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Da Riccione l’Azione Cattolica Italiana lancia la sfida educativa

L'intervista al presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano

Convegno di Riccione | Convegno di Riccione | Credit ACI Convegno di Riccione | Convegno di Riccione | Credit ACI

“Egli auspica che esso possa favorire la consapevolezza di quanto sia delicato l’impegno educativo nei confronti di ragazzi, adolescenti e giovani che vanno accompagnati con sapienza e sostenuti con affetto. Ciò richiede una formazione di qualità per coloro che sono chiamati a svolgere questa importante missione: anzitutto la disposizione ad ascoltare e ad empatizzare con gli altri, quale ambito in cui germina e dà frutti l’evangelizzazione”: con un messaggio inviato dal Segretario di Stato di Sua Santità, cardinal Pietro Parolin, e letto in apertura dei lavori dall’assistente generale, mons. Claudio Giuliodori, alla platea degli oltre 1700 partecipanti al convegno degli educatori dell’Azione Cattolica Italiana, svoltosi nella scorsa settimana a Riccione,.

 

Il tema posto a base dell’incontro dell’Azione Cattolica Italiana verteva sulla sfida educativa, ‘Verso l’Alto. Per una scelta educativa fedele al Vangelo e alla vita’, per proporre una riflessione e fornire strumenti concreti a giovani e adulti sul senso della scelta educativa, che ha rappresentato un’occasione per interrogarsi sul valore, sulle responsabilità e sulle sfide che accompagnano chi si dedica all’educazione, ricordando che questa missione è chiamata a rimanere ‘fedele al Vangelo e alla vita’. Anche il presidente della Cei, cardinal Matteo Zuppi, nel video messaggio aveva evidenziato che l’educazione non è protagonismo, come insegna san Piergiorgio Frassati: “Non è un problema prestazionale di protagonismo soggettivo e individualista in cui devo far vedere e devo mostrare chi sono, con anche i fallimenti e delusioni che questo comporta, o come tanti culturismi soggettivi che impediscono poi di costruire la comunità e di pensarsi insieme, di pensarsi in relazione”.

 

E’ stato un invito ad ‘entrare nelle case’, come ha fatto Gesù che è nato per farsi ‘carne’: “Il Signore entra nella vita, il Natale è il Signore che entra nella storia e che ci fa entrare con Lui nella storia. Ecco, io mi auguro che l’Azione Cattolica continui ad aiutare tanti ad andare verso l'alto, a cercare l'alto per trovare sé stessi e il prossimo”. La prima giornata è proseguita con gli interventi introduttivi dei responsabili nazionali dei settori Adulti e Giovani e dell’Acr e con una veglia di preghiera, ‘Perché la vostra gioia sia piena’, incentrata sulla vocazione del servizio educativo. Nel giorno successivo i partecipanti hanno dato vita ad incontri sulla cura, ravvivando con la loro gioia ‘colorita’ una città in addobbo per Natale: l’Acr ha continuato la riflessione sui ‘fondamenti’ dell’esperienza educativa, individuando nella fiducia e nella fedeltà le note di stile che caratterizzano l’essere educatore e la relazione educativa tra educatore e ragazzi: quella al servizio educativo è una chiamata esigente e totalizzante, che merita una risposta consapevole e gioiosa. 

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L’Acg ha rilanciato ciò che ha più a cuore: camminare insieme come educatori che si lasciano educare, come comunità che cresce condividendo il passo, le fatiche e la gioia della cura. Invece il settore degli adulti ha utilizzato come slogan la battuta del film ‘Frankenstein Junior’, ‘Si può fare!’, lasciando spazio a chi sogna e costruisce una formazione possibile per gli adulti, tra visioni nuove, metodi condivisi e percorsi che nascono dal vivere l’associazione come esperienza di comunità. Mentre nella celebrazione eucaristica conclusiva, che ha aperto la giornata domenicale, mons. Claudio Giuliodori ha sottolineato che l’educazione è la via che conduce alla santità: “A ben vedere, quanto stiamo vivendo è bello e significativo perché in Azione Cattolica tutti educhiamo e tutti siamo educati. E’ il circolo virtuoso dell’essere educati in Cristo e nella Chiesa che ci fa crescere giorno dopo giorno dentro relazioni fraterne di amore e servizio reciproco, via maestra verso la santità”.

 

E’ stato un invito a tracciare quei percorsi educativi indicati nella lettera apostolica ‘Disegnare nuove mappe di speranza: “Possiamo sentirci a pieno titolo una parte significativa e luminosa di quelle costellazioni che nella storia della Chiesa hanno saputo tradurre l’insegnamento evangelico in percorsi educativi per accompagnare la crescita integrale di ogni persona in tutte le stagioni della vita… stiamo lavorando per contribuire con creatività, competenza e lungimiranza, a rinnovare e rilanciare la passione educativa della Chiesa”.

 

Quindi è stata un’esortazione a percorrere i sentieri ‘educativi’ di san Pier Giorgio Frassati, ribadendo fedeltà alla ‘scelta religiosa’: “Fedeli alla ‘scelta religiosa’, maturata sulla scia del Concilio per essere sempre più profondamente radicati nella missione della Chiesa e liberi da compromissioni improprie, siamo chiamati ancora oggi, soprattutto attraverso il servizio educativo e formativo, in un dialogo aperto e costruttivo con tutti, ad essere fermento di crescita spirituale, di animazione culturale, di testimonianza credibile, personale ed associativa, in tutti gli ambiti della vita umana, dagli affetti alle professioni, dall’economia alla politica, collaborando alla costruzione di un mondo più giusto e solidale, capace di realizzare una pace disarmata e disarmante”. 

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Infine nel confronto conclusivo, ‘Custodire la vita, generare comunità’ il professor Domenico Simeone, docente di pedagogia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha invitato i partecipanti ad una ‘formazione continua’, interrogandosi continuamente sul modo in cui si utilizza il ‘potere’ educativo, che deve essere speso “perché si sviluppi l’empowerment dell’altro e perché questi rafforzi la sua capacità di camminare in modo autonomo”.

 

Anche la dott.ssa Chiara Griffini, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei, ha ricordato come la caratteristica dell’ ‘asimmetria’ nella relazione non deve compromettere il ‘rispetto della dignità di ciascuno’: “La prima cosa di cui ha bisogno una persona vittima di qualunque forma di abuso è essere ascoltato. In questo caso occorre mettere in atto un ‘ascolto attivo’, e dunque ci si ferma e si fa sentire l’altro oggetto di attenzione, senza pretendere di identificare subito ciò che si ascolta”. 

 

E sull’importanza del curare la vita comunitaria, e del ‘rigenerare le istituzioni associative esistenti’ ha insistito la conclusione del presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano: “Dobbiamo riempire di senso le nostre espressioni di vita associativa, che non sono un ostacolo all’efficienza e curare le nostre équipe, che esistono in quanto, per tenere gli occhi sulle persone, non si può che lavorare insieme”. 

 

Perché l’Azione Cattolica Italiana punta sull’educazione?

“L’atto educativo è l’azione propria della vita associativa: prendersi cura delle persone significa costruire legami significativi per costruire la vita della comunità. Nell’esperienza associativa abbiamo imparato che l’educazione è uno stile di abitare le relazioni, ma è anche un modo per generare la vita civile e sociale. La sfida educativa ci porta verso l’altro aiutandoci a stare insieme”.

 

In quale modo l’educazione può essere un aiuto per uno sguardo verso l’alto?

“Il rapporto con l’altro implica anche un atto contemplativo verso l’alto, perché nel Vangelo Gesù ha affermato che Lo possiamo riconoscere nei fratelli. L’evangelizzazione è un’azione educativa; quindi un’autentica azione educativa non può che essere un’azione di annuncio di Vangelo”.

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Allora è possibile costruire alleanza tra Azione Cattolica Italiana, Chiesa ed istituzioni civili?

“Bisogna costruire alleanze educative, in quanto è necessario educare insieme: ci vuole un villaggio. Così bisogna costruire reti associative ed avere una visione organica dell’educazione, in modo d tenere in conto tutte le situazioni della persona, perché essa possa aver accesso ad un percorso di crescita culturale, spirituale e fisica”.