Roma , venerdì, 9. maggio, 2025 16:00 (ACI Stampa).
Il Papa appena eletto, Leone XIV, è un agostiniano, come sappiamo.
Per introdurre alla conoscenza del 267mo successore di Pietro ci sono molte letture da affrontare. A cominciare, naturalmente, dalle opere stesse di sant’Agostino, e con quella che è la sua opera più universalmente nota, Le Confessioni, che rappresentano, oltretutto, un modello insuperato del genere autobiografico e un diario spirituale che hanno sviluppato una profonda influenza nella cultura occidentale.
Nessuno, dunque potrebbe descrivere meglio la sua esistenza, e in ogni caso molti si sono cimentati nell’impresa di descrivere la straordinaria parabola esistenziale di Agostino di Ippona, contribuendo a farla conoscere e farla diventare quasi paradigmatica: il giovane ambizioso, intelligente, tutto dedito ai piaceri mondani, che si converte e diventa uno della più importanti figure della storia della Chiesa.
Louis De Wohl, scrittore di grande capacità di empatia, si potrebbe dire, con i personaggi che ricrea nella forma romanzata, ha affrontato la grande impresa di raccontare Agostino e quel che ha vissuto e incarnato in un racconto affascinante e avventuroso, capace di far avvicinare anche i lettori meno “strutturati” dal punto di vista teologico alla profondità e vastità del pensiero agostiniano. Lo scrittore, com’è sua abitudine, costruisce una puntale ricostruzione storica in modo fluido e scorrevole e sceglie di raccontare molto di questa storia dal punto di vista di Alipio, amico fedele e testimone dello straordinario percorso di Agostino, inserito nell’ epoca complessa in cui l’impero romano entra in una crisi irreversibile e un nuovo mondo si fa strada, tra violenze, guerre, ma anche nuove, straordinarie prospettive.
L’infanzia e la gioventù di Agostino trascorrono in Africa, fra la città natale di Tagaste e Cartagine, dove si completa la sua formazione e nasce la sua passione intellettuale per la dottrina manichea. Circondato da amici devoti (Alipio, Romaniano, Armodio, Onorato), e dall’affetto incondizionato di Melania, il giovane brillante maestro di retorica si lascia conquistare dal fascino della teoria di Mani, che sembra poter offrire una risposta alle sue più profonde domande esistenziali. Il manicheismo, dunque, come prima scelta filosofica e, in qualche modo, di comportamento. Compare sulla scena, sia pure a lungo sullo sfondo, però, la figura della madre Monica, che vede il figlio avventurarsi in una serie di esperienze “pericolose”, che potrebbero perderlo, e quindi invoca la protezione di Dio con preghiere incessanti.