Leggendo il documento si fa riferimento più volte alla Sacra Scrittura e all'insegnamento della Chiesa. E allora la domanda è questa: il documento, alla fine, in estrema sintesi, sembra attestare ciò che la Chiesa già aveva in una certa maniera espresso. Giusto?
Sì, ha ragione. In effetti, il documento non dice nulla di nuovo da questo punto di vista, perché si limita semplicemente a dire che, tenuta presente la dottrina tradizionale della Chiesa (quindi tenuta presente la dottrina di sempre, vale a dire quella dottrina che si fonda sulla parola di Dio), se noi vogliamo accogliere Maria nella vita della Chiesa, la dobbiamo accogliere in modo tale che questa dottrina non venga mai alterata, o quantomeno la dobbiamo accogliere in modo tale che questa dottrina non venga mai messa in una situazione di non chiarezza. Preciso: non è solo questione di alterazione, è anche questione di non chiarezza, il non capire.
Veniamo alla questione “calda”. Anzi, alle “questioni calde”. Perché non possiamo dire che Maria è Corredentrice? Perché non possiamo dire che Maria è “Mediatrice di tutte le grazie”?
Non possiamo dire “Maria Corredentrice” perché quel “Corredentrice” sembra mettere Maria allo stesso livello di Cristo: e questo è impossibile, Maria non è una salvatrice, Maria è una salvata come noi. Nello stesso tempo, dire “Mediatrice di tutte le grazie” significa dire che ci sarebbe un obbligo da parte di Dio di passare attraverso Maria ogni volta che si deve realizzare l'opera della salvezza. Noi sappiamo che Dio realizza l'opera della salvezza per le vie che lui conosce, non ha obblighi verso nessuno, non ha obblighi verso le creature, Dio non ha obblighi. Invece, voler obbligare Dio a passare per una creatura umana, questo sembra un pochino strano. Se volessimo parlare di “obbligo” (termine che non è il più appropriato, sia chiaro, ma che spero possa rendere l’idea) di Dio nei nostri confronti, questo obbligo è l'umanità di Gesù. Dio non si allontanerà mai dall'umanità di Gesù nel rivolgersi a noi: Dio si rivolge a noi nel suo Figlio e nel suo Figlio incarnato. Questo obbligo non può essere esteso ad altre creature, ad altre realtà. Maria entra certamente in questo mistero del Figlio e del Figlio incarnato, ma come “conseguenza”, non come “causa”. Maria diventa Madre del Figlio di Dio incarnato in conseguenza della volontà del Figlio, del suo sì al Padre che lo vuole salvatore universale.
Eppure, durante la recita della preghiera mariana per eccellenza, il Santo Rosario, nelle litanie lauretane, noi diamo alcuni titoli alla Vergine Maria ben precisi. Quei titoli, allora, un senso lo hanno o no?
Facendo l'esempio del Rosario, chiaramente questi titoli “Maria Corredentrice” e “Mediatrice di tutte le grazie” non potranno mai entrare nelle litanie del Rosario. Questo documento segna una specie di spartiacque: lo spartiacque tra il passato e, potremmo dire, il futuro. Noi non dobbiamo cancellare i titoli del passato, sia ben inteso, ma la Nota chiede che per il futuro tali titoli non siano utilizzati oggi. Chiede di usare oggi altre formulazioni. Quindi, ciò vuol dire che noi non dobbiamo cancellare il passato, ma dobbiamo trovare adesso altre formulazioni, e soprattutto, siccome noi il passato non lo cancelliamo, dobbiamo fare in modo che il passato sia ben capito. E allora forse proprio per questo servono le nuove formulazioni.
Visto che il documento ha creato un po’ di fibrillazioni all’interno della Chiesa. Un po’ di divisioni, o comunque di punti di vista che si sono avvicendati e addirittura scontrati, pensa che sarebbe utile - in una certa misura - sentire “la base” (mi sia permesso il termine) della Chiesa?
“Sentire la base”, direi di no, perché per la teologia e la dottrina è un concetto equivoco: sentire la base equivale nel nostro linguaggio quotidiano a fare i sondaggi e quindi a vedere dove si posiziona la maggioranza. Questo nella Chiesa non avviene: quando la Chiesa pensa alla sua fede e alle realtà di fede, non segue un criterio di maggioranza così come le scienze sociali di oggi ce lo descrivono. Quindi dire che il papa potrebbe sentire la base è equivoco.
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Sembra invece più corretto dire che il papa vuole sentire l'esperienza mariana dei fedeli così come i fedeli la vivono. E questo il pontefice lo sente attraverso quello che i fedeli fanno. I fedeli fanno sentire la loro esperienza mariana recandosi nella parrocchia per partecipare alle celebrazioni liturgiche e ai sacramenti, vivendo la fede cristiana in maniera autentica, vivendo la fede cristiana come servizio ai poveri, vivendo la fede cristiana come esercizio delle opere di misericordia, sia corporali che intellettuali. I cristiani vivono la loro esperienza mariana recandosi in pellegrinaggio ai santuari mariani. I cristiani, poi, vivono la loro esperienza mariana quando nella preghiera a Dio, si rivolgono anche alla Vergine Maria perché sostenga quello che Dio vuole darci. E perché ci insegni a chiedere a Dio secondo il suo progetto di salvezza (“sia fatta la tua volontà”), sostenendo con il suo materno esempio di fedele discepola la nostra volontà: infatti, si parla di “collaborazione” nel documento, di “collaborazione partecipata”.
Ma questa esperienza mariana da dove parte?
Parte prima di tutto da quella che è la Scrittura, cioè parte dalla Parola di Dio. Non parte dai titoli mariani che noi utilizziamo, anche se sono quelli i primi che arrivano alla mente, al cuore, alla conoscenza. Però poi dopo dietro quei titoli mariani che cosa c'è? Dietro quei titoli mariani o ci dovrebbe essere - quando sono titoli mariani belli, pieni, corretti - la Parola di Dio. Basterebbe pansare al titolo “Madre di Dio”, Theotokos: dietro questo titolo c’è tutto il mistero dell’Incarnazione. Onestamente, in questo momento tale ritorno alla Parola di Dio come sorgente dell’esperienza mariana mi sembra più che opportuno. Mi sembra che il vero tema reale di oggi nell'esperienza mariana non sia il fatto che ella collabori all'opera della salvezza, perché è un dato scontato, pacifico: è la Parola di Dio ad attestarcelo. Quello che veramente dovrebbe risvegliare un po' la coscienza dei fedeli è il modo con cui Maria ha servito la Persona e l’opera del suo Figlio: la sua testimonianza di credente.
A quali aspetti si riferisce?