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Il cardinale Zuppi conferma l'impegno a costruire la Chiesa madre che comprende accompagna accarezza.

Messa in suffragio all'altare della Cattedra durante l'omaggio dei fedeli alla salma di Papa Francesco

Il cardinale Zuppi |  | Tv 2000 Il cardinale Zuppi | | Tv 2000

Una messa che accompagna il popolo di coloro che si reca a rendere omaggio alla salma di Papa Francesco nella basilica vaticana, a presiederla il presidente della CEI il cardinale Zuppi.

Un ricordo di Papa Francesco dedicato alla carità e all'amore, perché "Dio non è solitudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo e luminoso”. L’umanità, quindi la parzialità, del nostro amore, segnato sempre anche dalla nostra fragilità umana, non solo non impedisce questa bellezza, ma la fa risaltare, perché non è la luce ipocrita dei farisei o dell’esaltazione di sé come è la gloria degli uomini, ma è quella di peccatori perdonati, nella cui debolezza risalta la grandezza di Dio" dice, e poi: "Ringraziamo per il dono di questo padre e Pastore, fratello, che ha speso fino alla fine la sua vita, con tanta libertà evangelica, senza supponenza, scegliendo la semplicità e ricordando che questa è, nella tradizione francescana, sorella germana della povertà, il quale non approvava “ogni tipo di semplicità, ma quella soltanto che, contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto".

E ancora" L’amore, il servizio, si accorge del povero, della sua attesa, sa guardare e raccoglie e fa sua la speranza, proprio perché ha solo amore, vive la compassione di Gesù. Lo prese per la mano destra e lo sollevò". E il paragone con la semplicità di San Francesco che non è una semplicità banale ma "quella soltanto che, contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto". Una semplicità che serve a mostrare la grandezza di Dio. E del resto la vita passa attraverso la sofferenza, "Papa Francesco continua a parlarci di questo essere pellegrini e ci chiede di esserlo noi, ma insieme, comunità cristiana forte perché piena di amore vero, umano, di relazioni personali perché al centro c’è la relazione con la parola".  E chiede alla Chiesa in Italia di essere "una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa. Mai in difensiva per timore di perdere qualcosa".

E "ci raccomanda anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro, che non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria “fetta” della torta comune, ma occorre cercare il bene comune per tutti. Discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si trova coinvolto nel conflitto. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo".

Zuppi ricorda le parole di Papa Francesco nel discorso di Firenze: "mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”.

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E conclude: "Cari fratelli e sorelle, nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempre e ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose!" Poi il grazie e l'impegno a costruire la Chiesa madre che comprende accompagna accarezza.