Città del Vaticano , sabato, 18. maggio, 2024 12:45 (ACI Stampa).
"L'esempio di Guido de Montpellier, uomo assolutamente unico nella sua umile vita spirituale, nell'obbedienza e nel servizio ai poveri ci ha sempre attratto e ispirato. Crediamo, pertanto, che sia giunto il momento in cui egli debba essere presentato in modo speciale alla Chiesa di Dio, alla quale continua a parlare attraverso la sua fede e le opere di misericordia". Così scrive Papa Francesco nella Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio "Fide Incensus" con la quale viene concesso a tutti gli ordini, alle congregazioni e alle comunità che si ispirano al carisma di Santo Spirito in Sassia, il culto liturgico di Fratel Guido di Montpellier, con il titolo di Beato.
Resa neta oggi in lingua latina e italiana, nella Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio il Papa sottolinea che "considerati i lodevoli giudizi espressi da alcuni nostri Predecessori circa la santità di vita di Guido de Montpellier, e dopo le numerose richieste costantemente inoltrate da Cardinali, Vescovi, Religiosi, e soprattutto da Ordini, Congregazioni e Istituti ispirati alla Regola e alla vita di Guido, nonché da laici, che si sono rivolti alla Santa Sede per conferire gli onori liturgici a Guido di Montpellier, Noi, con sicura consapevolezza, considerati gli eccellenti meriti di Guido de Montpellier, finora presenti nella Chiesa, di nostra volontà, per il bene delle anime, abbiamo deciso di concedere uno speciale segno di grazia".
Per questo - continua la Lettera - "iscriviamo nel catalogo dei Beati Guido di Montpellier la cui memoria, con la Liturgia delle Ore e la Celebrazione eucaristica da collocare il 7 febbraio, diamo disposizione che sia in tale giorno obbligatoria per gli Ordini, le Congregazioni e gli Istituti di Santo Spirito in Sassia nonché per gli Istituti che si ispirano al carisma di Guido".
Nella Lettera Apostolica il Pontefice ripercorre la vita di esempio e di carità di Guido di Montpellier. "Guido nacque nella seconda metà del XII secolo, nella città francese di Montpellier, da una famiglia benestante. Prima dell'anno 1190 iniziò a servire i poveri e i bisognosi, fondando per loro una casa-ospedale nella periferia di Montpellier. Sin dall'inizio Guido affidò questa opera di misericordia allo Spirito Santo. In breve tempo Guido trovò molti seguaci che, ispirati dal suo esempio, volevano servire i poveri e i bisognosi. Nacque così una comunità, i cui membri erano uomini e donne, laici ed ecclesiastici. Lotario di Segni, futuro papa Innocenzo III, durante i suoi studi in Francia, conobbe le opere di misericordia compiute da Guido e, in seguito alla sua elezione al Soglio di Pietro, diede ad esse il suo appoggio. Il 23 aprile 1198 l'ospedale di Montpellier passò sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede e il Sommo Pontefice confermò la regola monastica preparata da Guido per la sua comunità. Nel 1198, oltre all'ospedale di Montpellier, la comunità contava già altri dieci luoghi simili nel sud della Francia e due a Roma. Con la bolla Cupientes pro plurimis, emessa ad Anagni il 1 O dicembre 1201, la chiesa di Sancta Maria in Saxia a Roma (oggi chiesa di Santo Spirito in Sassia) insieme alla domus hospitalis, fondata dallo stesso Innocenzo III tra il 1198 e il 1201, fu affidata alla cura di Guido de Montpellier e dei suoi compagni", si legge bene nella Lettera Apostolica.
L'opera di Montepellier continua. "Guido, desideroso di realizzare il più fedelmente possibile l'ideale di misericordia proclamato da Gesù, delineò un obiettivo molto ampio per la sua opera, che mirava ad abbracciare l'uomo nella sua totalità, nell'anima e nel corpo, e si estendeva dai più piccoli ai più anziani. Oltre all'assistenza materiale e spirituale per le madri lasciate sole e per le prostitute, nell'Ospedale di Santo Spirito in Sassia venne costruita una delle prime ruote degli esposti, dove i neonati potevano essere lasciati anonimamente sotto la cura della comunità di Guido. I bambini abbandonati ricevevano così un'opportunità di sviluppo integrale nella domus hospitalis. Guido non si limitò solo ad aiutare coloro che venivano da lui, ma incoraggiò le consorelle e i confratelli ad uscire per le strade in cerca dei bisognosi. A questo servizio incondizionato verso i poveri il fondatore di Montpellier univa la contemplazione religiosa dell'amore di Dio. Da questo costante incontro con Dio egli traeva le forze per servire gli sfortunati, divenendo per loro fonte di conforto, di gioia e di pace".