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Padre Roggio sul documento "Mater populi fidelis": Bisogna partire dalla Parola di Dio per "definire" Maria

AciStampa propone un approfondimento sul recente documento del Dicastero della Dottrina della Fede. L'intervista a padre Gian Matteo Roggio della Pontificia Accademia Mariana

Madonna, Vergine Immacolata, nella Cappella del Coro nella Basilica di San Pietro | Madonna, Vergine Immacolata, nella Cappella del Coro nella Basilica di San Pietro | Credit Daniel Ibañez/ EWTN ACIGroup Madonna, Vergine Immacolata, nella Cappella del Coro nella Basilica di San Pietro | Madonna, Vergine Immacolata, nella Cappella del Coro nella Basilica di San Pietro | Credit Daniel Ibañez/ EWTN ACIGroup

Per poter comprendere meglio e per poter approfondire il recente documento del Dicastero della Dottrina della Fede,  "Mater populi fidelis", AciStampa prone ai suoi lettori un'intervista a  padre Gian Matteo Roggio, Missionario di Nostra Signora de La Salette, direttore del dipartimento della Pontificia Accademia Mariana Internazionale che ha nome “Liberare Maria dalle mafie”. Roggio, inoltre, è docente di telogia presso l'Università cattolica del Sacro Cuore, mariologo, e autore di diversi volumi telogici sulla figura della Vergine Maria. 

 

Padre Roggio, può spiegarci in poche parole ciò che questo documento dice al popolo di Dio? 

Prima di tutto, questo documento vuole attestare, come dice il Cardinale Prefetto nella presentazione del Documento, una certa preoccupazione degli ultimi papi. Preoccupazione per che cosa? Preoccupazione per una esperienza mariana - e nella parola esperienza mariana noi mettiamo sia la teologia che tutta la questione del culto, quindi la venerazione alla Vergine Maria - affinché sia ​​esente da alcuni rischi, esente da alcuni eccessi. Il Documento nasce da questa preoccupazione dei papi e vuole quindi indicare quella che attualmente sembra essere la direzione presa, diciamo, in maniera indiretta dai papi stessi, attraverso il Dicastero per la fede, in modo tale che l'esperienza mariana, teologia e devozione mariana, possono andare su un binario corretto che non abbia estremismi .

 

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Leggendo il documento si fa riferimento più volte alla Sacra Scrittura e all'insegnamento della Chiesa. E allora la domanda è questa: il documento, alla fine, in estrema sintesi, sembra attestare ciò che la Chiesa già aveva in una certa maniera espresso. Giusto?

Sì, ha ragione. In effetti, il documento non dice nulla di nuovo da questo punto di vista, perché si limita semplicemente a dire che, tenuta presente la dottrina tradizionale della Chiesa (quindi tenuta presente la dottrina di sempre, vale a dire quella dottrina che si fonda sulla parola di Dio), se noi vogliamo accogliere Maria nella vita della Chiesa, la dobbiamo accogliere in modo tale che questa dottrina non venga mai alterata, o quantomeno la dobbiamo accogliere in modo tale che questa dottrina non venga mai messa in una situazione di non chiarezza. Preciso: non è solo questione di alterazione, è anche questione di non chiarezza, il non capire. 

 

Veniamo alla questione “calda”. Anzi, alle “questioni calde”. Perché non possiamo dire che Maria è Corredentrice? Perché non possiamo dire che Maria è “Mediatrice di tutte le grazie”? 

Non possiamo dire “Maria Corredentrice” perché quel “Corredentrice” sembra mettere Maria allo stesso livello di Cristo: e questo è impossibile, Maria non è una salvatrice, Maria è una salvata come noi. Nello stesso tempo, dire “Mediatrice di tutte le grazie” significa dire che ci sarebbe un obbligo da parte di Dio di passare attraverso Maria ogni volta che si deve realizzare l'opera della salvezza. Noi sappiamo che Dio realizza l'opera della salvezza per le vie che lui conosce, non ha obblighi verso nessuno, non ha obblighi verso le creature, Dio non ha obblighi. Invece, voler obbligare Dio a passare per una creatura umana, questo sembra un pochino strano. Se volessimo parlare di “obbligo” (termine che non è il più appropriato, sia chiaro, ma che spero possa rendere l’idea) di Dio nei nostri confronti, questo obbligo è l'umanità di Gesù. Dio non si allontanerà mai dall'umanità di Gesù nel rivolgersi a noi: Dio si rivolge a noi nel suo Figlio e nel suo Figlio incarnato. Questo obbligo non può essere esteso ad altre creature, ad altre realtà. Maria entra certamente in questo mistero del Figlio e del Figlio incarnato, ma come “conseguenza”, non come “causa”. Maria diventa Madre del Figlio di Dio incarnato in conseguenza della volontà del Figlio, del suo sì al Padre che lo vuole salvatore universale.

 

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Eppure, durante la recita della preghiera mariana per eccellenza, il Santo Rosario, nelle litanie lauretane, noi diamo alcuni titoli alla Vergine Maria ben precisi. Quei titoli, allora, un senso lo hanno o no?

Facendo l'esempio del Rosario, chiaramente questi titoli “Maria Corredentrice” e “Mediatrice di tutte le grazie” non potranno mai entrare nelle litanie del Rosario. Questo documento segna una specie di spartiacque: lo spartiacque tra il passato e, potremmo dire, il futuro. Noi non dobbiamo cancellare i titoli del passato, sia ben inteso, ma la Nota chiede che per il futuro tali titoli non siano utilizzati oggi. Chiede di usare oggi altre formulazioni. Quindi, ciò vuol dire che noi non dobbiamo cancellare il passato, ma dobbiamo trovare adesso altre formulazioni, e soprattutto, siccome noi il passato non lo cancelliamo, dobbiamo fare in modo che il passato sia ben capito. E allora forse proprio per questo servono le nuove formulazioni.

 

Visto che il documento ha creato un po’ di fibrillazioni all’interno della Chiesa. Un po’ di divisioni, o comunque di punti di vista che si sono avvicendati e addirittura scontrati, pensa che sarebbe utile - in una certa misura - sentire “la base” (mi sia permesso il termine) della Chiesa? 

 

“Sentire la base”, direi di no, perché per la teologia e la dottrina è un concetto equivoco: sentire la base equivale nel nostro linguaggio quotidiano a fare i sondaggi e quindi a vedere dove si posiziona la maggioranza. Questo nella Chiesa non avviene: quando la Chiesa pensa alla sua fede e alle realtà di fede, non segue un criterio di maggioranza così come le scienze sociali di oggi ce lo descrivono. Quindi dire che il papa potrebbe sentire la base è equivoco. 

Sembra invece più corretto dire che il papa vuole sentire l'esperienza mariana dei fedeli così come i fedeli la vivono. E questo il pontefice lo sente attraverso quello che i fedeli fanno. I fedeli fanno sentire la loro esperienza mariana recandosi nella parrocchia per partecipare alle celebrazioni liturgiche e ai sacramenti, vivendo la fede cristiana in maniera autentica, vivendo la fede cristiana come servizio ai poveri, vivendo la fede cristiana come esercizio delle opere di misericordia, sia corporali che intellettuali. I cristiani vivono la loro esperienza mariana recandosi in pellegrinaggio ai santuari mariani. I cristiani, poi, vivono la loro esperienza mariana quando nella preghiera a Dio, si rivolgono anche alla Vergine Maria perché sostenga quello che Dio vuole darci. E perché ci insegni a chiedere a Dio secondo il suo progetto di salvezza (“sia fatta la tua volontà”), sostenendo con il suo materno esempio di fedele discepola la nostra volontà: infatti, si parla di “collaborazione” nel documento, di “collaborazione partecipata”.   

 

Ma questa esperienza mariana da dove parte? 

Parte prima di tutto da quella che è la Scrittura, cioè parte dalla Parola di Dio. Non parte dai titoli mariani che noi utilizziamo, anche se sono quelli i primi che arrivano alla mente, al cuore, alla conoscenza. Però poi dopo dietro quei titoli mariani che cosa c'è? Dietro quei titoli mariani o ci dovrebbe essere - quando sono titoli mariani belli, pieni, corretti -  la Parola di Dio. Basterebbe pansare al titolo “Madre di Dio”, Theotokos: dietro questo titolo c’è tutto il mistero dell’Incarnazione. Onestamente, in questo momento tale ritorno alla Parola di Dio come sorgente dell’esperienza mariana mi sembra più che opportuno. Mi sembra che il vero tema reale di oggi nell'esperienza mariana non sia il fatto che ella collabori all'opera della salvezza, perché è un dato scontato, pacifico: è la Parola di Dio ad attestarcelo. Quello che veramente dovrebbe risvegliare un po' la coscienza dei fedeli è il modo con cui Maria ha servito la Persona e l’opera del suo Figlio: la sua testimonianza di credente.

 

A quali aspetti si riferisce?

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Chi, per esempio, oggi parla più della verginità di Maria? Quanti sono quelli che veramente ritengono che Maria abbia concepito verginalmente? Quanti sono i credenti che realmente pensano che all'origine di Gesù ci sia un concepimento verginale? Quanti credenti oggi pensano che il fatto che Maria sia rimasta vergine per tutta la vita in fondo non significa assolutamente niente? Eppure tale verginità è il segno della sua fede e della sua testimonianza relative al Figlio di Dio. L'intento del mio discorso è questo: dobbiamo tornare a una pietà mariana imbevuta della Parola di Dio! E in tale Parola ritrovare lo spessore unico, umano e teologale, di questa donna che è il modello della Chiesa e in cui la Chiesa legge la sua vocazione a servizio dell’Incarnazione che salva. Nessun cristiano esclude la cooperazione di Maria, che è un dato di fatto. Chiediamoci allora come ella ha servito e continua a servire dal Cielo il mistero del suo Figlio: vero Dio e vero uomo

 

Quindi, in una certa maniera, sarebbe anche auspicabile un documento successivo alla Nota che possa rispondere alla domanda: chi è Maria? Che magari possa parlare di questi temi che lei ha elencato? 

 

No, non ne abbiamo bisogno. Il Concilio Vaticano II con il capitolo VIII della Lumen gentium , san Paolo VI con le esortazioni apostoliche Signum magnum e Marialis cultus , san Giovanni Paolo II con l'enciclica Redemptoris Mater , Papa Benedetto e Papa Francesco con le loro omelie, le loro catechesi, i loro messaggi e discorsi, ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile. È piuttosto una questione di prendere coscienza di tutto questo, di farlo conoscere, di rendere accessibile a tutti i cristiani e non solo ad alcuni . E di unire questa coscienza/consapevolezza alla preghiera. Nel caso della verginità come caratteristica fondamentale della testimonianza che Maria rende al mistero del suo Figlio, la ricordiamo sempre nel Credo (“per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”) e nell'Ave Maria con il titolo Madre di Dio (“Santa Maria, Madre di Dio”). La testimonianza di Maria come Madre Vergine è sconvolgente, perché questa donna ci dice che è avvenuto l'impossibile. E che solo Dio ha potuto agire in questo modo. Un Dio che realizza l'impossibile non imponendo, ma chiedendo : vuoi collaborare con me a quest'opera? E lei ha detto sì. Ha detto “fiat”. Ha accolto nel grembo Gesù, il Salvatore. L'unico Salvatore! E Maria è lì per farti parlare non di lei, ma per farti parlare di lui.