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Gesù realmente presente nell’Eucaristia. Solennità del Corpus Domini

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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La Chiesa celebra oggi una delle feste più amate dal popolo cristiano: la solennità del Corpo e Sangue del Signore Gesù, realmente presente nell’Eucaristia, vivo in mezzo a noi nel segno umile del pane. È la festa di un Dio che non si è accontentato di salvarci da lontano, ma ha scelto di restare con noi per sempre, nella forma più quotidiana e disarmante: un pezzo di pane, spezzato per amore.

Nella prima lettura incontriamo Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo, che offre pane e vino e benedice Abramo. Un gesto all’apparenza semplice, ma denso di significato. I Padri della Chiesa – da Origene a Sant’Ambrogio – vi hanno scorto un’anticipazione profetica dell’offerta suprema di Cristo, vero Re di pace e Sommo Sacerdote della nuova alleanza, che nell’Ultima Cena donerà se stesso al Padre sotto i segni sacramentali del pane e del vino.

Questa offerta si rinnova in ogni Santa Messa. San Paolo ce lo ricorda nella seconda lettura, riportando le parole stesse di Gesù nell’istituzione dell’Eucarestia:«Questo è il mio corpo, che è per voi… Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue… Fate questo in memoria di me». Gesù non dice: “Questo rappresenta il mio corpo”, ma afferma con forza: “Questo è”. Il pane spezzato, il vino versato non sono solo simboli, ma la sua presenza reale, misteriosa ma vera. E poi pronuncia due parole che illuminano tutto e che dovremmo ascoltarle ogni volta con stupore: “per voi”. Per voi: per i vostri cammini stanchi, per le vostre solitudini, per i vostri peccati, per la vostra fame d’amore, di pace, di senso. Sant’Agostino lo dice con la forza dei cuori innamorati: «Cristo si è fatto cibo perché tu non abbia più fame, si è fatto bevanda perché tu non abbia più sete. Ricevi ciò che sei, diventa ciò che ricevi: Corpo di Cristo» (Sermo 272). Il cielo torna a toccare la terra, perché il cuore dell’uomo ritrovi luce, forza, perdono e speranza.        

Ma la festa del Corpus Domini non si esaurisce dentro le mura della chiesa. Dopo aver celebrato il mistero dell’Eucaristia, portiamo Cristo fuori, tra la gente, nelle strade delle nostre città e dei nostri paesi. Il Signore si mette in cammino con il suo popolo, attraversa le piazze, passa davanti alle nostre case, entra simbolicamente nei luoghi concreti della nostra vita quotidiana: le scuole, i negozi, le fabbriche, i cortili, i luoghi di lavoro e di riposo perchè nessuno si senta escluso, dimenticato, perso, e la sua benedizione tocchi  ogni cuore.

La processione eucaristica, dunque, non è una sfilata né un evento folcloristico: è un gesto solenne di fede e di adorazione pubblica. In essa proclamiamo con umiltà e con gioia che il Signore Gesù, il Salvatore del mondo, cammina con l’umanità, come un tempo camminava con Israele nel deserto nella nube, come nutriva il suo popolo con il pane disceso dal cielo.

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E cosa ci chiede il Signore, mentre passa tra le nostre case e percorre le nostre strade? Solo questo: “Lasciami entrare. Lasciami abitare la tua vita.” Sì, siamo viandanti su questa terra, ma non camminiamo da soli. Cristo è con noi. E se Lui cammina con noi, noi siamo chiamati a seguirlo, a diventare pane spezzato per chi ha fame di amore, vino versato per chi cerca conforto, presenza viva del suo amore nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nei volti segnati dalla solitudine, nella sofferenza  di tanti.

Solo così il Corpus Domini sarà una festa, grande, piena e vera. Una festa che non si limita a un giorno, ma trasforma in bene la vita. Dice san Tommaso d’Aquino: “Nulla infatti c’è di più efficace per avanzare in ogni virtù che la comunione frequente del Corpo di Cristo.

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