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Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili: ci vuole maggiore collaborazione tra istituzioni e enti ecclesiastici

Presentato il report della Terza Rilevazione Territoriale della Cei che analizza le attività dei Servizi Regionali, diocesani/interdiocesani e dei Centri di ascolto per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nel biennio 2023-2024.

"Proteggere, prevenire, formare" | "Proteggere, prevenire, formare" | Credit Cei

“Proteggere, prevenire, formare. La rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, questo il titolo dell’evento che si è tenuto oggi pomeriggio, presso Palazzo Borromeo, organizzato dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Conferenza Episcopale Italiana e dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Un’occasione per presentare la Terza Rilevazione Territoriale che analizza le attività dei Servizi Regionali, diocesani/interdiocesani e dei Centri di ascolto per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nel biennio 2023-2024, evidenziando un impegno crescente nella creazione di ambienti ecclesiali sicuri e nella formazione degli operatori. Continua in questo modo il costante monitoraggio dell’applicazione delle Linee Guida della CEI (24 giugno 2019), aggiornate alla nuova normativa, e delle Linee di azione, approvate dalla 76ª Assemblea Generale della CEI (23-25 maggio 2022).

 

Il documento di sintesi della Terza Rilevazione Territoriale mette in luce “la necessità di una maggiore collaborazione tra i Servizi e le istituzioni civili” in quanto “si evidenzia una scarsa capacità di cooperazione con attori esterni”, visto che “solo una Regione ha attivato collaborazioni con enti non ecclesiali nel 2024. E i rapporti con l’Ordinario sono mantenuti principalmente tramite il Vescovo delegato”. Sintesi: “Si evidenzia la necessità di una maggiore integrazione tra servizi ecclesiali e istituzioni civili per una tutela più efficace”. Inoltre, “nel periodo 2022-2024, i referenti del Servizio Regionale Tutela Minori hanno espresso valutazioni sui punti di forza e di debolezza del servizio, evidenziando un miglioramento generale nelle relazioni e nelle attività di formazione”. Per quanto concerne la sezione servizi diocesani/interdocesiani, l’indagine ha rilevato che la partecipazione dei Servizi Diocesani ha mostrato una distribuzione geografica e dimensionale relativamente omogenea, con un aumento significativo nel Sud Italia”. Le attività di formazione e gli incontri organizzati dai Servizi Diocesani hanno mostrato un trend crescente, con un focus particolare sulla sensibilizzazione riguardo agli abusi. 

 

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Un dato significativo: le collaborazioni con enti e associazioni non ecclesiali sono aumentate, ma rimangono limitate rispetto alle potenzialità. Altro elemento da sottolineare: “Negli ultimi anni, si è registrato un aumento significativo nell’accesso ai Centri di ascolto, evidenziando la fiducia delle persone nel servizio offerto. Questo incremento è accompagnato da una maggiore consapevolezza riguardo agli abusi, in particolare in contesti ecclesiali”. L’analisi dei casi segnalati ha, inoltre, “rivelato un aumento delle segnalazioni di presunti abusi, con una particolare attenzione a diverse tipologie di abuso e ai luoghi in cui si verificano. La parrocchia emerge come il luogo più comune per gli abusi segnalati. Altro elemento che viene segnalato nel Report: “Il profilo delle presunte vittime mostra una prevalenza di maschi e una distribuzione di età che varia nel tempo. I presunti autori di abuso (67) sono principalmente chierici. Il confronto tra le due ultime indagini evidenzia un aumento nell’età media del presunto autore di abusi, che passa da 43 anni nel 2022 a 50 anni nel 2023-2024”.

 

“Le risposte alle domande aperte, elemento nuovo introdotto in questa Rilevazione ritenuto utile a rendere ancor più effettiva la partecipazione dei territori, evidenziano la necessità di una maggiore collaborazione tra la Chiesa e la società civile per affrontare il problema degli abusi. La formazione e la trasparenza sono considerate fondamentali per migliorare la sensibilità e la risposta agli abusi”: così si conclude il report.