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La Chiesa alla prova della guerra demografica. Il Rapporto 2025 sulla Dottrina Sociale della Chiesa

Il magistero della Chiesa si è espresso con chiarezza sul tema della “guerra demografica”? Se lo chiede l’Osservatorio Van Thuan, nel suo rapporto annuale sulla Dottrina Sociale della Chiesa

Rapporto DSC | La copertina del 17esimo rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa dell'Osservatorio Van Thuan | Osservatorio Van Thuan Rapporto DSC | La copertina del 17esimo rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa dell'Osservatorio Van Thuan | Osservatorio Van Thuan

Sui temi della vita e della famiglia la Chiesa sembra aver perso la sua spinta profetica, la sua volontà di ingaggiare una battaglia con il mondo. Lo denuncia l’Osservatorio Van Thuan per la Dottrina Sociale nella Chiesa, nel suo rapporto annuale che quest’anno ha un tema specifico e quasi inquietante: “La guerra demografica. Ci vogliono estinti?

L’approccio dell’Osservatorio Van Thuan è scientifico, come di consueto, e i saggi del rapporto accompagnano in un percorso tutto da scoprire, che mostra non solo come le lobby anti-nataliste siano entrate prepotentemente sulla scena, ma anche come la Chiesa ne sia uscita, in qualche modo, un po’ affascinata, un po’ portata ad un dibattito che sembra non voler andare in contrapposizione.

Dalla storia del diritto all’aborto – con l’Unione Sovietica come prima nazione a legalizzarlo – a quella dell’eugenetica, termine di uso comune prima della Seconda Guerra Mondiale e bandito solo per via degli orrori del nazismo, ma ritornato prepotentemente in altre forme, fino alle derive dell’eutanasia.

Il saggio introduttivo di Riccardo Cascioli e Stefano Fontana è una sintesi piuttosto completa di quanto contiene il saggio. Cascioli denuncia che prima la Chiesa era pronta a denunciare tutte le violazioni del diritto alla vita, ma poi, negli ultimi anni, “si è verificato un raffreddamento della volontà di lotta della Chiesa su questi fronti”, al punto che “l’insistenza sulla negatività della contraccezione è molto diminuita di tono e si sta diffondendo la tesi della riformabilità della condanna di Paolo VI nella Humanae Vitae, revisione del resto già avvenuta di fatto”.

Cascioli e Fontana notano anche che, sebbene l’aborto venga ancora condannato con forza, “l’attenzione al tristissimo fenomeno ha perso di concentrazione e tutta la questione è stata collocata sullo sfondo”, mentre si fanno largo altri interessi come “la povertà e la cura dell’ambiente”, mentre mancano le denunce forti sulle questioni della vita risuonate dai tempi di Giovanni Paolo II.

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Ma Cascioli e Fontana sottolineano anche i “gravi cedimenti” nei confronti dell’omosessualismo e del transessualismo, in cui “un problematico pastoralismo ha messo la sordina all’annuncio della dottrina e in molti casi si è anche assistito ad una revisione della medesima”, mentre la voce della Chiesa “si è frammentata, indebolita e confusa” quando si parla di eutanasia e suicidio assistito.

Il tema del rapporto è, prima di tutto, politico. In fondo, le politiche della popolazione si connettono con le politiche di natalità, superando la visione della procreazione come fatto individuale, ma inserendola in una cornice più ampia che riguarda il bene comune.

Il rapporto mette in luce come i fenomeni della popolazione non hanno carattere spontaneo, ma una “pianificazione politica di ordine al potere”, con vari soggetti, anche non politici (come ONG varie), che fanno politica.

Scrivono Cascioli e Fontana: “Se il Belgio legifera per permettere l’eutanasia dei neonati, se il parlamento britannico estende il diritto all’aborto fino all’ultimo mese di gravidanza, se in tutte le scuole francesi si intende imporre il progetto “EVARS” (Éduquer à la Vie Affective et Relationnelle et à la Sexualité), che intende educare fin dall’infanzia alla normalità di ogni tipo di relazione sessuale in tutte le forme possibili… significa che la cultura della morte ha fatto passi da gigante, mentre quella della vita è in grave recessione”.

Il rapporto teorizza anche che, dal rapporto Kissinger del 1974, “lo scopo della pianificazione globalista della natalità e delle migrazioni è stato di impedire lo sviluppo di alcuni Paesi e garantire gli equilibri esistenti in quanto vantaggiosi per i detentori del potere mondiale”, mentre “sulla politica della popolazione hanno fatto blocco tra loro l’economia, la medicina e la cultura intesa soprattutto come organizzazione della mentalità diffusa e degli stili di vita. C’è stata a lungo una saldatura tra interessi economici e ideologia politica liberal progressista, gestita e pianificata politicamente”.

E il dato principale è che “tutte le grandi ideologie perverse della modernità hanno fatto la guerra alla natalità. Gli insegnamenti della Chiesa si incentravano sulla natalità come fine primario della sessualità umana, sul matrimonio come ‘luogo’ naturale del suo esercizio, sulla naturalità non artificiale della procreazione e sui figli come ‘Dono di Dio’ e non delle tecnologie umane, della illiceità delle pianificazioni demografiche condotte dal potere politico”.

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Cosa fare allora? L’opinione dell’Osservatorio Van Thuan, che va al di là del mainstream, è quella che la Chiesa e il suo magistero debbano riprendere la loro opera educativa, e spiegare con chiarezza dottrinale una “serie di tematiche collegate tra loro”, dalla dalla morale sessuale al matrimonio, dalla presenza di principi non negoziabili al ruolo sussidiario della comunità politica nei confronti della famiglia e della vita, dalla necessità di governare i processi migratori a quella di preservare gli ultimi residui di civiltà cristiana”.

In fondo, “nella Chiesa di oggi si constata una notevole difficoltà a tenere conto dell’intero quadro sistemico della problematica, ad essere soggetto educativo su questi temi, a svolgere un chiaro ruolo sociale e politico di orientamento e di speranza”.

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