Rimini , giovedì, 28. agosto, 2025 12:30 (ACI Stampa).
Diciannove fra religiosi e religiose uccisi 30 anni fa. Dalla prima suora delle Piccole Sorelle dell’Assunzione, suor Paul-Hélène Saint-Raymond, assassinata nella biblioteca organizzata per i ragazzi nella Casba di Algeri, fino al vescovo, mons. Pierre Claverie, ucciso in un attentato insieme al suo amico musulmano Mohammed Bouchikhi. Fra il 1992 e il 2002 il terrorismo colpisce l’Algeria facendo 150.000 vittime tra cui molti imam. Fra le vittime ci sono 19 martiri cristiani che 7 anni fa sono stati proclamati beati a Orano. Alcuni di loro sono diventati famosi nel mondo grazie al film ‘Uomini di Dio’ (2010) che ha raccontato la storia del sacrificio dei monaci di Tibhirine.
Questa vicenda dei 19 costituisce il racconto di ‘Chiamati due volte. I martiri d’Algeria’, mostra che è esposta fino al 27 agosto al ‘Meeting per l’amicizia fra i popoli’ a Rimini e realizzata da ‘Oasis’, fondazione internazionale nata nel 2004 per iniziativa del cardinal Angelo Scola, con l’obiettivo di favorire la conoscenza tra cristiani e musulmani e creare spazi di dialogo sulla base della reciproca rilevanza culturale, e dalla Libreria Editrice Vaticana, che ne pubblica anche il catalogo, con il sostegno della Fondazione Cariplo. Il titolo della mostra (‘Chiamati due volte’) allude al fatto che i 19 martiri sono stati fedeli due volte: alla loro vocazione religiosa ed al popolo algerino con cui vivevano. Il percorso-itinerario della mostra comprende interviste ed testimonianze in video raccolte a Roma, Parigi, in Normandia, a Lione, a Tunisi e in Algeria. Fra gli intervistati il cardinal Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri; il postulatore della causa di beatificazione Thomas Georgeon; il regista del film ‘Uomini di Dio’, Xavier Beauvois; il domenicano p. Adrien Candiard, autore della pièce teatrale ‘Pierre e Mohamed’; Bruno De Chergé, nipote di frère Christian De Chergé, il priore del monastero di Tibhirine; Bruno Laurentin, nipote di frère Luc, medico di Tibhirine che viveva la propria professione come modalità di servire Cristo. Per finire con le sorelle di suor Bibiane Leclercq, la nipote del padre bianco Jean Chevillard, la nipote di suor Odette Prévost e altre testimonianze di parenti e amici. All’interno della mostra sono presentati anche oggetti che appartenevano ai monaci di Tibhirine, fra cui la croce pettorale del priore, il microscopio di frère Luc, il piano di irrigazione del monastero redatto da frère Paul Favre-Miville, il rosario del padre bianco Jean Chevillard, ucciso a Tizi Ozou. Ci sono anche abiti, come quello di frère Christian De Chergé e di mons. Pierre Claverie. Il percorso della Mostra si presenterà al visitatore con una grande parete esterna su cui sono raffigurati i ritratti di tutti e 19 i martiri.
I membri del Comitato Scientifico della mostra sono il cardinal Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano; il cardinal Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri; padre Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione dei martiri d’Algeria; Marie-Dominique Minassian, responsabile del progetto di ricerca ‘Gli scritti di Tibhirine’; Nadjia Kebour, docente al PISAI di Roma; mons. Diego Sarrió, vescovo di Laghouat in Algeria e già preside del PISAI di Roma; Anna Pozzi, giornalista del mensile ‘Mondo e Missione’ del PIME; p. Jean-Jacques Pérennès, già direttore della Scuola biblica di Gerusalemme, biografo di Pierre Claverie. Mentre i curatori della Mostra sono Alessandro Banfi, Michele Brignone, Martino Diez, Claudio Fontana e Chiara Pellegrino della Fondazione Oasis e Lorenzo Fazzini della Libreria Editrice Vaticana.





