Città del Vaticano , venerdì, 18. aprile, 2025 18:20 (ACI Stampa).
Venerdì Santo, ossia la celebrazione della Passione del Signore. Momento importante per tutta la Chiesa. Simbolo di tutto ciò, la Celebrazione nella basilica di San Pietro, presieduta - delegato da Papa Francesco ancora convalescente dalla polmonite bilaterale che lo ha colpito nel febbraio scorso - dal Cardinale Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali. A tenere la predica, il padre francescano Roberto Pasolini, Predicatore della Casa Pontificia.
“Ricordati, o Padre, della tua misericordia e santifica con eterna protezione i tuoi fedeli, per i quali Cristo, tuo Figlio, ha istituito nel suo sangue il mistero pasquale”, con queste parole (in latino) inizia la celebrazione, densa, silenziosa, mesta e solenne al contemporaneo. Le Letture: il Libro di Isaia (52, 13 – 53, 12); il salmo responsoriale (“In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia”, questi i primi versi); e in ultimo la Lettera agli Ebrei di San Paolo (4, 14-16; 5, 7-9). E poi, ecco, potente in tutto il suo stile e linguaggio il passo del Vangelo secondo Giovanni: la Passione di Cristo.
L'omelia è del Predicatore della Casa Pontificia, padre Pasolini, che sottolinea subito che: "al centro del Triduo Pasquale palpita un cuore, quello del Venerdì Santo. Tra il bianco della Cena del Signore e quello della sua Risurrezione, la liturgia interrompe la continuità cromatica tingendo di rosso tutti i paramenti e invitando i nostri sensi a sintonizzarsi sulle tonalità intense e drammatiche dell'amore più grande". La liturgia del Venerdì Santo, allora, “ci invita al silenzio e al raccoglimento, perché è il giorno in cui lo Sposo ci è tolto”, così Pasolini. Sottolinea poi il paradosso della Croce che non è “il fallimento di Dio, ma il suo misterioso trionfo”. Questo dato ci propone, allora, un particolare tipo di intelligenza, "l'intelligenza della Croce, che non calcola, ma ama; che non ottimizza, ma si dona. Un'intelligenza non artificiale, ma profondamente relazionale, perché interamente aperta a Dio e agli altri". Poi, lo sguardo si pone sul presente, o meglio sull'umano: "In che modo ascolta Dio le preghiere più sofferte e disperate? Se il Padre non ha risparmiato la morte al suo Figlio, come si comporterà con noi quando gli offriremo tutte le nostre lacrime? In realtà, sappiamo bene come il Padre ha scelto di esaudire la preghiera del Figlio: non gli ha evitato il supplizio della croce, ma gli ha permesso di diventare, proprio su quell'altare, il Salvatore del mondo".