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30 anni fa la Giornata Mondiale della Gioventù in un paese ex-comunista, a Czestochowa

Il cardinale Camillo Ruini ricorda le Giornate Mondiali della Gioventù

Giovanni Paolo II e l'allora vescovo ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla Camillo Ruini, nei primi anni'80 |  | laliberta.info Giovanni Paolo II e l'allora vescovo ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla Camillo Ruini, nei primi anni'80 | | laliberta.info

Per celebrare il 1950º anniversario della Risurrezione di Gesù, tra l’anno 1983 e 1984,  si tenne a Roma l'Anno Santo della Redenzione. Nel programma fu inserito, in prossimità della Domenica delle Palme, il Giubileo internazionale della Gioventù. In quell'occasione giunsero a Roma da tutto il mondo 300 mila giovani. Durante quell’evento Giovanni Paolo II consegnò ai giovani una croce di legno: doveva essere il simbolo “dell'amore del Signore Gesù per l'umanità e come annuncio che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione”.

L’anno successivo fu proclamato dall'ONU Anno Internazionale della Gioventù. Il Papa colse l'occasione per ripetere l'esperienza dell'anno precedente promuovendo un nuovo incontro con i giovani la Domenica delle Palme del 1985. Nell'occasione il Papa istituì ufficialmente la "Giornata Mondiale della Gioventù", da celebrarsi con cadenza annuale appunto la settimana precedente alla Pasqua. L’organizzazione delle GMG fu affidata al Pontificio Consiglio per i Laici, la cui "Sezione giovani" fu istituita proprio a questo scopo. 

LA prima GMG si svolse a Roma, in piazza San Pietro, il 23 marzo del 1986, Domenica delle Palme e il suo motto fu: "Sempre pronti a testimoniare la speranza che è in voi".

Uno dei testimoni di quella iniziativa è il cardinale Camillo Ruini, uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II. 

Eminenza, ho ricordato questa breve storia dell’inizio delle celebrazioni delle GMG per farLe una domanda: Nel lontano 1985 Lei, che era già un vescovo italiano, pensava che quegli incontri con i giovani sarebbero diventati uno dei più significativi tratti della pastorale di Giovanni Paolo II?  

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Nel 1985 ero vescovo ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla ma, come Vicepresidente del Comitato promotore del Convegno di Loreto, ero già pienamente coinvolto nelle problematiche della Chiesa italiana. Ho quindi partecipato sia al Giubileo internazionale della Gioventù sia all’incontro dei giovani con il Papa nella Domenica delle Palme 1985. Ero entusiasta di quelle esperienze e vedevo quanto stessero a cuore al Papa. Ero certo, pertanto, che avrebbero continuato ad avere un grande spazio nella pastorale di Giovanni Paolo II, anche se non potevo prevedere che già nell’anno successivo il Papa avrebbe istituito le GMG. 

Dopo il primo incontro a Roma, le successive GMG si svolgevano nei luoghi molto significativi, appositamente scelti da Giovanni Paolo II. E così la seconda GMG ebbe luogo nell'aprile del 1987 a Buenos Aires, in Argentina, nel "continente della speranza", e la terza, nel 1989, tre mesi prima della caduta del Muro di Berlino, in Spagna, a Santiago de Compostela (i pellegrinaggi a Santiago sono il simbolo dell’unità del nostro continente). Secondo Lei, Eminenza, quale messaggio voleva trasmettere il Papa radunando i giovani da tutto il mondo in questi precisi luoghi?

Un messaggio era certamente quello dell’universalità: come alle GMG erano invitati i giovani di tutto il mondo così queste giornate venivano celebrate nelle varie nazioni e nei diversi continenti. Poi, ad esempio, la Giornata di Santiago, luogo altamente significativo dell’unità dell’Europa cristiana, voleva rilanciare questa unità e proprio per tale motivo ci furono dei gruppi, anche cattolici, che contestarono la scelta di Santiago.

La GMG del 1991 si svolse già nell’Europa senza la cortina di ferro. Perciò Giovanni Paolo II poteva invitare i giovani del mondo intero in un Paese ex comunista, nel cuore religioso della sua Patria, a Czestochowa dove si presentarono circa un milione e mezzo di persone. "E' la prima volta che vi si registra una partecipazione così numerosa di giovani dell'Europa orientale” – ha detto il Papa –, aggiungendo: "Come non riconoscere in ciò un grande dono dello Spirito Santo?” Che significato aveva per la Chiesa e il mondo quella giornata a Czestochowa?

Direi una ricchezza di significati. Anzitutto un grande omaggio alla Polonia e al ruolo decisivo che essa ha avuto nel far cadere la cortina di ferro che divideva l’Europa. Ma anche un forte abbraccio a tutta l’Europa centro-orientale e alla sua gioventù, che per la prima volta poteva partecipare in gran numero alla GMG. Non va dimenticato, inoltre, il significato mariano. Quella giornata si svolse davanti al Santuario della Madonna di Czestochowa, che è il cuore del legame della Polonia con la Vergine Maria. In quei giorni ho passato anch’io molte ore al Santuario, sempre gremito: è stata un’esperienza indimenticabile della devozione mariana dei polacchi.

Lei nel 1991 era già Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. In che modo la Chiesa italiana fu coinvolta nella GMG a Czestochowa?  

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Come Chiesa italiana abbiamo organizzato una forte presenza dei nostri giovani: a Czestochowa sono venute decine di migliaia di italiani. Abbiamo inoltre sostenuto parte delle spese connesse alla GMG e quando sono arrivati, senza preavviso, centomila giovani russi privi di tutto abbiamo provveduto al loro vitto. 

Quali sono i suoi ricordi personali riguardanti la quarta Giornata nella Patria di Giovanni Paolo II?  

Ho trascorso a Czestochowa una settimana che ricordo come una delle più belle della mia vita. Ho già detto delle ore passate al Santuario ma naturalmente molto tempo l’ho dedicato all’incontrare i giovani italiani, in particolare quelli di Roma che erano alcune migliaia. Il loro entusiasmo era contagioso. L’esperienza più intensa è stata quella della veglia con Giovanni Paolo II: ero piuttosto vicino al Papa che aveva davanti a sé quella folla sterminata di giovani e di ragazze, polacchi ma anche di tante altre nazioni. La scena si è ripetuta il mattino seguente, quando abbiamo celebrato con il Papa la Messa che ha concluso la GMG. La mia impressione complessiva è stata di aver vissuto giorni di grazia nei quali si assaporava la presenza di Dio e la forza e giovinezza della Chiesa.

Dalla prima GMG a Roma sono passati 35 anni, dalla GMG a Czestochowa 30 anni; negli anni successivi Giovanni Paolo II continuava la tradizione delle Giornate incontrando milioni di giovani. Si parla addirittura di due generazioni di credenti formatisi spiritualmente durante le GMG. Che cosa significavano le GMG nella recente storia della Chiesa?

Le GMG hanno dato un eccezionale contributo alla formazione di un grandissimo numero di giovani. Hanno costituito così la principale risposta a quello che è forse il più grave problema attuale della Chiesa: l’allontanarsi dei giovani dalla fede. Per questo è necessario che le GMG continuino e ritrovino il loro slancio originario. Tutti coloro che si occupano di pastorale giovanile dovrebbero esserne consapevoli e convergere in un impegno comune.

Negli ultimi anni i giovani sono presi di mira dalle ideologie anticristiane che vogliono strappare dai loro cuori la fede ed allontanarli dalla Chiesa di Cristo. Secondo Lei, Eminenza, come la Chiesa dovrebbe impostare la pastorale dei giovani nel mondo dominato dal relativismo, edonismo, individualismo e dalla dittatura del politicamente corretto?      

Il punto centrale è presentare ai giovani Gesù Cristo, nella pienezza della sua umanità e della sua divinità, dicendo chiaramente che solo in lui c’è salvezza, oggi come all’inizio del cristianesimo. A Gesù Cristo i giovani devono conformarsi, di lui devono nutrirsi, di lui devono entusiasmarsi, di lui e per lui devono vivere: questo vale per i giovani come per ogni cristiano. Compito della Chiesa è aiutare i giovani a compiere questo percorso, sapendo che il Signore stesso, con il suo Santo Spirito, opera all’interno di ciascun giovane e ragazza, per radicarsi nel loro cuore, nella loro intelligenza e nella loro vita. Ci attende dunque un grande lavoro, fatto di preghiera e di testimonianza ma anche di socialità e di cultura: un lavoro da intraprendere con grande fiducia, quella fiducia che si fonda su Dio ben prima che sulle nostre forze.

30 anni fa la GMG nel Paese ex-comunista, a Czestochowa

L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”