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Papa Leone XIV al Clero di Roma: "Camminiamo insieme"

Il Clero della Diocesi di Roma in udienza dal papa in aula Paolo VI in Vaticano

L'udienza di stamane | L'udienza di stamane | Credit Vatican Media L'udienza di stamane | L'udienza di stamane | Credit Vatican Media

Il Clero della Diocesi di Roma incontra il suo Vescovo, Papa Leone XIV. Grande emozione da parte di tutti i presenti all’udienza che si è tenuta stamane nell’aula Paolo VI. Emozione che si percepisce già dal saluto che il cardinal Baldassare Reina, Vicario Generale per la Diocesi di Roma e Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano, ha rivolto al pontefice. Dopo aver presentato i numeri della Diocesi di Roma (il clero romano è composto da 809 sacerdoti, mentre i diaconi permanenti sono 149) Reina si sofferma sul “carettere” di questi numeri, volti ed esperienze del clero romano: “Il suo presbiterio, Santo Padre, è un presbiterio generoso, con un forte senso di appartenenza e con una passione pastorale molto marcata. Di fronte alle difficoltà reagisce in maniera positiva; schietto nel riconoscere i problemi o le criticità, con uno spiccato senso dell’umorismo e sempre pronto a ripartire per il bene della chiesa e delle singole comunità”. E aggiunge: “Non siamo esenti dai condizionamenti culturali di questo tempo complesso e spesso ci interroghiamo su come reagire rispetto alle tante spinte che ci arrivano da ogni dove”.

 

Un affetto, quello del Clero della Diocesi di Roma, ricambiato dallo stesso papa Leone XIV che saluta tutti “con affetto e amicizia”. Prima di tutto, rigrazia per la “vita donata a servizio del Regno, per le vostre fatiche quotidiane, per tanta generosità nell’esercizio del ministero, per tutto ciò che vivete nel silenzio e che, a volte, è accompagnato da sofferenza o da incomprensione”. Poi, anche papa Leone XIV descrive la situazione del clero a Roma, sottolineando che “la nostra è una Diocesi davvero particolare, perché tanti sacerdoti arrivano da diverse parti del mondo, specialmente per motivi di studio; e questo implica che anche la vita pastorale – penso soprattutto alle parrocchie – sia segnata da questa universalità e dalla reciproca accoglienza che essa comporta”.

 

Fa riferimento, partendo proprio da questo variopinto panorama della situazione della Diocesi, all’unità e alla comunione. Bisogna essere uniti perché “il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare al mondo una testimonianza credibile”. E poi, c’è il riferimento alla comunione, altra parola chiave del discorso del papa. Una comunione che a Roma - secondo papa Leone - è “favorita dal fatto che per antica tradizione si è soliti vivere insieme, nelle canoniche come nei collegi o in altre residenze. Il presbitero è chiamato ad essere l’uomo della comunione, perché lui per primo la vive e continuamente la alimenta”. Ma evidenzia anche gli ostacoli che possono essere presenti: “Sappiamo che questa comunione oggi è ostacolata da un clima culturale che favorisce l’isolamento o l’autoreferenzialità. Nessuno di noi è esente da queste insidie che minacciano la solidità della nostra vita spirituale e la forza del nostro ministero”. Raccomnda di vigilare su questo problema. Anche perché non si è indenni, molte volte, da una sorta di “stanchezza che sopraggiunge perché abbiamo vissuto delle fatiche particolari, perché non ci siamo sentiti compresi e ascoltati, o per altri motivi”. E a queste problematiche, papa Leone risponde con queste parole: “Io vorrei aiutarvi, camminare con voi, perché ciascuno riacquisti serenità nel proprio ministero; ma proprio per questo vi chiedo uno slancio nella fraternità presbiterale, che affonda le sue radici in una solida vita spirituale, nell’incontro con il Signore e nell’ascolto della sua Parola”. E’ la Parola ad essere “linfa”: solo se ci si nutre da essa, allora “riusciamo a vivere relazioni di amicizia, gareggiando nello stimarci a vicenda”.

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Papa Leone XIV, per questi motivi, auspica di “camminare insieme” perché  ciò “è sempre garanzia di fedeltà al Vangelo; insieme e in armonia, cercando di arricchire la Chiesa con il proprio carisma ma avendo a cuore l’essere l’unico corpo di cui Cristo è il Capo”. Ma, papa Leone XIV fa anche riferimento alla esemplarità che vuol dire “trasparenza della vita”: “Ve lo chiedo con il cuore di padre e di pastore: impegniamoci tutti ad essere sacerdoti credibili ed esemplari! Siamo consapevoli dei limiti della nostra natura e il Signore ci conosce in profondità; ma abbiamo ricevuto una grazia straordinaria, ci è stato affidato un tesoro prezioso di cui siamo ministri, servitori”.

 

Esorta tutti i sacerdoti a lasciarsi attrarre ancora “dalla chiamata del Maestro, per sentire e vivere l’amore della prima ora, quello che vi ha spinto a fare scelte forti e rinunce coraggiose. Se insieme proveremo ad essere esemplari dentro una vita umile, allora potremo esprimere la forza rinnovatrice del Vangelo per ogni uomo e per ogni donna”. E poi enuncia alcune sfide: “Siamo preoccupati e addolorati per tutto quello che succede ogni giorno nel mondo: ci feriscono le violenze che generano morte, ci interpellano le disuguaglianze, le povertà, tante forme di emarginazione sociale, la sofferenza diffusa che assume i tratti di un disagio che ormai non risparmia più nessuno. E queste realtà non accadono solo altrove, lontano da noi, ma interessano anche la nostra città di Roma, segnata da molteplici forme di povertà e da gravi emergenze come quella abitativa”. Ricorda a tutti che “il Signore ha voluto proprio noi in questo tempo pieno di sfide che, a volte, ci appaiono più grandi delle nostre forze. Queste sfide siamo chiamati ad abbracciarle, a interpretarle evangelicamente, a viverle come occasioni di testimonianza. Non scappiamo di fronte ad esse!”, così continua il pontefice. Fa, allora riferimento ad alcuni “santi sacerdoti” come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, “profeti di pace e di giustizia” e, poi, anche a don Luigi Di Liegro “che, di fronte a tante povertà, ha dato la vita per cercare vie di giustizia e di promozione umana”. Infine, esorta ad “attingere alla forza di questi esempi per continuare a gettare semi di santità nella nostra città”.

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