Roma , venerdì, 26. settembre, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Quando, l’11 novembre del 1900, fu dedicata la chiesa di Sant’Anselmo a Roma, Leone XIII aveva voluto partecipare. Lui aveva voluto che l’antico collegio Sant’Anselmo fosse riaperto. Lui aveva voluto lo stabilimento del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Lui aveva istituito la confederazione benedettina nel 1893, con il motu proprio “Summorum Semper”. Erano, però, i tempi della “Questione Romana”, il Papa era formalmente “prigioniero in Vaticano” e dunque Leone XIII non andò. Ma il prossimo 11 novembre, per il 125esimo anniversario della dedicazione, Leone XIV potrebbe riannodare le fila della storia e fare quello che al suo predecessore non era riuscito. Ovvero, andare al Sant’Anselmo.
Dalla Confederazione Benedettina si fa sapere che tutto è pronto per la visita del Papa. Da un Leone all’altro, dunque, per una attenzione al mondo benedettino che è, alla fine, una particolare attenzione al mondo dei frati.
La storia della chiesa di Sant’Anselmo affonda le radici nella storia recente. Nel 1888, Leone XIII affida all’arcivescovo di Catania, il monaco benedettino Giuseppe Benedetto Dusmet, l’incarico di riaprire l’antico collegio Sant’Anselmo. Il primo abate primate Ildebrando De Hemptinne progetta la struttura, l’architetto Francesco Vespignani realizza l’edificio, e nel 1900 la chiesa di Sant’Anselmo è terminata.
È il segno di un’attenzione per l’ordine benedettino che Leone XIII esprime dall’inizio del pontificato. In generale, il Papa vuole sostegno dagli ordini religiosi, ma i benedettini in particolare nella sua visione, hanno importanza sul campo ecumenico, in vista di quella che ritiene essere la riunificazione della Chiesa.
Nasce così il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, la confederazione benedettina e poi la chiesa, da cui tra l’altro oggi si parte per la processione del Mercoledì delle Ceneri verso Santa Sabina.




