Istanbul , sabato, 29. novembre, 2025 14:03 (ACI Stampa).
Un incontro che farà storia: sia per i protagonisti, sia per il luogo scelto. E' la Chiesa Patriarcale di San Giorgio a Istanbul, dove ha luogo la Doxologia, una preghiera breve ma assai intensa. Piove, oggi, a Istanbul. Il termine doxologia deriva dal greco doxa (gloria, lode) e logos (parola, discorso): letteralmente, “parola di gloria”. Nella liturgia cristiana, indica una formula breve con cui si rende gloria a Dio, riconoscendone la maestà e l'azione salvifica nella storia. Atto di adorazione, solenne e richiama la grandezza di Dio. Preghiera e lode, assieme per papa Leone XIV e il Patriarca Bartolomeo I, che insieme (parola cardine di questo viaggio) procedono verso l'ingresso della Cattedrale e prima di entrare accendono una candela: la luce, segno della Luce di Dio.
Il luogo, simbolico, e magnifico nel suo splendore: la Chiesa Patriarcale di San Giorgio sorge proprio accanto al Patriarcato. L'edificio sacro, risalente al 1720, è sprovvisto di cupola, secondo la regola stabilita dagli Ottomani dopo la conquista della Città, essendo la cupola ritenuta appannaggio esclusivo delle moschee e degli edifici legati alla tradizione islamica. Oro, e lampadari luccicanti: tutto s'intreccia nella chiesa patriarcale, arte e fede, così come il pregevole Trono del Patriarca Ecumenico, intarsiato di avorio e riconducibile alla tarda epoca bizantina. Il valore simbolico: la Chiesa Patriarcale custodisce le reliquie di alcune delle più venerate sante dell'Antica Costantinopoli, come Eufemia di Calcedonia. Nella Chiesa Patriarcale trovano posto anche, dalla festa di Sant'Andrea (30 novembre) del 2004, parte delle reliquie dei Santi Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo, consegnate il 27 novembre 2004 al Patriarca Bartolomeo I.
Il luogo già di per sé riesce a far nascere riflessioni e meditazioni sul tema del dialogo ecumenico. E proprio in questo luoco, ecco che papa Leone XIV prende la parola per un saluto, breve, come la stessa preghiera, ma intenso, dal grande valore storico.
Bartolomeo I, allora, rivolge a papa Leone XIV delle parole di saluto: “Con profonda gioia e giubilo in questo giorno, nello stesso spirito d'amore fraterno con cui sono stati accolti i suoi illustri predecessori, i papi di venerata memoria Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che hanno fortemente contribuito, ognuno a suo modo, con il proprio carisma, al riavvicinamento delle nostre chiese sorelle, attraverso il dialogo d'amore e di verità”. Nelle sue parole Bartolomeo I sototlinea l’ “esortazione dell'Apostolo Pietro": "mettere ogni impegno per raggiungere alla nostra fede la virtù. Alla virtù, la conoscenza. Alla conoscenza, l'ottemperanza. All'ottemperanza, la pazienza. Alla pazienza, la pietà. Alla pietà, l'amore fraterno. All'amore fraterno, la carità”. Parole di unione in cui la parola che risuona più volte è "fratellanza" e "fratello": il desiderio, vero, di poter essere uniti. Chiese "sorelle" le chiama Bartolomeo I.
E a queste parole di frattelanza, risponde papa Leone XIV con un saluto carico di altrettanto affetto fraterno: “Amato fratello in Cristo - così comincia il pontefice, con quell' “amato fratello” denso di significato - mi permetta di iniziare esprimendo la mia più profonda gratitudine per la calorosa accoglienza e le gentili parole di saluto”. E così passa a ringraziare, poi, i Membri del Santo Sinodo, assieme al clero e ai fedeli.





