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Papa Francesco, urbi et orbi di Pasqua: “Non cedere alla logica della paura”

Nel messaggio alla città e al mondo, Papa Francesco fa una disamina della situazione internazionale. La libertà religiosa. Il disarmo. L’appello per la pace

Papa Francesco, Urbi et Orbi 2025 | Papa Francesco all'Urbi et Orbi dalla Loggia delle Benedizioni, mentre l'arcivescovo Ravelli legge il messaggio, 20 aprile 2025 | Daniel Ibanez / ACI Group Papa Francesco, Urbi et Orbi 2025 | Papa Francesco all'Urbi et Orbi dalla Loggia delle Benedizioni, mentre l'arcivescovo Ravelli legge il messaggio, 20 aprile 2025 | Daniel Ibanez / ACI Group

Libertà religiosa, il disarmo, la richiesta di non cedere alla logica della paura: Papa Francesco fa risuonare il suo appello urbi et orbi, toccando varie situazioni internazionali – dalle immancabili Terrasanta e “martoriata” Ucraina, al Libano e la Siria, con una menzione per la situazione nello Yemen, dimenticata dai media internazionali -  mettendo in luce come Cristo sia “la speranza che non delude”, come in fondo dice anche la bolla di indizione del Giubileo che stiamo celebrando, ribadendo che agli occhi di Dio ogni vita è preziosa, da quella del bambino non nato a quella degli anziani, e condannando “la volontà di morte” all’origine di tanti conflitti, e chiedendo che “non venga mai meno il principio di umanità” – con un appello anche per la liberazione dei prigionieri nell’anno del Giubileo.

Un Papa Francesco ancora convalescente decide comunque di essere presente al momento di divulgare il messaggio urbi et orbi, e di dare la sua benedizione speciale alla città e al mondo. Arriva in sedia a rotelle, dopo aver salutato brevemente a Santa Marta il vicepresidente USA JD Vance, sulla Loggia delle Benedizioni, salutato dagli inni nazionali vaticano e italiano, come di consueto. Il Papa parla con la voce rotta, con pochissima voce. Dice solo: "Fratelli e Sorelle, buona Pasqua". E poi chiede, quasi senza fiato, all'arcivescovo Ravelli, Maestro delle Cerimonie Pontificie, di leggere il messaggio. Una scelta insolita: il Papa era accompagnato il loggia centrale del Cardinale Fernando Vergez Alzaga, presidente emerito del Governatorato, e dal Cardinale Dominique Mamberti, protodiacono, cui sarebbe spettato in teoria di leggere il messaggio per il Papa. Al termine, il Papa, con un filo di voce e molta fatica, dà la benedizione urbi et orbi.

È una Pasqua particolare, celebrata insieme ai fratelli ortodossi o le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano, nell’anno del 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea. Papa Francesco voleva andare in Turchia a celebrare questo anniversario, ma sarà da vedere se sarà possibile, considerando le sue condizioni di salute.

Come sempre, il messaggio urbi et orbi parte dall’annuncio della Resurrezione. Che significa che “l’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto le tenebre. La verità ha vinto la menzogna. Il perdono ha vinto la vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno”.

Papa Francesco si rivolge a coloro che sono “nel dolore e nell’angoscia”, e ricorda che il loro “grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta”, e Cristo crocifisso e risorto “non è una speranza evasiva, ma impegnativa. Non è alienante, ma responsabilizzante”, perché “quanti sperano in Dio pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte, si lasciano rialzare e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita”.

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La nostra esistenza, dice Papa Francesco, “non è fatta per la morte, ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita”.

E ogni vita è preziosa agli occhi di Dio, da “quella del bambino nel grembo di sua madre” a quella “dell’anziano e del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare”.

Lamenta Papa Francesco: “Quanta volontà di morte vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo! Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini! Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti!”

Papa Francesco auspica che oggi “si torna a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio! Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!

Quindi, comincia, la disamina delle situazioni internazionali. Si comincia dalla Terrasanta, da dove si deve irradiare “pace sul mondo intero”. Papa Francesco si dice “vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese”, e lamenta “il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo”, ma non dimentica la popolazione e “la comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria”. Papa Francesco fa un appello per il cessate il fuoco, per la liberazione degli ostaggi e per aiutare la popolazione “che ha fame ed aspira ad un futuro di pace”.

Dalla Terrasanta al Libano e alla Siria, che vive “un passaggio delicato della sua storia”, e poi a tutto il Medio Oriente, che va accompagnato “con attenzione e preghiera”.

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Papa Francesco rivolge anche un pensiero speciale “al popolo dello Yemen, che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie prolungate del mondo a causa della guerra”, e invita a “trovare soluzioni attraverso un dialogo costruttivo”.

E poi, immancabile il riferimento all’Ucraina, dove la Russia ha proclamato una tregua di Pasqua di 30 ore. “Cristo Risorto – afferma il Papa - effonda il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina e incoraggi tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura”.

Lo sguardo di Papa Francesco si posa poi sul Caucaso meridionale. “Preghiamo – ricorda Papa Francesco - affinché si giunga presto alla firma e all’attuazione di un definitivo Accordo di pace tra l’Armenia e l’Azerbaigian, che conduca alla tanto desiderata riconciliazione nella Regione”.

Quindi, ci si sposta sui Balcani occidentali: Papa Francesco chiede “propositi di concordia”, e prega che gli attori politici si adoperino “per evitare l’acuirsi di tensioni e crisi, così come i partner della Regione nel respingere comportamenti pericolosi e destabilizzanti”.

Capitolo Africa: Papa Francesco chiede pace “alle popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e Sud Sudan, e sostenga quanti soffrono a causa delle tensioni nel Sahel, nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi, come pure i cristiani che in molti luoghi non possono professare liberamente la loro fede”.

Il Papa sottolinea che “nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui”, e ribadisce che “nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.

Papa Francesco invita anche ad “abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche”, a “prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”.

In particolare, Papa Francesco ricorda il Myanmar, colpito dalle conseguenze del devastante terremoto a Sagaing, e prega “per le vittime e per i loro cari e ringraziamo di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso”, considerando che “l’annuncio del cessate-il-fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar”.

L’appello del Papa a quanti hanno responsabilità politiche è di “non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo”.

In fondo, aggiunge, “sono queste le ‘armi’ della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!

Afferma Papa Francesco: “Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità”.

Il Papa fa infine l’appello, nell’anno del Giubileo, a liberare i prigionieri di guerra e i prigionieri politici”.

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