Advertisement

Il buon samaritano non è un filantropo. XV Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Il buon samaritano |  | pd Il buon samaritano | | pd

La parabola del “buon samaritano” ci racconta una storia vera: la storia dell’umanità. C’è una frase che ci  aiuta a comprendere questa affermazione è: “Gli si fece vicino”, ossia prossimo. Chi si è fatto prossimo all’umanità? E’ Dio stesso che in Gesù Cristo è venuto tra noi e per il sacramento dell’Eucarestia vive in noi. Dio, dunque, non dobbiamo cercarlo lontano, incielo o chissà con quali ragionamenti. Egli è vicino, pronto a farsi trovare da chi lo cerca con cuore sincero. Afferma san’Agostino nella sua opera “Le confessioni”: Ti cercavo fuori di me e Tu eri in me, più intimo a me di me stesso. E aggiunge: non siamo noi a cercare il Signore, ma è Lui che ci viene incontro, ci chiama, ci inquieta con il desiderio della verità e dell’amore. Queste poche riflessioni ci portano a riconoscere che amare il prossimo, farsi a lui vicino è una conseguenza del fatto che Dio ha amato noi e si è fatto uno di noi.

Gesù con questa parabola, ci pone due domande decisive: chi è il mio prossimo? E come posso farmi prossimo? Al suo tempo, il “prossimo” era considerato che apparteneva alla propria cerchia: famiglia, popolo, religione. Ma Gesù allarga questo orizzonte, fino a comprendere ogni essere umano. Prossimo è ogni persona – anche lo straniero, anche lo sconosciuto - che incontriamo sul nostro cammino.

E poi: come farsi prossimo? Dal modo con cui si è comportato il Samaritano emerge che bisogna farsi prossimo a fatti non a parole. Per amare come esige Gesù, bisogna essere disposti a spendere del proprio, anzi a spendersi. Così hanno fatto tanti santi e tante sante nel corso della storia: hanno fondato istituti per riscattare gli schiavi,  accogliere gli orfani, curare i malati, educare i giovani….Con la loro vita e le loro opere hanno incarnato questa questa parabola.

“Va’ e anche tu fa lo stesso”, ci dice Gesù. Non è un invito generico, ma una chiamata a vivere questa parabola ogni giorno, nel concreto delle nostre relazioni, delle nostre scelte. E forse dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che, a volte, anche noi siamo stati come il levita e il sacerdote: passanti frettolosi, forse timorosi di “sporcarci le mani”. Ma Gesù, al contrario, non ha avuto paura. Come scrive Tertulliano, Egli è disceso nella cloaca del mondo, si è sporcato dei nostri peccati per toglierceli con la potenza del suo amore e del suo sacrificio. 

La parabola del buon Samaritano non insegna la filantropia: ci mostra il cuore stesso di Dio che ama incondizionatamente. L’amore del prossimo non può esistere davvero se non nasce da questo amore divino. Oggi rischiamo di parlare molto di solidarietà, ma dimentichiamo che senza Dio l’amore perde le sue radici. È solo in Lui che troviamo il senso pieno della vita, solo in Lui il nostro cuore trova riposo: “Ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Il Samaritano è l’epifania di Dio che scende per salvare. Gesù non ci chiede di amare perché Dio ami noi, ma perché Dio ha amato noi. Per questo motivo, tanto o poco ogni cristiano è chiamato ad essere  un buon Samaritano!

Advertisement

White Logo