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Pasolini e l’esperienza dei Magi: “Per incontrare il volto del Dio fatto uomo è necessario mettersi in cammino”

Stamane, in aula Paolo VI alla presenza di papa Leone XIV e della Curia romana

L'aula Nervi stamane per la terza meditazione d'Avvento di padre Pasolini | L'aula Nervi stamane per la terza meditazione d'Avvento di padre Pasolini | Credit Vatican Media L'aula Nervi stamane per la terza meditazione d'Avvento di padre Pasolini | L'aula Nervi stamane per la terza meditazione d'Avvento di padre Pasolini | Credit Vatican Media

Terza meditazione d’Avvento, sul tema “L’universalità della salvezza”, quella tenuta questa mattina, nell’Aula Paolo VI dal predicatore della Casa pontificia, padre Roberto Pasolini. Presenti nell’aula Nervi, papa di Leone XIV e alla Curia romana.

 

“Sia il Giubileo sia il Natale del Signore ci pongono davanti alla stessa sfida: riconoscere la venuta di Cristo nella nostra umanità come una luce da accogliere, dilatare e offrire al mondo. In gioco c’è la cattolicità della Chiesa, nel suo duplice e inscindibile significato: da una parte, il possedere la pienezza di Cristo; dall’altra, l’essere inviata alla totalità del genere umano, senza eccezioni né esclusioni. È questa la speranza che vogliamo contemplare: una salvezza realmente universale” con queste parole ha esordito padre Pasolini nella sua meditazione d’Avvento.

 

Una meditazione, poi, che si concentra sul tema della luce: “La luce di Cristo si manifesta come luce vera perché è capace di illuminare, chiarire e orientare l’intera complessità dell’esperienza umana. Non cancella le domande, i desideri e le ricerche dell’uomo, ma li mette in relazione, li purifica e li conduce verso un senso più pieno” ha continuato il religioso cappuccino. Un luce che porta alla verità che è Cristo. Anche se come lo stesso evangelista Giovanni “non manca di sottolineare, questa luce non è accolta spontaneamente. Anzi, il suo apparire suscita in noi una resistenza inattesa e dolorosa”. In questo contesto, Pasolini, allora parla di un Gesù che “non contrappone chi fa il male a chi fa il bene, ma chi fa il male a chi fa la verità”.

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E sempre al centro della sua meditazione, il tema della verità: e per la Chiesa è sempre importante “avviare un cammino di maggiore verità”, che vuol dire non “esibire una purezza morale o rivendicare una coerenza impeccabile”, ma “presentarsi con sincerità, e riconoscere “resistenze” e “fragilità”. 

 

Viene poi sottolineata l’importanza dei Magi “che si mettono in cammino da lontano seguendo la legge più esigente di tutte: la legge del desiderio. In questo modo, i Magi ci mostrano che per accogliere la luce del Natale è necessaria una certa distanza, talvolta persino una rincorsa”. Loro hanno un modo del tutto singolare per contemplare questa luce: “con uno sguardo più libero, più profondo, più capace di sorpresa”. E sempre in merito ai Magi, Pasolini sottolinea il loro atteggiamento di ricerca: “Il loro movimento afferma una verità decisiva: per incontrare il volto del Dio fatto uomo è necessario mettersi in cammino”. E una delle tentazioni per gli uomini di oggi è quella, appunto, di non mettersi in movimento. Sottolinea, inoltre, l’importanza del “farsi toccare” dalla venuta del Salvatore. Il mondo di oggi ha il rischio di essere distante, di non entrare realmente in ciò che accade attorno: “Sappiamo tante cose, ma restiamo distanti. Osserviamo la realtà senza lasciarci toccare, protetti da una posizione che ci mette al riparo dall’imprevisto. Così l’informazione diventa una scorciatoia ingannevole: ci fa sentire partecipi, mentre in realtà ci permette di restare fermi”. E per cercare di mettersi in cammino, in ricerca, proprio come hanno fatto i Magi - per il predicatore della Casa pontificia - ci vuole coraggio che “significa abbandonare la sedentarietà che ci protegge ma ci immobilizza, accettare la fatica del cammino, esporsi all’incertezza di ciò che non è ancora chiaro”. 

 

Infine, un ultimo aspetto sempre legato ai Magi: l’umiltà di sapersi abbassare per contemplare il Bambino Gesù. Essere in cammino e poi inginocchiarsi: è questo il movimento della fede. Pasolini, a riguardo, sottolinea che “ci si alza per uscire da sé, non per mettersi al centro. E poi ci si abbassa, perché ci si accorge che ciò che incontriamo sfugge al nostro controllo. Questo vale nel rapporto con Dio, ma anche nelle relazioni di ogni giorno”. Così per ogni fedele, così per la Chiesa che deve prevedere questo “doppio movimento” (alzarsi e prostrarsi) che per Paolini rimane  “essenziale”. E sulla Chiesa, conclude: “Una Chiesa che offre a tutti la presenza di Cristo non si appropria della sua luce, ma la riflette. Non si pone al centro per dominare, ma per attrarre. E proprio per questo diventa spazio di incontro, dove ciascuno può riconoscere Cristo e, davanti a lui, ritrovare il senso della propria vita”. 

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