“Nel nostro tempo, forse più che in altre epoche, abbondano i canti delle sirene, che risultano attraenti per la loro novità, per la loro popolarità o, in altri casi, per la sicurezza apparente che trasmettono. Al di là di tali impressioni, di per sé superficiali, le università cattoliche sono chiamate a diventare itinerari della mente verso Dio”. Lo scrive Papa Leone XIV nel messaggio inviato in occasione della 28ª Assemblea Generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, che quest’anno si svolge a Guadalajara, in Messico.

L’ambiente universitario, con il suo caratteristico dialogo tra diverse visioni del mondo, non è estraneo – osserva il Papa - all’essere e all’agire della Chiesa. Per comprenderne il motivo, è utile ricordare, anche solo brevemente, il modo in cui i cristiani, già agli inizi dell’evangelizzazione, compresero chiaramente che non si poteva annunciare la Buona Novella senza chiarire fino a che punto essa fosse compatibile o meno con altri modi di vedere il mondo e con altre proposte su cosa significhi essere umani e vivere in società”.

I “popoli del mondo classico – spiega Leone XIV - non erano privi d’intelligenza e, tuttavia, il fine e l’esito di tutto il loro ragionare è riassunto dall’Apostolo con la parola morte. Perché? Cosa mancava? Mancava Cristo, Parola e Sapienza del Padre; mancava Colui per mezzo del quale e per il quale tutte le cose sono state create. Cristo non entra come estraneo nel discorso razionale, bensì come chiave di volta che dà senso e armonia a tutto il nostro pensare, a tutti i nostri desideri e progetti per migliorare la vita presente e dare scopo e trascendenza all’impegno umano”.

“San Tommaso – conclude Papa Leone - comprese bene che in Cristo-Sapienza si trova allo stesso tempo ciò che è più proprio della nostra fede e ciò che è più universale dell’intelligenza umana, e perciò la sapienza, intesa in questo modo, è il luogo naturale di incontro e dialogo con tutte le culture e tutte le forme di pensiero. Non dobbiamo allontanarci da Cristo, né relativizzare il suo posto unico e proprio, per dialogare in modo rispettoso e fecondo con le altre scuole del sapere, antiche o recenti”.