesù Cristo e gli abbracci che cambiano la vita sono anche la cifra di questa Assemblea e costituiscono il paradigma del cammino associativo che ci vedrà impegnati con le nostre comunità diocesane e parrocchiali. Abbiamo gli occhi e il cuore pieni di momenti belli e coinvolgenti che non possiamo però considerare solo una toccante esperienza umana ed ecclesiale”.

La ‘sfida’ che attende i tesserati di Azione Cattolica è quella della responsabilità di custodire la democrazia: “Custodire e praticare nella libertà e nella fraternità la vita democratica costituisce per tutti noi una sfida che abbiamo di fronte e che siamo incoraggiati ad affrontare guardando all’entusiasmo e alla serietà che ci mostrano i bambini, i ragazzi e gli adolescenti (giovanissimi e studenti)”.

Una democrazia, che deve partire da un abbraccio che ‘salva’, che è quello del Padre misericordioso, come ha detto papa Francesco agli aderenti festanti, che conduce alla pace; abbracci fisici testimoniati dai ragazzi, che hanno raccontato di amicizie di fraternità nelle zone di guerra, come in Ucraina ed in Terra Santa, secondo l’invito del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa con un videomessaggio: “La prima cosa da fare è pregare, poi è importante parlare della Terra Santa, non lasciare cadere l’attenzione su questo conflitto che sta lacerando la vita di questi popoli, ma sta anche lacerando la vita della società in tante altre parti del mondo; perché quando il cuore, e noi siamo il cuore della vita del mondo, quando il cuore soffre tutto il corpo soffre”.

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E’ stato un invito ad evitare polarizzazioni e semplificazioni, e vedere la realtà, senza dimenticare la ‘potenza’ della preghiera: “La realtà è così complicata e bisogna pregare per questa realtà, essere vicini, parlarne e cercare sempre di costruire relazioni. Quello che è ferito qui è la fiducia nell’altro, le relazioni, c’è invece bisogno di costruire relazioni, non erigere barriere. Ne abbiamo già abbastanza di barriere qui, abbiamo bisogno che ci aiutiate a costruire. E poi non avere paura, ma il coraggio di venire qui, magari dei pellegrinaggi diversi, alternativi, che possono aiutarci a comprendere che c’è una realtà fuori di qui e che abbiamo bisogno anche noi di alzare lo sguardo”.