Città del Vaticano , domenica, 20. aprile, 2025 12:20 (ACI Stampa).
Libertà religiosa, il disarmo, la richiesta di non cedere alla logica della paura: Papa Francesco fa risuonare il suo appello urbi et orbi, toccando varie situazioni internazionali – dalle immancabili Terrasanta e “martoriata” Ucraina, al Libano e la Siria, con una menzione per la situazione nello Yemen, dimenticata dai media internazionali - mettendo in luce come Cristo sia “la speranza che non delude”, come in fondo dice anche la bolla di indizione del Giubileo che stiamo celebrando, ribadendo che agli occhi di Dio ogni vita è preziosa, da quella del bambino non nato a quella degli anziani, e condannando “la volontà di morte” all’origine di tanti conflitti, e chiedendo che “non venga mai meno il principio di umanità” – con un appello anche per la liberazione dei prigionieri nell’anno del Giubileo.
Un Papa Francesco ancora convalescente decide comunque di essere presente al momento di divulgare il messaggio urbi et orbi, e di dare la sua benedizione speciale alla città e al mondo. Arriva in sedia a rotelle, dopo aver salutato brevemente a Santa Marta il vicepresidente USA JD Vance, sulla Loggia delle Benedizioni, salutato dagli inni nazionali vaticano e italiano, come di consueto. Il Papa parla con la voce rotta, con pochissima voce. Dice solo: "Fratelli e Sorelle, buona Pasqua". E poi chiede, quasi senza fiato, all'arcivescovo Ravelli, Maestro delle Cerimonie Pontificie, di leggere il messaggio. Una scelta insolita: il Papa era accompagnato il loggia centrale del Cardinale Fernando Vergez Alzaga, presidente emerito del Governatorato, e dal Cardinale Dominique Mamberti, protodiacono, cui sarebbe spettato in teoria di leggere il messaggio per il Papa. Al termine, il Papa, con un filo di voce e molta fatica, dà la benedizione urbi et orbi.
È una Pasqua particolare, celebrata insieme ai fratelli ortodossi o le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano, nell’anno del 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea. Papa Francesco voleva andare in Turchia a celebrare questo anniversario, ma sarà da vedere se sarà possibile, considerando le sue condizioni di salute.
Come sempre, il messaggio urbi et orbi parte dall’annuncio della Resurrezione. Che significa che “l’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto le tenebre. La verità ha vinto la menzogna. Il perdono ha vinto la vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno”.
Papa Francesco si rivolge a coloro che sono “nel dolore e nell’angoscia”, e ricorda che il loro “grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta”, e Cristo crocifisso e risorto “non è una speranza evasiva, ma impegnativa. Non è alienante, ma responsabilizzante”, perché “quanti sperano in Dio pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte, si lasciano rialzare e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita”.