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Papa Leone XIV: Siamo incoraggiati a ricercare il ripristino della piena comunione tra tutti i Cristiani

Le parole di papa Leone XIV durante il rito della doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul

La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | Credit Vatican Media
La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | Credit Vatican Media
La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | Credit Vatican Media
La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | La doxologia nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul | Credit Vatican Media
Il patriarca Bartolomeo I | Il patriarca Bartolomeo I | Credit Vatican Media
Il patriarca Bartolomeo I | Il patriarca Bartolomeo I | Credit Vatican Media

Un incontro che farà storia: sia per i protagonisti, sia per il luogo scelto. E' la Chiesa Patriarcale di San Giorgio a Istanbul, dove ha luogo la Doxologia, una preghiera breve ma assai intensa. Piove, oggi, a Istanbul. Il termine doxologia deriva dal greco doxa (gloria, lode) e logos (parola, discorso): letteralmente, “parola di gloria”. Nella liturgia cristiana, indica una formula breve con cui si rende gloria a Dio, riconoscendone la maestà e l'azione salvifica nella storia. Atto di adorazione, solenne e richiama la grandezza di Dio. Preghiera e lode, assieme per papa Leone XIV e il Patriarca Bartolomeo I, che insieme (parola cardine di questo viaggio)   procedono verso l'ingresso della Cattedrale e prima di entrare accendono una candela: la luce, segno della Luce di Dio. 

Il luogo, simbolico, e magnifico nel suo splendore: la Chiesa Patriarcale di San Giorgio sorge proprio accanto al Patriarcato. L'edificio sacro, risalente al 1720, è sprovvisto di cupola, secondo la regola stabilita dagli Ottomani dopo la conquista della Città, essendo la cupola ritenuta appannaggio esclusivo delle moschee e degli edifici legati alla tradizione islamica. Oro, e lampadari luccicanti: tutto s'intreccia nella chiesa patriarcale, arte e fede, così come il pregevole Trono del Patriarca Ecumenico, intarsiato di avorio e riconducibile alla tarda epoca bizantina. Il valore simbolico: la Chiesa Patriarcale custodisce le reliquie di alcune delle più venerate sante dell'Antica Costantinopoli, come Eufemia di Calcedonia. Nella Chiesa Patriarcale trovano posto anche, dalla festa di Sant'Andrea (30 novembre) del 2004, parte delle reliquie dei Santi Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo, consegnate il 27 novembre 2004 al  Patriarca Bartolomeo I.

Il luogo già di per sé riesce a far nascere riflessioni e meditazioni sul tema del dialogo ecumenico. E proprio in questo luoco, ecco che papa Leone XIV prende la parola per un saluto, breve, come la stessa preghiera, ma intenso, dal grande valore storico.

Bartolomeo I, allora, rivolge a papa Leone XIV delle parole di saluto: “Con profonda gioia e giubilo in questo giorno, nello stesso spirito d'amore fraterno con cui sono stati accolti i suoi illustri predecessori,  i papi di venerata memoria Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che hanno fortemente contribuito, ognuno a suo modo, con il proprio carisma,  al riavvicinamento delle nostre chiese sorelle,  attraverso il dialogo d'amore e di verità”. Nelle sue parole Bartolomeo I sototlinea l’ “esortazione dell'Apostolo Pietro": "mettere ogni impegno per raggiungere alla nostra fede la virtù. Alla virtù, la conoscenza. Alla conoscenza, l'ottemperanza. All'ottemperanza, la pazienza. Alla pazienza, la pietà. Alla pietà, l'amore fraterno. All'amore fraterno, la carità”. Parole di unione in cui la parola che risuona più volte è "fratellanza" e "fratello": il desiderio, vero, di poter essere uniti. Chiese "sorelle" le chiama Bartolomeo I. 

E a queste parole di frattelanza, risponde papa Leone XIV con un saluto carico di altrettanto affetto fraterno: “Amato fratello in Cristo - così comincia il pontefice, con quell' “amato fratello” denso di significato - mi permetta di iniziare esprimendo la mia più profonda gratitudine per la calorosa accoglienza e le gentili parole di saluto”. E così passa a ringraziare, poi, i Membri del Santo Sinodo, assieme al clero e ai fedeli. 

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“Entrando in questa Chiesa, ho provato una grande emozione, consapevole di seguire le orme di Papa Paolo VI, Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco”: un omaggio ai pontefici predecessori che hanno visitato questa terra. E, poi, il passaggio più importante, forse: “Sono certo che questo incontro contribuirà anche a rafforzare i legami della nostra amicizia, che hanno già iniziato ad approfondirsi quando ci siamo visti, per la prima volta, all'inizio del mio Ministero come Vescovo di Roma, specialmente durante la solenne celebrazione della santa Eucaristia, alla quale Vostra Santità ha avuto la gentilezza di essere presente”.

L'attenzione sul 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, “evento così significativo” (così lo definisce il pontefice). L'invito è chiaro, forte: “Siamo incoraggiati nel nostro impegno a ricercare il ripristino della piena comunione tra tutti i Cristiani, compito che intraprendiamo con l'aiuto di Dio. Spinti da questo desiderio di unità, ci prepariamo anche a celebrare la memoria dell'Apostolo Andrea, Patrono del Patriarcato Ecumenico”. 

Ricorda, poi, la preghiera da poco ascoltata declamata dal diacono che ha rivolto a Dio la supplica “per la stabilità delle Sante Chiese e per l'unità di tutti”. E precisa: "Questa stessa invocazione risuonerà anche nella Divina Liturgia di domani. Che Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, abbia misericordia di noi ed esaudisca codesta orazione". 

L'incontro si chiude con la recita del Padre Nostro: lo recitano in latino, Pater Noster, la lingua universale della Chiesa. E un canto in greco, intonato da tutta l'assemblea: il nome di Dio viene acclamato. 

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