Palermo , mercoledì, 16. luglio, 2025 15:00 (ACI Stampa).
“Oggi è il giorno della gioia e della speranza. Della gioia, perché festeggiamo la Santuzza, colei che nel 1625 ha liberato Palermo dalla peste e che continua ad assisterla e a proteggerla con la sua presenza silenziosa. Della speranza: ne abbiamo ‘disperato’ bisogno. Sì, perché è come se fossimo assediati dalla disperazione, come se la disperazione abitasse nelle nostre case, nella nostra vita. È la stessa disperazione dei Palermitani oppressi dalla peste in quei giorni del 1624”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice, nel discorso alla città, in occasione della festa patronale di Santa Rosalia.
“La notte della disperazione incombe. Non possiamo nascondercelo. E come si fa a non essere disperati in un momento così drammatico a livello mondiale? Siamo in preda alla guerra e alla follia. Perché – è stato l’affondo dell’Arcivescovo - dichiarare guerra è un atto di follia. Solo i folli possono intraprendere la via del riarmo per salvare il mondo. La guerra non può dare felicità a nessuno, è solo fonte di una sofferenza infinita. Basta guardare la desolazione di Gaza per rendersene conto. Si tratta di un aumento esponenziale del PIL del dolore, che cresce proporzionalmente a quello delle armi, dell’economia di guerra”.
L’Arcivescovo parla poi della situazione della città. “La nostra Palermo arriva alla festa della sua Santuzza avvilita. Dobbiamo ancora registrare che la politica non sembra prendersi cura delle vecchie e nuove ferite della nostra terra, ma, tra veli e maschere, tralascia i veri interessi pubblici a favore di interessi privati o di parte, di gruppi di potere. Avvilita perché la Chiesa e la società civile – e dunque noi, e dunque io – non sappiamo promuovere e sostenere quei moti di riscossa dal basso che Palermo conosce, che si porta ancora dentro come una possibilità, ma che non riescono a generare insieme, in maniera corale, la novità tanto attesa”.
“Palermo – denuncia Monsignor Lorefice - è tormentata: la violenza dilaga per strada, di giorno e di notte, colpisce le nostre attività commerciali e le nostre case, le piazze e i vicoli della città vecchia. Palermo soprattutto è prostrata da un senso diffuso di assuefazione e di rassegnazione a tutto questo degrado, che avvolge ognuno di noi, che travolge la Città”.
Rivolto ai suoi concittadini, l’Arcivescovo afferma che oggi “Rosalia ci dice: non fatevi sedurre dallo stupido perverso potere che ostentano i mafiosi e i collusi, volgete invece il vostro sguardo verso chi ha vissuto l’umano con pienezza, a chi ha fatto spazio agli altri dentro di sé e ha trovato la gioia, ha trovato un senso. Siamo di fronte a un’alternativa di vita o di morte. Rosalia ci mette davanti a questo bivio. O ritroviamo la vitalità dentro di noi – che significa gioia di essere accanto agli altri, gioia di costruire assieme, gioia di accogliere e di lasciarsi accogliere - ascoltando l’appello del nostro cuore, ovvero siamo destinati a un’esistenza cupa, infelice, sempre bisognosa di possesso, di controllo, di ossequio e riconoscimento forzato da parte di chi ci sta attorno. Rosalia ci grida: “svegliatevi! Non restate passivi spettatori di un disastro. Non arrendetevi alla disperazione. Il bene è possibile, la vita buona è possibile”.




