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Il Giubileo delle Chiese orientali: tre giorni ricchi di preghiere e di parole di speranza

Con la Divina Liturgia di oggi pomeriggio in San Pietro si chiude il Giubileo delle Chiese orientali

Un momento della celebrazione di oggi a San Pietro | Un momento della celebrazione di oggi a San Pietro | Credit Vatican Media Un momento della celebrazione di oggi a San Pietro | Un momento della celebrazione di oggi a San Pietro | Credit Vatican Media

 

E dopo l’udienza con Papa Leone XIV di questa mattina, nella basilica di San Pietro si è tenuta nel primo pomeriggio la Divina liturgia in rito Siro-orientale, rito conclusivo del Giubileo delle Chiese Orientali presieduto dal patriarca caldeo Louis Raphaël I Sako. "Che la celebrazione sia un segno, non solo di un'eredità conservata, ma di una comunione viva", queste le parole dell'omelia affidata a Sua Beatitudine Mar Raphael Thattil, arcivescovo maggiore della Chiesa Siro-Malabarese che ha aggiunto: "Lasciamoci rinnovare nel desiderio di procedere insieme, Oriente e Occidente, come un'unica Chiesa pellegrina che proclama la speranza in un mondo bisognoso di guarigione". 


A intervenire al rito anche il cardinal Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, che nel suo intervento ha ringraziato i presenti e li ha esortati a continuare “ad essere missionari perché la missione della Chiesa non si è conclusa". E, in merito alle varie diaspore, ha voluto lanciare un messaggio di speranza: "Dio provvede a creare una nuova occasione di evangelizzazione. Voi siete i missionari oggi, continuate nelle vostre tradizioni, a seconda delle vostre culture. Se le perdete è la Chiesa che perde una parte importante di sé che non potrà essere sostituita". 

È stato in questi giorni il momento di un fitto programma di importanti momenti religiosi per il Giubileo delle Chiese Orientali, come quelli celebrati nella basilica di Santa Maria Maggiore. Due momenti, soprattutto: la Divina liturgia in rito armeno svoltasi il 12 maggio scorso e i Vespri (nella giornata di ieri, 13 maggio) che hanno visto coinvolti oltre 500 fedeli. Una liturgia, quella dei Vespri, in rito siro-antiocheno, alla presenza dei vertici religiosi delle Chiese siro-cattolica, maronita e siro-malankarese. 

 

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Alla Divina liturgia in Santa Maria Maggiore del 12 scorso era presente anche il prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, il cardinale Claudio Gugerotti, assieme al segretario del Dicastero, monsignor Michel Jalakh, e ad altri rappresentanti delle Chiese Orientali della capitale, oltre ad alcuni rappresentanti diplomatici. Fra questi, l’ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Boris Sahakian, e l’ambasciatore Armeno in Italia, Vladimir Karapetian. L’omelia è stata affidata al patriarca della Chiesa Armeno cattolica, Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian, che ha definito quello attuale un “tempo di grazia di rinnovamento”. Bisogna andare avanti con coraggio nel testimoniare Cristo “affinché́ la speranza possa risplendere in ogni cuore e in ogni famiglia, portando pace e amore nel mondo”. Il patriarca Minassian ha poi rivolto parole di ringraziamento al Signore anche per il dono di Papa Leone XIV. A lui, “con cuore filiale”, ha augurato un ministero fecondo e “ricco di benedizioni”.

 

Nella serata di ieri è stata la volta dei Vespri, sempre nella basilica di Santa Maria Maggiore. A presiedere al rito, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, e l’arcivescovo maggiore siro-malankarese, il cardinale Baselios Cleemis, oltre al cardinale Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali. Il Patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan, ha espresso parole di speranza:  “Che la pace possa regnare ovunque, ma specialmente nei nostri Paesi, perché abbiamo vissuto tante persecuzioni e oppressioni. Ma il problema adesso non è questione di essere oppressi come individui, come famiglie, ma come Chiese apostoliche. Non sappiamo come fare per convincere i nostri, particolarmente i giovani, a rimanere saldi nella fede e nella loro terra di origine. Per noi la pace non è solamente una parola che  pronunciamo quando cantiamo e preghiamo per la pace, ma è per noi una questione di sopravvivenza”.

Tre giorni intensi, tre giorni di preghiera e di riflessione che hanno visto “colorare” le basiliche romane delle ricche e sgargianti casule dei ministri delle Chiese orientali, patrimonio spirituale e culturale della Chiesa universale al quale Papa Leone XIV ha espresso parole di incoraggiamento e stima: “Siete preziosi, la Chiesa ha bisogno di voi".