Milano , venerdì, 13. giugno, 2025 16:00 (ACI Stampa).
Le opere dei pittori fiamminghi che il Cardinale Federico Borromeo - fondatore della Biblioteca Ambrosiana nel 1607 e della Pinacoteca Ambrosiana nel 1618- aveva collezionato, oggi sono in una nuova sala allestita in occasione dei 400 anni dalla morte del pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio (1568 –1625). La Pinacoteca Ambrosiana con il sostegno di Intesa Sanpaolo, ha riallestito la sala che custodisce 32 capolavori tra oli su rame e vetro, tele e smalti su avorio.
Federico Borromeo fin dagli anni giovanili in cui viveva a Roma, collezionò le opere di due autori che conosceva personalmente e ai quali resterà particolarmente legato: Jan Brueghel e Paul Bril. Divenuto Arcivescovo di Milano, portò con sé Jan Brueghel, col quale poi mantenne un continuo rapporto di committenza anche quando il pittore tornò ad Anversa, come testimonia il carteggio conservato in Ambrosiana. La straordinaria collezione annovera alcuni capolavori come il Vaso di Fiori con gioiello, monete e conchiglie (1606 Jan Brueghel), l'Allegoria del fuoco e l'Allegoria dell’Acqua (1608-1621 Jan Brueghel ), la Veduta marina (1611 Paul Bril), e persino l'acquasantiera (1606-1607 Jan Brueghel, Girolamo Marchesini) usata da Federico Borromeo.
L'arte dei due pittori era particolarmente congeniale al cardinale Federico, che scrisse: “Dio si rivela non solo nella storia sacra, ma anche nel grande e mirabile libro della natura e della creazione”. Questi dipinti, non sono, quindi, semplicemente quadri di genere, ma intendono essere anche opere teologiche, poiché attraverso la contemplazione della natura tendono a manifestare la gloria del Creatore.
Il riallestimento della sala, progetto dell’architetto Alessandro Colombo in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, nasce dall’idea di valorizzare il nucleo di pittura fiamminga appartenente alla donazione del cardinale Borromeo del 1618.
La necessità di riconfigurare la distribuzione dei capolavori presenti nella sala dei Fiamminghi posta al primo piano della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, ha portato ad una soluzione basata sull'impiego di "piani espositivi a parete" che permettono di circoscrivere gli insiemi delle opere secondo i nuovi criteri curatoriali.