Città del Vaticano , lunedì, 16. giugno, 2025 14:00 (ACI Stampa).
"Da dove un giovane traeva la forza di resistere alla corruzione, radicata nella mentalità corrente e capace di ogni violenza? La scelta di mantenere le mani pulite – era funzionario alla dogana – maturò in una coscienza formata dalla preghiera, dall’ascolto della Parola di Dio, dalla comunione con i fratelli". Lo ha detto stamane Papa Leone XIV parlando del Beato Floribert Bwana Chui, nel corso dell'udienza ai pellegrini congolesi, convenuti per la sua beatificazione avvenuta ieri a Roma.
"Il Beato Floribert - ha aggiunto Papa Leone - viveva una familiarità impegnata con i ragazzi di strada, spinti a Goma dalla guerra, disprezzati e orfani. Li amava con la carità di Cristo: si interessava a loro e si preoccupava della loro formazione umana e cristiana. La forza di Floribert è cresciuta nella fedeltà alla preghiera e ai poveri".
"E' stato - ha detto ancora il Pontefice - un uomo di pace. In una regione tanto sofferente come il Kivu, lacerata dalla violenza, portava avanti la sua battaglia per la pace con mitezza, servendo i poveri, praticando l’amicizia e l’incontro in una società lacerata. Questo giovane, per nulla rassegnato al male, aveva un sogno, che si nutriva delle parole del Vangelo e della vicinanza al Signore. Nessuna terra è abbandonata da Dio! Egli invitava i suoi amici a non rassegnarsi e a non vivere per sé. Malgrado tutto, esprimeva fiducia riguardo al futuro".
"Questo martire africano, in un continente ricco di giovani, mostra come essi possano essere un fermento di pace disarmata e disarmante. Questo laico congolese - ha concluso - mette in luce il valore prezioso della testimonianza dei laici e dei giovani. Possa allora, per l’intercessione della Vergine Maria e del Beato Floribert, realizzarsi presto la sospirata pace in Kivu, in Congo e in tutta l’Africa".