Città del Vaticano , giovedì, 16. maggio, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Prima l’arcivescovo Henryk Hoser, e poi l’arcivescovo Aldo Cavalli (che ha sostituito Hoser quando questi è morto) sono stati inviati da Papa Francesco come visitatori apostolici con caratteri speciali a Medjugorje. E il motivo è chiaro: quello di osservare da vicino una realtà che, dalle prime apparizioni, si è evoluta, con contorni da chiarire. La Commissione Ruini, voluta da Benedetto XVI, ebbe valutazioni positive sulle prime apparizioni, meno sul resto. Ed è in una situazione che comunque viene definita da tutti “di grazia,” con molti pellegrinaggi, che si trova ad operare.
Inevitabile che il discorso cadesse anche su Medjugorije, nell’incontro che Papa Francesco ha avuto con i vescovi di Bosnia Erzegovina lo scorso 6 maggio. A svelare i temi dell’incontro ci ha pensato l’agenzia cattolica bosniaca KTA.
Guidati dall’arcivescovo Tomo Vuksic, arcivescovo di Sarajevo, i vescovi hanno affrontato diversi temi. Prima di tutto, il trauma della guerra, che ancora non è terminato. Quindi, le vocazioni sacerdotali e religiose, il cui numero è in calo, mentre c’è un forte impegno dei catechisti.
E poi, ovviamente, la situazione a Medjugorije.
I vescovi hanno parlato della necessità di garantire assistenza pastorale ai numerosi credenti che giungono al luogo di pellegrinaggio. Secondo la parrocchia, gestita dell’ordine francescano, nel solo aprile 2024 è stata distribuita la comunione a 150 mila persone, e ogni giorno hanno concelberato in media più di 120 sacerdoti.